domenica, settembre 10, 2006

Inibizione 1

Le recenti teorie cognitiviste (vedi Lazarus 1982) mostrano l’importanza della valutazione cognitiva nel determinare l’esperienza emozionale.
La vergogna, che è un’emozione dell’autoconsapevolezza, o meglio dell’etero-autoconsapevolezza, presuppone un’interazione di tipo valutativo con l’altro (sia esso reale che interiorizzato). Anche se non necessariamente per provare vergogna c’è bisogno della presenza fisica dell’altro, per capire questa emozione bisogna approcciarla nel contesto dei rapporti interpersonali e quindi in funzione di un pubblico.
Si può dire che gli stimoli della vergogna sembrano risiedere nel giudizio negativo degli altri e in una sensibilità particolare verso di essi. Spesso comporta una paralisi del soggetto in situazioni collettive ,una sorta di angoscia o ansia sociale (legata al sentirsi inferiori e alla scarsa autostima) e che può risultare da inibitore sociale ad una età in cui essa non è più ritenuta come fase normale di uno stadio dello sviluppo del Sè (Erikson E.).

La vergogna è forse più funzionale al sistema sociale che non al singolo che la prova, in quanto comporta un adeguamento a norme e regole. Infatti la vergogna rispetto alle emozioni considerate primarie ( felicità, rabbia, paura, tristezza ecc.) che compaiono precocemente senza richiedere autoconsapevolezza per essere evocate, compare più tardivamente perché richiede l’interiorizzazione di norme e valori, chiamandola quindi emozione dell’autoconsapevolezza o self-conscious emotions (Lewis M.). Una autoconsapevolezza oggettiva non compare mai prima dei diciotto mesi.

La vergogna funziona come una sorta di campanello di allarme che si attiva quando percepiamo la nostra immagine in pericolo rispetto a certi parametri.
Gli adolescenti appaiono più sensibili degli adulti alla vergogna sia di fronte agli altri che a se stessi, e questo si può interpretare in vista di una maggiore dipendenza dal gruppo in quanto specchio della loro immagine. L’elaborazione di questa vergogna permette all’adolescente di emanciparsi ad una identità adulta e matura.

Il cristallizzarsi di forme di vergogna adolescenziali in soggetti adulti è indice di un precario sviluppo del Sé e può comportare notevoli problemi in quelle che sono le attività di realizzazione sociale.

In una ricerca pilota condotta nel 1999 e rivolta aduna fascia di soggetti di età compresa tra i quattordici e i diciannove anni, reperiti presso due Istituti scolastici statali di Roma, eterogenei per quanto riguarda la variabile “sesso” e la variabile “appartenenza socioculturale”, sono stati somministrati due test sotto forma di questionario.

Il primo elaborato da due ricercatori americani Watson D. e Friend R. (1969) rilevante due scale:

  • Inquietudine e angoscia sociale (scala S.A.D.)

  • Paura del giudizio negativo (scala F.N.E.) inquadrabile appunto come scala di misurazione della vergogna.

Un secondo test, la Scala Evolutiva Personale (SEP 70) elaborata sul modello evolutivo di Erikson da Ochse e Plug (1986) e adattata al contesto italiano da Messana C. e Scilligo P. nel 1990, rilevante lo sviluppo dell’identità personale.

Dal calcolo dei coefficienti di correlazione delle scale di questi test si sono tratte le seguenti considerazioni.
Si è rilevata un’elevata correlazione (r1: 0.80 per i maschi e r2: 0.72 per le femmine) tra livelli di paura della valutazione negativa (vergogna) e l’angoscia o ansia che si prova in situazioni sociali. A livello cognitivo, quest’angoscia che si prova in situazioni sociali, è un’indice primario di uno scadente funzionamento del pensiero, di uno stato di caos interno, paralisi fisica e soprattutto mentale. La vergogna si esplica fenomenologicamente in uno stato di allarme ansioso.

E’ stato poi rilevato come alti punteggi alla Scala Evolutiva Personale SEP 70, indicanti un inadeguato svilupo della personalità, sono altamente correlati (r3: 0.74 per i maschi e r4: 0.87 per le femmine) ad alti punteggi nella scala che misura la vergogna in situazioni sociali (FNE).

Si parte comunque dal presupposto di stare considerando soggetti adolescenti con uno sviluppo della personalità ancora instabile, dato il periodo di transizione di questa fase evolutiva.
Si è potuto inoltre constatare come effettivamente la media dei punteggi alla scala di vergogna, riportato dai soggetti maschi ( X: 13.78 ) è nettamente inferiore a quello conseguito dalle femmine ( X:17.17 ). Questo a mio avviso è conferma del fatto che persiste una diversa educazione ai comportamenti sociali tra i due sessi da parte degli educatori (genitori, insegnanti ecc.), dove comunque è socialmente accettata una più alta aggressività maschile e una maggiore tendenza all’imbarazzo da parte delle femmine.
Sia nei maschi che nelle femmine infine si è rilevato una tendenza all’aumento dei punteggi nella scala di vergogna all’aumentare del livello socio - culturale di appartenenza dei soggetti testati. Anche se spesso gli attacchi all’autostima possono essere più frequenti (in termini di umiliazioni sociali) a livelli socio-culturali più bassi, questo risultato può essere interpretato in funzione del fatto che le aspettative sociali nei confronti di ragazzi di livello più elevato siano maggiori, quindi aumenti anche la percezione di una maggiore valutazione critica dall’esterno

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