sabato, settembre 30, 2006

Maria ha perso

Maria ha perso. Evidentemente la volontà di una bimba di voler rimanere con i suoi genitori non conta un cazzo rispetto alla volontà di un paese di merda di rivalersi su un altro paese di merda.
Che mondo del cazzo, speriamo che qualcuno migliore di me lo migliori o che uno peggiore di me lo distrugga ..
Meno male che Gesù non è nato in Italia, altrimenti lo toglievano a Giuseppe perché non era il padre naturale e alla madre per "dubbia fecondazione" o roba simile, estradandolo con un missile per evitare le ire divine ...
Complimenti al console Biellorusso, comunque. Che tuo figlio/a non ti venga mai portata via per essere messa in un'orfanotrofio, quando scoprirari che tua moglie l'ha fatto con un'altro.

Ragno invisibile

Prima di partire notai sul portone del palazzo, posizionato verso l'alto, una ragnatela di medie dimensioni con al centro un piccolo ragno.
Pensando a quando il giardiniere sarebbe tornato in servizio, diedi un "buona fortuna" al ragno. Poi salì in macchina e me ne andai in vacanza.
Al mio ritorno, circa un mese dopo, trovai il ragno ancora là, ma cresciuto notevolmente in dimensioni. Ora era un signor ragno, non di quelli casalinghi con le zampe lunghe, ma uno di quelli da spavento, con il ventre gonfio, marroncino e lievemente maculato, e le zampe dure e pelose.
Certo, sto sempre parlando di un ragnetto, non di una tarantola. E' grande come due falangi del mio mignolo comunque.
Ad ogni modo la cosa strana era che il giardiniere non l'avesse tolto di mezzo, visto che era in bella vista sul portone del palazzo, dove ogni giorno passano decine e decine di persone, in entrata ed in uscita. Oltretutto dal lato interno dell'edificio.
Con il tempo, ogni giorno, continuavo a vederlo là, tranquillo come solo un insetto sa essere, e con la ragnatela piena zeppa di prede catturate.
Effettivamente l'androne del palazzo è in marmo, quindi abbastanza freddo ed umido da consentire una buona cacciagione ogni giorno. Deve essere per questo che il ragno era diventato tanto grosso.
Passano i mesi e dopo un pò mi rendo conto del perché del ragno nessuno si curasse: nessuno lo vedeva.
Straordinariamente, nonostante si trovasse davanti agli occhi di decine di persone ogni giorno, quel ragno rimaneva invisivile ai più. Infatti, quando si esce dal palazzo e si apre il portone, lo si fa come un gesto di routine, senza spenderci nessun pensiero. Lo si fa come una seccatura da fare il più presto possibile prima di uscire.
Il tasto per aprire il portone è posizionato in basso a sinistra, all'altezza dell'anca, ed è lì che si guarda quando si giunge davanti al ragno. E quando si apre il portone, la maniglia è in basso a destra, sempre all'altezza dell'anca, e si guarda là per aprire. Quando rialziamo la testa, il portone è aperto ed il ragno è alle nostre spalle, dietro al vetro, quindi non lo vediamo.
Incredibile. Presi spunto per farne una specie di esperimento sociologico: Quanto può rimanere un ragno in faccia alla gente senza che nessuno se ne accorga ?
Bene, dopo circa quindici giorni, quando tornai davanti alla porta, il ragno non c'era più. Ho pensato che purtroppo l'avessero eliminato, alla fine, ma la sua ragnatela era ancora là, intatta.
Dopo cinque giorni, infatti, il ragno è tornato, e tuttora è ancora là, bello panciuto.
Non so dove fosse andato, forse quando piove si spaventa, oppure ha una conserva di cibo da qualche altra parte, ad ogni modo il ragno invisibile è ancora al suo posto, ed Edo gli ha anche fatto una foto ^_^ , poi se me la dà la posto ..
Non so perché io l'abbia visto subito, forse è stato un caso o forse perché non ho un cazzo da fare .. non saprei .. certo è un fatto che trovo curioso. Tutti lottiamo per sembrare diversi e distinguerci dalla massa, ma poi su cose così futili siamo uguali e non ce ne accorgiamo. Se gli inquilini si rendessero conto di una tale similitudine, sicuramente verrebbero assaliti da uno strano senso di comunione che li farebbe quantomeno sorridere .. che strano ..
Mi chiedo se il ragno avesse avuto la stessa fortuna se si fosse trovato in qualche palazzo abitato da gente meno nevrotica ..

mercoledì, settembre 27, 2006

Cronache mutanti

Darkness is coming ..

lunedì, settembre 25, 2006

Eutanasia

Il diritto di disporre della propria vita è un diritto che da sempre viene acquisito alla fine della propria infanzia per concretizarsi alla fine della nostra adolescenza.
Una volta diventati adulti sembra normale prendere possesso totale della propria vita, scegliere come vivere, diventare autosufficiente.
Quando ci si trova nell'età della vecchiaia, ci si rende conto che si sta per morire (Come tutti alla fine), e, seil nostro corpo ce lo permette, continuiamo a scegliere come proseguire la nostra vita verso la sua imminente fine.
Com'è possibile che si possa prendere possesso della propria vita senza per questo prendere possesso della propria morte ? Se posso decidere della mia vita, mi pare ovvio che possa decidere come porvi fine. Ed infatti è così.
Io stesso, se adesso volessi morire, non ci metterei assolutamente nulla. Tutti coloro che sono abili a salire le scale ed aprire le porte, possono con facilità gettarsi da un palazzo e sotto un treno.
Suicidarsi, quindi, sarà anche un reato, ma è un reato non punibile, se riesce.
Io quindi, alla faccia di qualunque legge, posso praticare il suicidio, o l'auto-eutanasia.
Perché questa possibilità del quale tutti i sani possono usufruire deve essere negata per legge ai disabili, agli infermi ed ai malati ?
Negare la morte a queste persone non è una imposizione sociale, è un imposizione razista, perché colpisce solo chi si trova in situazioni fisiche disagiate, non tutta la popolazione nazionale.
I motivi per qui questa legge crea tanti problemi posso immaginarli. Al di là di tutti i dogmi religiosi creati più per preservare il potere eclessiastico che non l'anima dei propri fedeli, è il concetto radicato della "morte come malattia" che impedisce ai più di considerare la morte come qualcosa di desiderato e necessario.
La morte NON è una malattia. E' più probabile che sia uno scopo o un destino. Tutti stiamo morendo ogni secondo che passa, ed anche se per il nostro modo di vivere conviene ignorare la cosa, è assolutamente un delitto anteporre questa finzione mentale nei riguardi di chi non può più mentire a sé stesso.
Chi si trova in condizioni critiche, difficilmente può dimenticare come noi di essere mortale. La morte diviene la parte centrale dei suoi pensieri, ed il giungerci prima è per lui un solievo.
Chi usa troppo spesso frasi come "Non voglio morire", "Non voglio che tu muoia", "Non morirai", dovrebbe interrogarsi sull'utilità di tali frasi, perché non hanno un senso reale.
Nessuno è in grado di capire cosa prova una persona in cerca di eutanasia se non un'altra persona posta in quelle estreme condizioni.
Se sono loro stessi a voler anticipare (Perché di anticipare si tratta, nulla più) la propria morte, proprio non capisco con che arroganza le persone sane gli neganno questo unico desiderio per preservare ai loro occhi la finzione di non mortalità, per la paura di vedere nella giusta morte di chi la sa accettare, la loro stessa morte riflessa.
E' semplicemente una vergogna, una ipocrisia senza limiti.
Tutti dobbiamo morire. Se vi ci soffermate a pensarci senza lassciar scivolare via questa affermazione per non rovinarvi la giornata, vi renderete conto che non vi è nulla di male nel voler morire se non agli occhi scandalizzati di chi ha paura della morte.
Tutti dobbiamo morire. E scegliere come e quando è l'unico previlegio di persone che sono state private di una vita normale. Perché l'amore per la propria vita deve essere un dogma della nostra società ? Quando la preservazione della società è diventata più importante delle scelte che un singolo fa della propria vita, senza che questa scelta leda nessuno ?
L'anti-eutanasia è un pensiero di infinito egoismo, di stupida arroganza. La scelta di poter morire è un diritto quando quella di vivere.
Mi fa vomitare quando i pregiudizi di un popolo di ignoranti nega ad una povera anima di scegliere da sé li suo destino, il momento stesso nel quale lui ne ha più bisogno, nel quale quella scelta è tutto ciò che li rimane.
E' come strappare via la sedia a rotelle ad un disabile. Come distruggere l'ultimo desiderio di un moribondo, cosa che non si fa nemmeno in carcere ai più efferati criminali. E tutto perché ?

2001: Odissea nello spazio



Animali

In una puntata di TERRA! si sta affrontando in questo momento il tema dell'amore per gli animali, a partire dalla questione dei caprioli "in sovranumero" che i cacciatori da bravi "selettori" vorrebbero uccidere, al caso del giocatore italiano di hockey che decide di non andare al ritiro con la nazionale per seguire un'importante operazione medica del suo cane.
Ci si chiede nella trasmissione se gli animali hanno un'anima.
L'anima è una questione aperta. Taluni pensano che non esista, altri la immaginano come una luce interiore dalle fattezze umane.
Tralasciando il misticismo, io considero possessore di un'anima chi ha la capacità di scegliere.
E' la capacità di decidere autonomamente le proprie azioni che ci rende vivi, e a mio parere questo è l'unico parametro da osservare per classificare una forma di vita da una forma inanimata.
Secondo questo parametro gli uomini hanno un'anima esattamente come gli animali. Infatti sia uno che l'altro hanno la capacità di fare scelte. Un sasso o un forno non hanno un'anima, perché non hanno tale capacità. Una pianta non so se ha la facoltà di operare scelte. Non mi sento per questo motivo di imputare un'anima ad un filo d'erba. Forse sono primitivo, forse non vi è alcuna differenza tra il mangiare un pollo o un'insalata, ma in tutta onestà proprio non riesco a considerare la vita di un geranio al pari di quella animale.
Anche senza considerare questa mia personalissima idea, la gente in generale tende a classificare le specie viventi in una scala non dissimile da quella che verrebbe fuori secondo il mio metro:
Per primi ci sono gli umani. Per secondi gli animali. Per terzo gli insetti. Per quarto le piante. Per quinto le cose.
Un computer non è un essere vivente e non ha un'anima, ma se in futuro una IA fosse in grado di scegliere autonomamente cosa fare e cosa no, allora non si potrebbe negare che quella IA è viva, e che possiede un'anima.
Stabilito questo, nella mia ottica il rispetto dovuto alla vita animale è altissimo, e se mai dovessi scegliere tra una vita animale ed una vita "umana", sceglierei la seconda solo perché anche io sono umano, e non per una qualche "superiorità" supposta ed autoproclamata.
Gli animali hanno un'anima, non sono delle cose, non sono qui per il nostro bisogno o divertimento, non sono qui in base alla nostra presenza. Se noi non fossimo qui, credo che gli animali non se ne accorgerebbero nemmeno (Anche se in questo caso entrano altre tematiche che non affronto adesso).
Non vi biasimo né vi condanno se stufi, schiacciate una zanzara o pestate uno scarafaggio. Ma per favore, non raccontatevi che la sua vita valga meno della vostra perché è un insetto. Non vaneggiate che un cane valga più di un gatto, che un gatto valga più di un topo e che un topo valga più della formica. Queste sono cazzate.
Credete nella vita dopo la morte ? E perché mai tale vita dovrebbe essere preclusa alle altre forme di vita ? Pensate che Dio pensi solo a noi uomini e non si curi di insetti ed animali ? Pensate davvero di essere così importanti ?
E se ha dirvelo è Mr. Vodafone .. fateci un pensierino ..

domenica, settembre 24, 2006

Discussione

Come tutti già sapete questo blog, per quanto le cose che qui scrivo hanno più volte mio malgrado portato a conseguenze spiacevoli nella mie attività e rapporti fuori da internet, è creato e scritto per me e solo per me.
Questo sta a significare che, se anche volessi rispondere alla domanda "Perché questo blog ?", la risposta sarebbe intima e privata, e non ne dovrei rendere conto a nessuno.
Se davvero ciò che scrivo desse fastidio o non fosse di interesse alcuno, vedrei questo blog diventare un deserto in cui solo io leggo e scrivo.
Come già detto ho portato avanti a lungo della web page in questo modo, e non ho alcun problema a proseguire con questo.
Quindi, se siete onesti con voi stessi, capirete che qui nessuna morale può imporsi sulla mia.
Qui scrivo quello che mi passa per la testa, sia le cose frivole che quelle importanti. Qui compaiono i miei stati d'animo durante i mesi che passano, e gli eventi che gli ingluenzano.
Uno di questi, recentemente, è una discussione che riporto
qui.
La riporto per tanti motivi personali, ma anche perché voglio che chiunque sia qui e si interessa alla mia vita, abbia la possibilità di seguirla.
Inoltre sono fermamente convinto che una mia discussione con un mio amico, modifichi forza maggiore tutti i rapporti che io e lui abbiamo con gli altri nostri amici, in un intreccio di vite che non ho intenzione di lasciare alle dicerie.

Frustrazione

Dopo l'ansia, credo sia questo il sentimento che odio di più.
AAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!!

Animal rispect


Io non riesco a capire questa sorta di atmosfera da ghetto che attornia chi possiede dei cani o delgi animali da passeggio in generale.
In giro è pieno di divieti dove un cane non può entrare, e non solo in posti dove l'igene assoluta è necessaria. Nei parchi dove normalmente si portano i cani, la gente protesta per la trasformazione di un suolo pubblico in una "latrina a cielo aperto".
I luoghi dove il passaggio dei cani è permesso, poi, viene sempre posto molto distante dalla "bellezza" del parco e i cartelli che indicano tale zona lo fanno citando parole come "Cortesia" e "Rispetto".
Chi possiede un cane lo fa, o almeno dovrebbe farlo, per un gesto d'amore verso la vita, verso un cane che se non fosse stato con lui sarebbe stato in mezzo alla strada a morire investito da qualche macchina o soppresso da qualche assassino vestito da veterinario.
Il possedere un cane è quasi come avere un figlio. Bisogna sfamarlo ed accudirlo, bisogna farsi carico di tutti i disagi che il suo comportamento può portare, bisogna curarlo, bisogna bisogna bisogna .. e tutto questo lo si da ad un essere che a differenza di un figlio, è destinato a morire molto prima di noi, e noi siamo destinati a soffrire di questa morte.
Chi accudisce un cane merita quindi il rispetto dovuto a chi dona amore ad un altro essere, a chi se ne fa carico. Non va considerato come spesso accade, il detentore di un vizio antisociale e sgradito, come chi fuma o chi alza la voce in pubblico.
Avere un cane non è mai maleducato, e prima di lamentarsi per quel cane o per quel gatto, ci si renda conto che quell'animale è un cadavere in meno che infanga la nostra autoroclamata "civiltà", grazie ad un padrone che con tanti sacrifici lo tiene con sé.
Ci si chieda cosa si sta facendo per salvare delle vite, ci si chieda perché non si possegono animali e se davvero avere una moquette pulita sia più importante della vita di un qualsiasi animale.

sabato, settembre 23, 2006

Guccini "Cirano"

Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io più non vi sopporto!
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perché con questa spada vi uccido quando voglio.
Venite pure avanti poeti sgangherati,
inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza,
avrete soldi e gloria ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finché dura,
ché il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura,
e andate chissà dove per non pagar le tasse,
col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Facciamola finita, venite tutti avanti,
nuovi protagonisti, politici rampanti;
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false,
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte;
coraggio liberisti, buttate giù le carte,
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
in questo benedetto assurdo bel Paese.
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato,
spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz'ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d'essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo ma sono triste,
perché Rossana è bella, siamo così diversi;
a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.
Venite gente vuota, facciamola finita:
voi preti che vendete a tutti un'altra vita;
se c'è come voi dite un Dio nell'infinito
guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
ma in questa vita oggi non trovo più la strada,
non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo;
dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole;
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché ormai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano.

Baci

venerdì, settembre 22, 2006

giovedì, settembre 21, 2006

Libano

Mandare un esercito sotto comando ONU che non possa disarmare gli Hezbollah è davvero inutile, anzi è comico ! Come tutte le missioni ONU vengono mandate intere divisioni armate fino ai denti le quali però non possono sparare praticamente a nessuno, indugiano a sparare persino per autodifesa. Se avessimo inviato un contingente di boy-scout in campeggio sarebbe stato meno comico. L’Italia non è capace di fare la guerra, in compenso guiderà una vera missione di boy-scout in campeggio estivo. E il contribuente paga !

(Commento anonimo)

Direi cheha tutte le ragioni. Combattere o tentare di disarmare gli Hezbollah sul territorio libanese provocherebbe sicuramente un guerra civile con molte vittime civili, ma andare là senza uno scopo se non quello di crepare non mi pare una grande alternativa. Inoltre i campi di addestramento militari degli Hezbollah mi pare si trovino al sud del paese, dove le truppe nemmeno ci si avvicineranno ... bho ...

Ancora Maria

Maria è ancora nascosta, per il suo bene.
La Biellorussia, o i suoi politici, o il direttore dell'orfanotrofio che la dovrebbe accogliere, o qualsiasi altro stronzo figlio di puttana che vuole strapparla ai suoi genitori ancora non è riuscito a convincere i carabinieri ad agire con la forza.
Se potessi, parlerei con ogni singolo carabiniere scelto per operare l'incursione, per spiegarli che strappare una figlia ai propri genitori amorevoli per la volontà immotivata di uno stato idiota, è un qualcosa si orrendo e sbagliato; un'atto che nessuna legge, comunicato o emendamento potrà lavare via dalle vostre coscienze.
L'essere comandati è un'atto contro l'umana natura ed è la scusa più usata dai nazisti di ogni epoca.
Al di là di loro, comunque, a riflettere ci dovrebbero stare anche tutte quelle famiglie che ipocrite lanciano accuse di egoismo verso i cogniugi Giusti, per il danno legale che stanno provocando al meccanismo delle adozioni internazionali con le loro azioni estreme.
Ebbene queste persone che tanto parlano di altruismo dovrebbero chiedersi se sarebbero davvero disposte a guardare ancora in faccia il loro figlio adottivo, ricordando sempre che quel loro "diritto" è frutto di un soppruso verso Maria ed altre che come lei sono state sacrificate per il "bene" di altre famiglie.
La causa di Maria non è la causa dei cogniugi Giusti, è la causa di tutti loro, e se non se ne rendono conto allora prego che i loro bambini capiscano, una volta grandi, quanto siano stati fortunati, e non protetti dai loro "genitori", che a quanto pare gli avrebbero ridati indietro cordialmente per evitare di dar pena agli altri.
La Biellorussia ne fa un'affare di stato perché troppi maschi sono al potere, troppo tesosterone e troppe turbe sessuali. C'è un bisogno impellente nei capi di stato diversi nel vedere chi ce l'ha più duro.
Non esiste un motivo al mondo per strappare via una bambina dalla famiglia alla quale è FELICE di appartenere. Non voglio far parte di uno stato che permette una simile merda per non entrare in argomento.
Sono praticamente certo che se questo caso fosse scoppiato in Francia o in Germania o in Inghilterra, nessun diplomatico si sarebbe sognato di accusare un proprio concittadino inerme di sequestro di minore perché vuole rimanere con la sua bambina.
Con questo non voglio elogiare certo il patriottismo, ma se questo è il prezzo da pagare per non essere sempre in fondo ai pensieri dei nostri politici, allora ben venga.
In verità, ciò che manca è il patriottismo verso l'umanità. Il capire che l'amore di una madre e della figlia per i propri genitori DEVE avere la precedenza su qualsiasi legge scritta da cento politici vecchi e rincoglioniti. Su qualsiasi "ragione di stato", che poi di ragione non ce né mai.
Maria è una bambina che vuole stare con i suoi genitori. I suoi genitori vogliono stare con Maria.
Questa cosa tanto scontata accade in una famiglia su dieci.
Qualcuno mi spieghi dove cazzo sta il crimine adesso ..

mercoledì, settembre 20, 2006

Piangere

Un film che non parla della vita, te la mostra e basta.
Senza una trama, ma con le sue contradizioni. Nessuno capisce la fine
e ci si chiede che significato abbia un film così, ma che significato ha la vita ?
Perché nel nostro piccolo pensiamo ne debba avere uno diverso da quello che noi le diamo ?
Un film che fa piangere, perché la vita fa sempre piangere anche quando è comica.
Piangere per ridere, piangere per soffrire ma di una sofferenza dell'anima, che ti porta ad amare quella stessa sofferenza.
Amore, morte, passione. Tutto si mescola in un turbinio.
Come in un mare in eterno movimento si formano gorghi e maree, che trascinano sul fondo uomini e donne che piangono d'amore.
Nessuna qualità umana è più nobile dell'umanità di capire il non-senso della vita, di piangerci sopra lacrime di commozione.
La vita come vita che scorre eterna. Sfugge tra le dita e gira in spire di vento che creano altra vita.
Storie che si intersecano, si muovono, scorrono.
"C'è più verità in cielo ed in terra che in tutta la filosofia", recita più o meno una celebre frase. Quanta verità per chi sa osservare, quanta bellezza che fa piangere.

Vendesi auto

Vendo la mia AUTO .. magari conoscete qualcuno al quale interessa .. ^_^

Devil

martedì, settembre 19, 2006

"Giustizia"

Quante volte ho provato rabbia nel sentire dal TG che un plurioicida, o un violentatore o altro torna libero solo dopo 4-6 anni di galera ? Penso parecchie.
La "giustizia" italiana fa schifo da sempre, anche se su questo particolare punto non ho mai saputo di una "giustizia" che funzioni, ed è normale visto che la "giustizia", ammesso e non concesso che esista, non può certo venire amministrata dagli uomini, ed ancor meno da delle stupide leggi.
Oggi la madre di una povera donna assassinata incinta dal proprio fidanzato parlava di "giustizia" negata usando frasi come "La vita di mia figlia non può valere così poco" oppure "non può finire così", a causa della uscita prematura del colpevole.
E' veramente sconfortante osservare come una donna può ridursi male a causa di sé stessa.
La vita di sua figlia ovviamente non può valere così poco, ma quanto può valere ? dieci anni ? cento ? la condanna a morte ? Quanto può valere una vita di una persona non lo si può certo calcolare in anni (Non si può calcolare affatto!), quindi non ha senso tirare in ballo la vita spezzata della vittima per "giudicare" un colpevole.
Per quanto riguarda il "Non può finire così" .. Ovviamente non ci si rende conto che è già finita.
La vittima è morta e nessuna pena venga inflitta al colpevole può farla tornare in vita, o anche solo farla stare meglio.
Da qui un dato di fatto: Le condanne dei colpevoli servono ad alleviare la pena dei parenti, non hanno NULLA a che vedere con la vittima, se questa è morta, ovviamente.
Sto parlando principalmente di omicidi, ma il discorso, anche se più complesso, vale per tutti i reati.
Se una vittima di violenza vede il suo violentatore finire in galera, anche per sempre, non si sente per nulla meglio, ha solo l'illusione di stare meglio perché le pulsioni principali che quell'esperienza ha scatenato vengono mitigate: rabbia, paura, vergogna.
Il dolore, il dolore fisico o mentale, rimane intatto con tutto il suo effetto negativo.
L'unica cosa che veramente fa sparire tutto, non solo fa sì che ci si riesca a dimenticare di ogni esperienza negativa, ma la converte in qualcosa di buono, è il perdono.
Perdonare, parola abusata da tutte le vittime di crimini, è qualcosa di veramente mistico, è una illuminazione in piena regola. Perdonare non significa non vendicarsi o non rivalersi, è una cosa più profonda che include solo sé stessi nella sua dinamica.
E' una cosa per pochi, difficile tanto da quasi non esistere. Non è scontata e non è dovuta, è solo il modo, l'unico modo, corretto per ottenere la pace. Tutti gli altri, compresa la così tanto acclamata "giustizia", sono solo surrogati che mai potranno sostituirla, ma che anzi proponendosi come leggi morali sono anche dannosi, non sapete quanto.
Quando subiamo un torto il nostro primo impulso è quello di rivendicarlo. La "giustizia" proposta dallo stato, dalla nostra cultura, non è altro che una vendetta legalizzata, niente di diverso, chi pensa che ci sia differenza è solo un illuso.
La stessa legge serve solo a punire, non a prevenire. Se io ora uscissi di qui ed investissi quattro persone, non c'è nessuna legge che mi VIETA di farlo, ma ce ne sono solo alcune che mi PUNISCONO per tale azione. Questo è un'altro punto sul quale vale la pena riflettere ...
E' ovvio che una qualsiasi legge scritta non lede mai la mia libertà, ma mi obbliga solo a subire determinate conseguenze delle mie azioni. Le uniche leggi che davvero servono, perché anziché preoccuparsi di punire riescono a prevenire ogni reato, sono le LEGGI MORALI.
Le leggi, quindi, che ognuno di noi impone a sé stesso.
E' la diversità enorme che hanno queste leggi in ognuno di noi la maggiore causa di tante disgrazie. Anche l'indole e gli eventi della vita hanno certamente un grande peso, ma è l'educazione morale quella più facilmente identificabile.
Per educazione morale non intendo quella dei genitori, che anche se ottimi difficilmente riescono a gareggiare con il bombardamento di informazioni che la tv, la musica e la scuola inculcano nei ragazzi di ogni età.
Prima di educare il singolo bisogna educare la massa, l'opinione pubblica. Ma l'opinione pubblica è un miscuglio di troppe moralità diverse per essere unificato, e qui il cerchio si chiude.
Dimostrarlo è semplice: se dico "RAZZISMO", tutti, anche chi è razzista, sa bene come la pensa l'opinione pubblica al riguardo, la condanna senza replice (almeno in europa).
Ma se dico "EUTANASIA", già il discorso è diverso, non vedete ? Difficile dire chi è contro e chi è a favore.
Se dico "Guerra mondiale", ovviamente dico qualcosa di negativo. Ma se dico "Guerra per la liberazione", scommetto che troverete un pò di caos per le strade.
Non dico certo che tutti dovremmo pensarla allo stesso modo, ma le linee guida che soprattutto i ragazzi seguono non dovrebbero essere un mucchio di voci contrastanti, se così non fosse si starebbe di certo tutti meglio, soprattutto sui temi importanti della vita.
C'è gente che ancora si chiede se esista o meno il colpo di fulmine quando la natura stessa dell'amore è questione di controversie, per altro mai verificate (Cosa mlto semplice da fare).
Gente convinta di avere un milione di amici o anche solo uno quando non si è mai chiesta cosa vuol dire essere amici (Almeno per sé stessi).
L'opinione pubblica, soprattutto quando è confusa, prende facilmente il posto delle proprie opinoni personali se non ci si interroga a riguardo, e pocchissime persone lo fanno. Si pensa di conoscere la natura di qualche cosa senza essersi mai chiesti perché.
Tornando al motivo principale (Mii che post divagante), il concetto è che se mai qualcuno facesse qualcosa a coloro che amo, io essendo un essere schifoso proverei odio e vorrei che i colpevoli marcissero all'inferno. L'unica differenza è che non userò il loro ricordo come scusa per odiare, e non fingerò di essere qualcuno che vuole solo "giustizia". Io vorrò vendetta, come tutti, e non ne sono affatto felice.

domenica, settembre 17, 2006

Lezione numero 1

Andate in una stazione affollata, nel mio caso termini è perfetta.
Portate con voi qualcosa da leggere, quello che volete.
Andate dove passa tanta gente, indifferente, ma che non si intralci il passaggio.
Ci si sieda nel mezzo del passaggio, preferibilmente per terra.
Si legga, con calma.
Quando leggerete come se vi trovaste in camera vostra, soli, finite di leggere.
Alzatevi ed andate via.
Esercizio finito.

Ragno

"Una giorno mi accorsi che nel mio lavandino c'era un ragno. Uno di quei piccoli ragni domestici, che non puoi fare a meno di trovare ogni tanto. Piccolo e di nessun fastidio, che quieto ed operoso costruiva la sua ragnatela, quel piccolo capolavoro di ingegneria del quale è capace per puro istinto.
Correva su e giù per la tela, affanandosi a più non posso, per finirla in tempo per la cena.
Poi una meteora d'acuqa colpì la costruzione ed il ragno cominciò a lottare contro la porcellana per non finire nel buio dello scarico.
Andai via, ma alla sera, quando tornai in bagno, lo trovai ancora là, intento a cercare di sopravvivere, in costante pericolo di morte certa.
Continuò così anche il giorno seguente, finché il terzo giorno non mi decisi ad aiutarlo.
Lo feci salire con delicatezza sul mio dito e lo tirai fuori dalla goccia con la quale stava litigando per trarlo in salvo definitivamente, poi andai via.
Pochi minuti dopo, quando tornai in bagno a controllare, vidi il ragno dove lo avevo lasciato, a zampe all'aria, morto."

Traetene voi il significato che preferite.

Se fossi Dio, starei con il fiato sul collo del mondo, ad aspettare il primo secondo in cui nessuno ama qualcosa per poter buttare giù tutto.

venerdì, settembre 15, 2006

Ciao Oriana

Un saluto ad Oriana che è morta. Molti la odiavano ed anche io la consideravo una idiota per quanto riguarda la parte finale della sua cariera. Troppe azioni non capivo, troppe frasi e troppe provocazioni mal espresse. Ma in ogni caso questo è un saluto ad una grande giornalista, che tante cose ha scritto, giuste o sbagliate, che hanno fatto ragionare la gente.

p.s. --> BASTA CATENE !

giovedì, settembre 14, 2006

Salvate Maria

Potete trovare notizie su di lei attraverso i TG, i giornali ed internet. Maria è la bambina biellorussa che più volte ha tentato il suicidio a causa dei traumi e delle sevizie alla quale è stata sottoposto nell'orfanotrofio del suo paese.
Ora Maria vive con una famiglia italiana ma il suo paese natale la rivuole indietro, non si sa ancora per quale oscuro motivo. Tutto si è trasformato in un caso diplomatico fuori dal mondo.
L'Italia stessa piuttosto di offendere chissà quale "barbara" burocrazia, ha minacciato di eseguire blitz per prendere la bambina e di denunciare i genitori adottivi di sequestro di minore ...
Non c'è nemmeno bisogno di chiedere cosa ne pensate.
Sto cercando petizioni o altri modi per appoggiare la giusta causa, ma per ora non ho trovato nulla, se avete notizia fatemi sapere, chiunque voi siate ^_^ !!

lunedì, settembre 11, 2006

Sirena

Again 11

Ancora un 11 settembre .. e ce ne saranno ancora tanti e tanti.
In tutto questo tempo se ne sono fatte di ipotesi, di indagini, di investigazioni e illazioni.
Ma ci sono dei tratti che indifferentemente da ciò che si crede non cambiano, ovvero che la mente che ha architettato tutto è in ogni caso una mente malata, e soprattutto che le vittime di quel giorno sono vittime.
Ho già scritto di come gli innocenti siano un mito in un mondo dove la gioia di uno è la disgrazia di un altro. Dove ogni cosa che abbiamo l'abbiamo in qualche modo tolta, seppur in modo invisibile ed indiretto.
Ma proprio la complicatezza di questa meccanica, anche se non ci rende puri, ci dona almeno la scusante di ignorare. Non è giusto, non è saggio, ma è difficile mettersi contro a tutto questo. Sfido chiunque a dire il contrario.
Ed anche se uccidere avesse in qualche modo risvegliato il mondo (E non l'ha fatto), non sarebbe comunque stato un modo corretto. Perché solo un pazzo o un idiota può arrogarsi il diritto di decidere quale vita valga più di un altra, anche a livello di numero.
Solo un malato pensa che 100 vite valgano più di una, a meno che quella vita non sia la sua.
A volte questa logica può trarci in inganno, ma non è la logica matematica quella che può essere associata alla vita.

domenica, settembre 10, 2006

Inibizione 1

Le recenti teorie cognitiviste (vedi Lazarus 1982) mostrano l’importanza della valutazione cognitiva nel determinare l’esperienza emozionale.
La vergogna, che è un’emozione dell’autoconsapevolezza, o meglio dell’etero-autoconsapevolezza, presuppone un’interazione di tipo valutativo con l’altro (sia esso reale che interiorizzato). Anche se non necessariamente per provare vergogna c’è bisogno della presenza fisica dell’altro, per capire questa emozione bisogna approcciarla nel contesto dei rapporti interpersonali e quindi in funzione di un pubblico.
Si può dire che gli stimoli della vergogna sembrano risiedere nel giudizio negativo degli altri e in una sensibilità particolare verso di essi. Spesso comporta una paralisi del soggetto in situazioni collettive ,una sorta di angoscia o ansia sociale (legata al sentirsi inferiori e alla scarsa autostima) e che può risultare da inibitore sociale ad una età in cui essa non è più ritenuta come fase normale di uno stadio dello sviluppo del Sè (Erikson E.).

La vergogna è forse più funzionale al sistema sociale che non al singolo che la prova, in quanto comporta un adeguamento a norme e regole. Infatti la vergogna rispetto alle emozioni considerate primarie ( felicità, rabbia, paura, tristezza ecc.) che compaiono precocemente senza richiedere autoconsapevolezza per essere evocate, compare più tardivamente perché richiede l’interiorizzazione di norme e valori, chiamandola quindi emozione dell’autoconsapevolezza o self-conscious emotions (Lewis M.). Una autoconsapevolezza oggettiva non compare mai prima dei diciotto mesi.

La vergogna funziona come una sorta di campanello di allarme che si attiva quando percepiamo la nostra immagine in pericolo rispetto a certi parametri.
Gli adolescenti appaiono più sensibili degli adulti alla vergogna sia di fronte agli altri che a se stessi, e questo si può interpretare in vista di una maggiore dipendenza dal gruppo in quanto specchio della loro immagine. L’elaborazione di questa vergogna permette all’adolescente di emanciparsi ad una identità adulta e matura.

Il cristallizzarsi di forme di vergogna adolescenziali in soggetti adulti è indice di un precario sviluppo del Sé e può comportare notevoli problemi in quelle che sono le attività di realizzazione sociale.

In una ricerca pilota condotta nel 1999 e rivolta aduna fascia di soggetti di età compresa tra i quattordici e i diciannove anni, reperiti presso due Istituti scolastici statali di Roma, eterogenei per quanto riguarda la variabile “sesso” e la variabile “appartenenza socioculturale”, sono stati somministrati due test sotto forma di questionario.

Il primo elaborato da due ricercatori americani Watson D. e Friend R. (1969) rilevante due scale:

  • Inquietudine e angoscia sociale (scala S.A.D.)

  • Paura del giudizio negativo (scala F.N.E.) inquadrabile appunto come scala di misurazione della vergogna.

Un secondo test, la Scala Evolutiva Personale (SEP 70) elaborata sul modello evolutivo di Erikson da Ochse e Plug (1986) e adattata al contesto italiano da Messana C. e Scilligo P. nel 1990, rilevante lo sviluppo dell’identità personale.

Dal calcolo dei coefficienti di correlazione delle scale di questi test si sono tratte le seguenti considerazioni.
Si è rilevata un’elevata correlazione (r1: 0.80 per i maschi e r2: 0.72 per le femmine) tra livelli di paura della valutazione negativa (vergogna) e l’angoscia o ansia che si prova in situazioni sociali. A livello cognitivo, quest’angoscia che si prova in situazioni sociali, è un’indice primario di uno scadente funzionamento del pensiero, di uno stato di caos interno, paralisi fisica e soprattutto mentale. La vergogna si esplica fenomenologicamente in uno stato di allarme ansioso.

E’ stato poi rilevato come alti punteggi alla Scala Evolutiva Personale SEP 70, indicanti un inadeguato svilupo della personalità, sono altamente correlati (r3: 0.74 per i maschi e r4: 0.87 per le femmine) ad alti punteggi nella scala che misura la vergogna in situazioni sociali (FNE).

Si parte comunque dal presupposto di stare considerando soggetti adolescenti con uno sviluppo della personalità ancora instabile, dato il periodo di transizione di questa fase evolutiva.
Si è potuto inoltre constatare come effettivamente la media dei punteggi alla scala di vergogna, riportato dai soggetti maschi ( X: 13.78 ) è nettamente inferiore a quello conseguito dalle femmine ( X:17.17 ). Questo a mio avviso è conferma del fatto che persiste una diversa educazione ai comportamenti sociali tra i due sessi da parte degli educatori (genitori, insegnanti ecc.), dove comunque è socialmente accettata una più alta aggressività maschile e una maggiore tendenza all’imbarazzo da parte delle femmine.
Sia nei maschi che nelle femmine infine si è rilevato una tendenza all’aumento dei punteggi nella scala di vergogna all’aumentare del livello socio - culturale di appartenenza dei soggetti testati. Anche se spesso gli attacchi all’autostima possono essere più frequenti (in termini di umiliazioni sociali) a livelli socio-culturali più bassi, questo risultato può essere interpretato in funzione del fatto che le aspettative sociali nei confronti di ragazzi di livello più elevato siano maggiori, quindi aumenti anche la percezione di una maggiore valutazione critica dall’esterno

sabato, settembre 09, 2006

Bianco nero

Italia e terrorismo

Alcuni documenti del SISDE resi pubblici recentemente affermano che, dopo le affermazioni del presidente del Consiglio, secondo cui la civiltà occidentale è superiore a quella islamica, Bin Laden diede l'ordine di organizzare un attentato aereo in Italia.
Due terroristi, provenienti da un Paese del Medio Oriente, arrivarono a Napoli con la feram determinazione di eseguire "Il castigo di Allah per li infedeli italiani".
Ecco la storia dell'itinerario dei due terroristi una volta giunti nel nostro paese:

Domenica, ore 23:47 - Arrivano all'aeroporto di Napoli, via aerea dalla Turchia; escono dall'aereoporto dopo otto ore perché gli hanno perso le valigie.
La società di gestione dell'aereoporto non si assume la responabilità della perdita un impiegato consiglia ai terroristi di provare a ripassare il giorno dopo: chiss°, con un pò di fortuna ..!
Prendono un taxi. Il taxista (abusivo) li guarda dallo specchietto retrovisore; vedendo che sono stranieri, li porta in giro per tutta la città: un'ora e mezza di viaggio. Dal momento che non proferiscono lamentela, neanche dopo che il tassametro raggiunge i 374 euro, decide di fare il colpo gobbo: arrivao alla rotonda di Villaricca, si ferma e fa salire un complice. Dopo averli derubati die soldi e coperti di mazzate, li abbandonano esanimi nel Rione 167.

Lunedì, ore 15:45 - Tornano all'aeroporto di Capodichino con la ferma intenzione di dirottare un aereo per farlo cadere sulle torri dell'Enel del centro direzionale.
I piloti dell'Alitalia sono in sciopero; stessa cosa per i controllori di volo. L'unico aereo disponibile in pista è uno della MARADONA AIR con destinazione Alghero, e ha diciotto ore di ritardo...
Gli impiegati ed i passeggeri sono accampati nelle sale d'attesa..intonano canti popolari..gridano slogan contro il governo ed i pilori!
Arrivano i cellerini... cominciano a dare manganellate a destra e a amanca, contro tutti: si accaniscano in particolar modo sui due arabi.

Lunedì, 22:07 - A questo punto, i terroristi discutono se farlo oppure no.. non sanno più se distruggere Napoli è un atto terriristico o un'opera di carità.

Lunedì, 23:30 - Morti di fame, decidono di mangiare qualcosa al ristorante dell'aereoporto.. ordinano panino con la frittata e impepata di cozze.

martedì, 04:35 - In preda a una salmonelloi fulminante causata dalla frittata, finiscono all'ospedale San Gennaro, dopo aver aspettato tutta la notte nel corridoio del pronto soccorso. La cosa non sarebbe durata più di un paio di giorni, se non fosse subentrato un sospetto di colera dovuto alle cozze.

Domenica , 17:20 - Dopo dodici giorni escono dall'ospedale e si trovno nelle vicinanze dello stadio San Paolo. Il Napoli ha perso in casa con il neopromosso Palermo, per 3-0.
Una banda di Ultrà, vedendo i due arabi scuri di carnagione, li scambia per tifosi del Palermo e gli rifila un'altra caterva di legante.
Il capo degli ultrà, un tale "Ciccio 'o Ricchione", abusa sessualmente di loro.

Domenica, 19:45 - I due terroristi fuggono dall'Italia a nuoto verso la Libia.

Caccia grossa

Un cacciatore entra in un'armeria per comprare un mirino telescopico per il suo fucile e chiede al commesso di vederne uno. Il commesso ne tira fuori uno dicendo: "Questo mirino è così buono che da qui lei può riuscire a vedere la mia casa laggiù sulla collina!".
Il cacciatore guarda nel mirino e inizia a ridere.
"Cosa c'è di così ridicolo?" chiede il commesso.
"Vedo un uomo e una donna nudi che corrono in giro per casa!!!"
Il commesso gli otglie di mano il fucile e dà un'occhiata nel mirino. Quindi dà due pallottole al cacciatore dicendo: "Ecco due allottole, le regalo il mirino se riesce a colpire mia moglie alla testa e il suo amante sul cazzo!!!"
Il cacciatore guarda nel mirino, prende la mira e dice: "Sa .. credo di riuscirsi con una sola pallottola .."

Ciclo e riciclo

Ed il cielo attraversò una stella,
mentre la brutta prendeva il posto della bella,
e la gente con stupore constatava,
che il mondo al contrario adesso andava.
Con la bocca aperta e lo sguardo basito,
la terra del mare fu gremito,
tra sassi, macerie, montagne e palazzi,
tutti fuggirono urlando come pazzi,
che il giudizio universale era arrivato,
che era la fine di quel mondo malato.
Possibile o no, credibile o meno,
l'acqua accese il fuoco, e all'uomo crebbe il seno.
Tra follia e ironia, insanità e violenza,
la terra si disfò dell'uomo e tornò a vivere senza.
E tutta qulla natura, di nuovo incontaminata,
crebbe rigogliosa come un'oasi fatata.
Finché da un'altra scimmia, per chissà quale follia,
nacque una bambina, frutto di magia.
E tutto si ripete, tutto si riavvolge,
disengo senza fine, piano che si svolge.
Perché a lungo pensare a chi è il più dannato,
se è l'uomo che distrugge o la natura dal quale è nato,
non vi è risposta alcuna, in nessuna parte del creato.

venerdì, settembre 08, 2006

Colibrì

Paranoia

E' una constatazione alquanto triste sull'umantità il fatto che sia sempre così attraente pensare che qualche gruppo "Controlli il mondo" - Gli ebrei, i banchieri internazionali, i comunisti, i massoni, la commissione trilaterale. Coloro che credono a simili cose, sono così sinceri, così tormentati nello spirito, così paranoici e, se i momenti sono davvero brutti, così convincenti.
Nella storia recente i nazisti sono l'esempio più orribile di dove possano arrivare i pazzi quando cavalcano lo scheletrico destriero della paranoia. Ma il loro esempio non ha affatto medicato il mondo.

I.A.

Un mondo di robot

Holden - C'è tutta una letteratura "Umanistica", o pseudo-tale, sul confronto uomo-macchina ... Sul fatto che l'uomo è superiore, che la macchina non potrà mai prevalere, perché gli esseri umani hanno un cuore, eccetera ...
Ma siamo scienziati no? Credimo alle leggi della fisica o a babbo natale? Sono tutte sciocchezze consolatorie ... La verità è questa: La macchina è NETTAMENTE SUPERIORE ALL'UOMO.
Blumen - Beh ... Pe quanto mi riguarda è vero ..
Green - Anche a me ... Ma non facciamoci sentire dai colleghi della facoltà di lettere e filosofia ...
Holden - E voi cosa ne pensate, signor Jessup? Non avete niente da dire in proposito?
Jessup (Nathan) - Beh, io conosco almeno due robot che considero amici ... E non li ho mai sentiti dire cose del genere. Dal che deduco che loro sono realmente superiori ... A CERTE SCIOCCHEZZE.

Ischemia

l'ischemia cerebrale si ha quando la circolazione viene interrotta a causa di un’ostruzione del vaso, in questo caso un’arteria, che irrora il tessuto cerebrale. I trombi in questo distretto tendono a formarsi in vasi sanguigni danneggiati dall’aterosclerosi, cioè da depositi di sostanze grasse sulle pareti arteriose interne, che tendono a restringere il lume del vaso. Lo stesso risultato si verifica quando nel sistema circolatorio si forma un grumo di sangue, l’embolo, che viaggia nel flusso, si fissa nell’arteria cerebrale e, se sufficientemente grande, blocca la corrente sanguigna verso il cervello.
L’ischemia rende conto dell’85% degli ictus, una minoranza di casi è invece attribuibile a emorragia, e per quanto meno comune è più frequentemente fatale. Quando un vaso sanguigno del cervello si rompe il sangue si riversa nei tessuti cerebrali circostanti danneggiando le cellule. Tutte le aree cerebrali che si trovano oltre l’emorragia non ricevono più sangue e subiscono lo stesso danno dell’ictus ischemico. La causa più comune dell’emorragia intracerebrale è la pressione alta, l’ipertensione, infatti, rende le arterie cerebrali fragili e suscettibili a rotture o incrinature.

lunedì, settembre 04, 2006

Teatrino

Il rumore assordante delle ruspe e del crollare di mura di roccia fecero tremare la mano a Pablo Eménez, che si versò il caffé sulla sua nuova giacca verde acqua.
Urlò al manovratore qualcosa che nessuno in quel frastuono avrebbe mai potuto udire e sbatté la tazzina su un armadio per gli attrezzi, quasi rompendola.
"Pablo! Pablo!" Il capo cantiere lo stava chiamando a gran voce dal suo confortevole ed insonorizzato prefabbricato.
"Cosa ? Cosa c'è?" Chiese lui di rimando, infastidito da ogni parola che quell'ingeniere grasso e calvo gli rivolgeva.
"Devi fare un altro giro per controllare che nessuno sia nel locale principale. Questa notte non è stato chiuso bene." Il tono non ammetteva repliche, ma Pablo decise di opporsi comunque.
"Ci vado dopo, è la mia pausa pranzo adesso!"
"La tua pausa è quasi finita e sei l'unico disponibile! - Gridò ancora l'ingeniere con disappunto per dover dei chiarimenti ad un suo sottoposto, - Inoltre devi farlo adesso perché stiamo per buttare giù i pilastri portanti hai capito? Viene giù tutto dopo!"
Pablo sbuffò il più platealmente possibile per farsi vedere da quella distanza, ma quando rialzò lo sguardo il suo capo si era già dileguato negli agi del suo alloggio.
Frustrato, diede uno schiaffo alla tazzina mandandola al suolo in frantumi, sfogando su quella tutta la sua rabbia repressa.
Era sicuro che almeno una dozzina di operai avrebbero potuto fare quel controllo, ma niente esaltava l'ingeniere più di rivalersi sul 'fortunato' vice ispettore ai lavori, reo di essere lì per parentele strette con il proprietario del nuovo parcheggio che sarebbe sorto sulle macerie del vecchio teatro Mondos, ormai abbandonato e decadente.
Pablo cominciò ad avanzare verso la struttura, schivando e scansando macerie, macchinari e operai al lavoro.
Si guardò un pò intorno finché non localizzò una grossa crepa verso l'interno del locale. Si tolse la giacca ormai irrimediabilmente rovinata e si diresse da quella parte, imbucandosi non senza sforzo tra i buchi e le intercapedini del muro.
In pochi passi, si ritrovo a passeggiare tra file di sedie laterali grigie, lì dove la polvere aveva coperto il rosso laccato di un tempo.
La luce che filtrava dai tanti cunicoli creati dai lavori era l'unica illuminazione che rendeva visibile la grande sala del teatro, gettando su tutto una fatiscente atmosfera.
Pablo si fece più avanti e raggiunse il corridoio principale, vicino alle vecchie porte d'ingresso. Sfruttando l'acustica di quella posizione, si preparò ad urlare un 'C'è nessuno?', ma mentre stava prendendo il fiato, un botto sordo verso il palco lo spezzò.
Girandosi, vide che a cadere era stato un grande sacco dalle fattezze umane, dipinto e vestito per dargli più credibilità. Poi una frase ad alta voce ruppe il silenzio:
"Cosa mai hai fatto? Quale diavolo o incubo antico ha sussurrato al tuo orecchio un simile orrore, e perché mai tu gli hai prestato ascolto?" La voce era carica di tensione, di un timbro potente che per un attimo fece tremare nuovamente Pablo, pareggiando con le ruspe di prima.
Subito dopo, un uomo di mezza età saltò sul palco da chissà quale altezza, rizzandosi in piedi con i pugni sui fianchi, in posa di trionfo.
L'uomo portava un costume a dir poco ridicolo; fatto di stoffa, latta e filo di plastica luminoso.
Pablo giudicò difficile capire da cosa fosse travestito, poteva essere un uomo del futuro come uno straccione od un giullare; anche se per lo più sembrava un pazzo.
L'uomo si chinò sul finto corpo supino.
"Come potrò ora, mia dolce compagna, vivere del tuo ricordo, se questi non è che un pallido riflesso di ciò che eri in vita? Come posso rassegnarmi ad una simile esistenza?"
L'uomo urlava al cielo, come se stesse dialogando con Dio. Pablo decise di avvicinarsi con calma verso il palco.
"Posso forse baciare un ricordo? Posso forse guardarlo o toccarlo? Posso amare un ricordo come tu amavi me nelle lunghe notti di gelo su Plutarco?"
"Signore! - Lo interruppé Pablo in quella che sperava fosse una pausa, - Signore cosa fa qui? Deve uscire!"
L'uomo lo guardò, e Pablo fu scosso dal terzo brivido di quella giornata.
Questa volta erano stati gli occhi dell'uomo a gelarlo, ma non per l'emozione che avevano fatto scaturire, quanto per l'estranietà che gli avevano trasmesso.
Occhi di totale passività gli erano stati rivolti da un uomo panciuto vestito da pagliaccio, ma erano occhi che si riservavano ad un piccolo ragno od insetto, non ad un altro essere umano.
L'uomo tornò a rivolgersi al suo cielo immaginario.
"No. Non posso, ed è questa l'unica risposta. A meno che anche io divenga un ricordo, così da poterti seguire lì dove la luce ti ha portato."
Pablo era comunque deciso a non farsi intimidire.
"Signore! Ha capito cosa le ho detto? Scenda di lì!"
L'uomo fece una smorfia, come se fosse stato infastidito da una mosca. Si abbassò con circospezione verso Pablo, per non farsi troppo notare dal suo pubblico assente.
"La vuole smettere per favore? Questo è il momento più drammatico!"
Aveva sussurrato; la cosa era tanto assurda che Pablo si girò per un attimo, per vedere chi li poteva ascoltare. Constatando che ovviamente erano soli, guardò il pazzo che aveva di fronte.
"Ma cosa sta dicendo? Deve scendere! Qui fra poco buttano già tutto."
"Bé, caro mio, non possono certo farlo durante l'ultimo atto! Quindi almeno mi faccia finire."
"Ma quale atto?! Non vede che non c'è nessuno? Questo teatro è chiuso da un pezzo!"
L'uomo fece una espressione mista tra offesa ed imbarazzo.
"Suvvia! So bene che il pubblico è quel che è, ma è nostro dovere recitare per esso. Sia composto di mille, cento, o anche di uno solo."
Pablo era troppo preso dalla conversazione per accorersi di quanto questa stesse prendendo una piega assurda.
"Ma qui nemmeno di uno si tratta! Qui non c'è nessuno le dico!"
Un sorriso si stampò in faccia all'attore.
"Oh, bella, ed allora lei chi è?"
"Ma io non sono nessuno!"
"Oh, conosco solo un altro uomo che si proclamò Nessuno un giorno, e non si trattava di un uomo buono."
"Ma io non sono Nessuno! Io sono nessuno! .. cioé, non sono uno del pubblico!"
"Ma lo diventi allora! Le sembra il momento di interrompere una intera scena topica per le sue crisi esistenziali?"
"Ma, ma quale crisi .. ? E poi scena topica di COSA ?!"
"Buona luce! Ma del "Delitto su Plutarco" no? di Cassandra Kaine! Non vorrà dire che non conosce l'opera?"
"Bé, veramente non mi intendo di teatro, ma una simile drammaturga non l'ho mai sentita nominare .."
"E mai la sentirà, visto che invece di andare al teatro, voi i teatri li buttate giù!"
Ora tutto era chiaro.
Pablo si ricordò del suo ruolo in quella paradossale conversazione e capì che quell'uomo altro non era che qualche pazzo che voleva impedire la demolizione del locale, inventandosi chissà quale pantomima pur di attirare l'attenzione.
"Senta, non è affar suo cosa faccio o non faccio dei teatri. Ed ora scenda che qui è pericoloso."
"Non è affar mio dice? E come potrebbe non esserlo quando tutto ciò che vive in questo teatro sta per morire, sepolto da macerie, ferro e cemento? Ma non si rende conto che il teatro non è solo mura e luci, ma è anche amore, dolore, emozione e pianto? Il teatro è vita!"
"No, senta - Pablo cominciava a stancarsi, - la vita non è certo nel teatro, la vita è là fuori, dove amore dolore eccedera, come dice lei, nascono, e non vengono mimate dagli attori!"
"Mimate. Mimate ha forse detto? - L'uomo questa volta si ritrasse con un espressione offesa in volto, ferito più di quanto Pablo aveva intenzione di fare, - Creda forse che finga quando dico di amare questo pupazzo? Forse ho finto, o forse mentivo, ma a forza di fingere mi sono innamorato di questa finzione. Perché io amo l'opera ed il personaggio, e questo pupazzo è il mezzo per esprimere il mio amore."
Pablo non capiva. Guardo il corpo inerte della donna dipinta, cucita su stoffa grezza gonfia di paglia, ma non capiva ancora. L'uomo se ne accorse e continuò a spiegare:
"E guardi questa ventola! Crede forse che io la veda mentre mi difendo dai gelidi venti di Venere? Io non la scorgo più attraverso le lande desolate, le albe tra la fascia di asteroidi ed il dolore delle mie membra esposte ai più terribili tifoni."
"Ma quei tifoni non ci sono! Diamine, quella ventola è lì e lei la vede!"
Scoppiando a ridere, l'uomo saltò cavalcioni su una scopa che poggiava su un comò.
"E non sente forse l'odore acre del mio destriero di metallo? Spinto oltre il mare dalla sua lucente anima di fotoni ribelli, contro ogni drago ed ogni cavaliere che oscuro intralcia il cammino della giustizia?"
"La smetta! - Urlò forte Pablo Eménez, - La smetta e scenda da lì le ho detto!"
"Ma come posso scendere quando le oscure magie della dama scura mi inseguono, planando con le loro ali di tenebra e sangue, schiumando bile ed urlando follie?"
"basta!" Urlò nuovamente Pablo, ma era difficile farsi udire attraverso tutto quel vento e quegli sbuffi marini. La tempesta infuriava come non mai sotto le lune ed i pianeti di quell'universo sconosciuto.
L'uomo a cavallo tese la mano guantata nella scintillante armatura e Pablo la afferrò facendosi aiutare a salire in groppa allo strano animale di carne, metallo e vetro, che furente nitriva contro quell'oceano di meraviglie.
"Gridi con me nella furia degli dei! Faccia sentire che la sua anima non è morta, che mai potrà morire, e che se anche le disfaciessero le membra, se anche la bruciassero e la seppellissero per sempre nel ricordo dei morti, la sua anima sopravviverà e vivrà sempre, sempre, SEMPRE!"
Pablo gridò, come mai aveva gridato prima.
Non fu un urlo di gioia, non fu un urlo di dolore. Non fu di stupore, di paura o di boria.
Fu un urlo di una forza ultraterrena, proveniente da tutto e dall'oltre. Dall'anima stessa dell'uomo.
E tutto si accese.
In un attimo di eternità, uno silenzio innaturale fu rotto da un enorme scrosciare di applausi. Un'assordante rumore di batter di mani che riempì di nuovo l'anima di Pablo, svuotata da quell'urlo di energia.
Poi tutto si spense ancora. E la luce accecante di poco prima lascio il posto alla tenue luce solare, che tornava a filtrare tra i buchi del soffitto, rendendo visibile la polvere vagante nell'aria.
Pablo si girò, ma non vide nulla. Era solo.
Quando uscì, l'ingeniere capo gli urlò qualcosa che lui non udì, mentre si allontanava dal cantiere.
Le ruspe che si abbattevano sul teatro, distruggendolo, gli apparivano lontane come dei tuoni in un altra città.
Pablo sorrise, perché sapeva bene che per ogni mattone che cadeva, lui ne avrebbe edificati due.
Ed un giorno avrebbe scritto le prime pagine di una storia, una bella storia, che una sua lontanissima nipote, Cassandra, avrebbe ritrovato in uno scrigno, regalando al mondo amore, dolore, emozione e pianto, e perché no, anche della vita.

sabato, settembre 02, 2006

Zintara

Perdono(?)

Chiedo perdono ma è un perdono finto, perché di niente mi sono pentito.
So che una scelta ne produce altre, e per imporsi si procurano sofferenze.
So bene che quando si guarda troppo intensamente una cosa, si perdono di vista le altre.
So bene che per trovare un ago in un pagliaio, bisogna dar fuoco al pagliaio.
So anche che ogni volta che respiro, tolgo il respiro ad un altro migliore di me.
A Paolo ho detto che a mio parere avrebbe molti punti in comune con Danilo. Lui mi ha chiesto se doveva offendersi perché non conosceva Danilo. Io gli ho risposto che se conoscesse la mia opinione di Danilo nel profondo, probabilmente si sarebbe commosso del compliemento.
Chiedo perdono perché non ho niente di ciò che merito.
Non vedo fiamme né diavoli con fruste. Non vedo miseria, sofferenza, fame.
Sono nato dalla parte giusta del mondo, eppure non posso ancora fare a meno di esternare il mio egocentrismo scrivendo post come questo, mascherando tutta la mia pochezza dietro a parole di finta sofferenza. Forse ciò che immagino mi aspetta dall'altra parte, ma anche se durasse una eternità o anche due, farei volentieri il cambio per ogni secondo passato con Alessia, con i miei amici, con mia madre e per ogni lacrima versata, di gioia e di dolore.
Spessi si pensa più alla morte che alla vita, perché alla vita non serve pensarci. Forse la vita E' pensarci.
Per ora si segue la filosofia del girotondo: alla fine si va tutti giù per terra.
In ogni modo una sola domanda mi martella il cervello: "Perché ?"
Ed anche quando riesco a farla stare zitta, è solo quando mi chiedo: "Perché 'perché?' ?"
Il mio cervellino va in tilt e ci sta un attimino di pace che dura per sempre, un eternità di un attimo. Che poi è così da una vita.
Vivo attimi di eternità.
Bà, ma alla fine, ecco il tilt che arriva adesso, accendo un pò di tv così mi spengo una attimo, che poi devo andare a prendere Uccia.
Byez !

il Pesce ed il viandante

La testa del pesce, dall'occhio rotondo
tra scaglie d'argento sbarrato sul mondo,
mondo che nuota in acqua diversa,
più rarefatta, più limpida e tersa,
acqua che calma la sete al viandante
che vede il pesce e lo guarda guardante,
il pesce attonito, la testa che affiora
sopra lo specchio da romai più di un'ora,
scena sospesa fra acqua e rugiada,
liquido spettro color di sciarada,
tintinna un rumore, il viandante si volta,
boato lontano di folla in rivolta,
che rotola, allaga, si allarga, si perde,
distende le mani di rami, di verde,
sfiora d'un soffio i capelli e le scaglie,
turbina e fugge ad altre boscaglie,
lasciando nell'occhio un eco indistinta,
lasciando l'immagine fissa, dipinta,
la testa del pesce, lo stagno, il viandante,
una musica nuova, vicina e distante,
tremar di tamburi, il tempo inchiodato,
nell'occhio del pesce e dell'uomo sbarrato,
tremare di foglie di un solo momento,
che è tutta la storia, un sospiro di vento.

Il tornado di valle Scuropasso

Ero sobrio. Non bevevo da tre giorni.
Ho ritelefonato a Viviana.
Ha risposto lei. Ero sorpreso.
- Pronto?
- Ciao, Viviana, sono io.
- Oh. La signora Addolorata ne ha appena dette due delle sue. "E' una persona ben messa, molto salutevole." Ma la più bella è: "Lavora santuariamente".
Comunque stavo giusto pensando che se hai una mano sporca dovresti lavarti solo quella, ma voglio proprio vedere come fai.
- Cosa?
- D'altra parte, se metti una scimmia davanti a una tastiera e lei batte i tasti, che ne so, per un miliardo di anni, finirà con il scrivere I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Se ne deduce che quella scimmia è Alessandro Manzoni.
- Viviana stai bene? Io volevo parlarti di ..
- Ho anche scoperto come dimostrare qualsiasi cosa. Prendi un biglietto e da un lato scrivi: "Gli UFO non esistono". Dall'altra parte: "Entrambe queste affermazioni sono false". Se ci pensi un attimo capisci che gli UFO esistono.
- Viviana, forse hai bevuto, non so ...
- Senti chi parla. Ti consiglio un libro introvabile.
Non l'hanno mai tradotto, e in Francia è stato condannato e sequestrato. Si chiama Suicide, mode d'emploi. Lo sapevi che spararsi alla tempia è uno dei modi meno sicuri per uccidersi ? All'ultimo momento spesso la mano trema, sudi, la canna si sposta leggermente e la pallottola scivola sulla scatola cranica senza penetrare nel cervello.
- Va bé, senti, come sta Chiara?
- Chiara? Bel nome. Molto zen. Ultimamente mi interesso molto allo zen. Cose tipo: "Se hai una mano sporca dovresti lavarti solo quella, ma voglio proprio vedere come fai.
- Viviana ti sto chiedendo di nostra figlia!
- L'essere umano percepisce sé stesso, i suoi pensieri e sentimenti come qqualcosa di separato dal resto, una specie di illusione ottica della sua coscienza. Questo inganno è per noi come una prigione, che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere liberarsi da quela prigione, ampliando l'ambito della comprensione e della compassione per abbracciare tutte le creature viventi e l'intera natura.
- Senti, la smetti di dire cazzate?
- L'ha detta Einstein, questa cazzata. E' molto buddhista, non trovi?
- Le pratiche per il divorzio non vanno avanti. Ho telefonato ai nostri avvocati ma sembrava non se ne ricordassero neanche. Basta, Viviana, voglio farla finita!
- Suicide, mode d'emploi. Se vuoi te lo presto.
- E voglio vedere Chiara.
- E' difficile quanto guardare indietro senza voltarsi.
- Voglio vedere mia figlia!
- Il compito principale dell'uomo nella vita è di partorire sé stesso.
- No, senti, basta. Non so quante canne ti sei fatta, ma se sei in grado di parlare seriemente, bene, altrimenti riappendo.
- Riappendi.
- Ho intenzione di denunciarti per sequestro di minore
- E chi sarebbe questo minore? Tu? smettila di buttarti su.
- Ciao, viviana. Richiamami quando sei sobria.
- Io sobria? Tu non lo sei mai stato in vita tua!
Ho riappeso.
Con il cordess non si può neanche riattaccare violentemente.
Sono stato lì un attimo l'ho lanciato attraverso la stanza. E' andato a fracassarsi contro un muro.
Tutto era folle.
Come avrebbe detto Viviana, non è necessario rifiutare l'attività né ricercare la pace. Basta che facciate il vuoto dentro di voi.

Non mi va ..

Non mi va ... diceva Vasco, e non va manco a me.
Perché il prossimo post dovrebbe essere un resoconto dell'estate, di ciò che ho fatto e di ciò che non ho fatto ? mica è un cazzo di diario sto blog ! Quindi non scrivo niente, almeno finché non mi va.
Che poi non è che non mi va, è che non mi prende, non è la stessa cosa, è diverso.
Ho letto come sempre un pò di libri quest'estate:
"tempo fuori luogo" di Dick, un bellissimo regalo di Marco per un bellissimo libro, uno di quelli che vorrei scrivere io, di una realtà quotidiana che si sfalda pezzo per pezzo rivelandosi assurda oltre ogni dire, attraverso l'intricato labirinto della mente umana.
Poi "Il tornado di valle Scuropasso", da non confondersi con Passoscuro ^_^, di Sclavi, il creatore di Dylan Dog. Bello, interessante e curioso. Qui sopra magari riporto un capitoletto interessante più di altri, anche se lo sono tutti. Un bel viaggio nel delirio del normale.
Vediamo .. "Morte dell'erba". E' di fantascienza, scritto nel '59 e parla di una fine del mondo molto più credibile di quanto lo siano tutti i film di fantascienza da quegli anni ad oggi.
Ci sono cose molto belle ed altre che non mi hanno fatto impazzire, però mi ha dato una certa spinta per i libri di fantascienza infatti il prossimo che ho preso è stata la decima raccolta di Asimov sulla fantascienza, che racchiude i più bei racconti d'autore sul tema negli anni 40-50.
In ogni caso ho fatto anche parole crociate. Con Alessia ne abbiamo preso uno normale, ma non ne abbiamo finito nemmeno uno, quindi ne abbiamo preso uno facile per bimbi deficenti; così almeno uno su tre, inventandosi le definizioni, lo finivamo.
In parte li odio i cruciverba, ti fanno sentire una merda se non ti ricordi chi è il "Cuplavov FAMOSO attore", e solo dopo che lo chiedi a tutto il paese senza esito ti tiri un pò su, anche se tirare tutto il giornale nel mare ti fa sentire mooolto meglio!
Comunque il resto anche non è andato male. Certo avrei fatto scelte diverse sapendo della storia degli insetti del campeggio (E PORKA TROIA), però vabbé ...
Posso dire grazie a Francesca ? massì che posso, GRAZIE ! Capisco quanto sei stata male (Io mi ricordo ancora quanto ci sono stato io), e posso solo supporre come ti senti adesso, ma un bel Chissenefregaandatetuttiafareinculo non ci starebbe male, credo che una scorsa a quel libro la darei, adesso ^_^ in ogni caso io mi sono divertito un pacco. Anche perché ricordandomi di me so benissimo che quando si sta così non si dice di tutto tranne ciò che si pensa davvero. Cosa dimostrata anche scientificamente (Per chi interessa quella cosaccia).
Vabbé mi sto rompendo anche a scrivere, anzi non mi va ... quasi quasi cancello (cosa che come marco sa benissimo non faccio mai quando lo dico) in ogni caso CIAUZ ! e a dopo, domani oppure mai !