martedì, ottobre 31, 2006

Halloween


Incredibile, un parroco distribuisce volantini contestando la festa di Halloween e ricordando di festeggiare la festa di Ognisanti, affermando che Halloween è una festa "pagana" proveniente dagli U.S.A.
Ma come fa un'ignorante del genere ad aver preso i voti ? Ah, già, per prendere i voti non bisogna avere conoscenza, ma la conoscenza che ti da la chiesa, che come tutti sanno cerca in ogni modo di spacciare la propria visione delle cose come "la verità".
Tanti lo sanno, ma ancora di più lo ignorano, quindi ecco in quattro righe cosa vuol dire Halloween:

Il popolo dei celti faceva iniziare l'anno nella stagione dei mesi neri, quelli dell'inverno, con la sacra "festa" di Samhain, la notte che precede l'alba del 1 novembre.
Durante quella "festa" sembra che si celebrassero sacrifici umani, cosa niente affatto confermata anche se verosimile.
I cristiani ritenevano che, in questa occasione, i celti evocassero spiriti malvagi, o ancora più semplicemente tale festività era una minaccia all'unica vera fede che doveva imporsi sul mondo.
Trattandosi di una tradizione molto radicata e non potendo farla semplicemente dimenticare, la chiesa come ha sempre fatto se ne è impadronita.
In quella stessa data vengono perciç celebrate tutte le anime sante (che fantasia), ovvero:
ALL HALLOW'DAY.
La notte della vigilia di ognisanti, il 31 ottobre, prende il nome di ALL HALLOW'EVE, che poi è divenuto con il tempo HALLOWEEN.
Quindi Halloween, questa festa tanto pagana, è una festa CRISTIANA, ovvero la vigilia della notte di ognisanti.
Già questo basterebbe a far tacere ogni prete ciarlone, ma si può rincarare la dose sul concetto di "tradizione". Penso che si sia capito quanto questa stupida parola mi stia antipatica. Ho una idiosincrasia per il modo di pensare "tradizionalista", ovvero il principio secondo il quale si fa una cosa perché si è fatta per moltissimo tempo.
Ad ogni modo, ragionando sullo stesso pensiero "tradizionalista", visto che il popolo dei celti è infinatemente più antico della tradizione cristiana, se proprio si vuole seguire una tradizione si scelga di seguire almeno quella più antica, ovvero la festa di inizio anno, dell'inizio dell'inverno e dei mesi neri.
Poi, al limite, se la festa di Halloween proprio non piace mentre quella di ognisanti (ma che festa è ?) si è molto più gradita, si festeggi quella .. ma non si rompa il caxxo con queste menate pseudo-culturali da bigotto ignorante.

sabato, ottobre 28, 2006

Luxuria

Che schifo i pregiudizi e le manie che si tirano fuori quando un trans si infila nel bagno delle donne.
Per me sta "notizia" non ha niente di speciale, ovviamente sono abbastanza indignato per gli insulti rivolti alla povera luxuria ma il discorso sarebbe ai miei occhi tanto lungo quanto scontato.
Il problema non sta certo nella sessualità della parlamentare, quanto nel modo di vivere la sessualità di quella che si è lamentata.
Tanta "indignazione" per essere nel bagno con quello che si considera un'uomo ? accidenti! Mi chiedo proprio come faccia a scopare sta tizzia ... pensa che "indignazione" farsi vedere addirittura nuda ! Ah già, ma se quello è il tuo partner cambia tutto ... che tristezza.
Perché invece di indignazione non parla invece di intolleranza ? Alla tipa gli da fastidio stare in bagno con un uomo (Che poi vorrei dire, non è che non ci stanno le porte ... o lavarsi le mani è una cosa privata ?) ed allora lui se ne deve andare fuori.
Ai maschi allora magari da fastidio lavarsi le mani davanti ad una donna (Non credo proprio), e quindi la buttano fuori.
Morale: Luxuria non può andare in bagno perché alla gente da fastidio il suo orientamento sessuale. Ma dove cazzo è stato scritto che le femmine ed i maschi debbano andare in bagno separatamente ? Che non debbano vedersi nudi e che ci sono cose che possono fare assieme ed altre no, proporzionalmente alla propria intimità .. che ristrettezza mentale e morale, che dipendenza dai luoghi comuni imposti da piccoli.
Forse alla parlamentare piace Luxuria ed è per questo che non vuole andare al bagno insieme a lei ...
Cazzo, non riesco nemmeno a spiegarlo bene un concetto che per me è tanto cristallino ... è un pò come spiegare perché sorge il sole ogni mattina ... PERCHE' SI !

martedì, ottobre 24, 2006

Idiota

..Dan Harrow..
Ma può esistere un primate cosi demente ?
Un tale cazzaro beota ?
Se anche recitasse per soldi, io non vorrei passare per così testa di cazzo
manco per tutto l'oro del mondo, e parlo da approfittatore.
Non lo farei per una qualche forma di onore o per principio, ma
semplicemente perché non potrei vivere vergognandomi di me stesso.
Madò, che merda di essere ...

lunedì, ottobre 23, 2006

Espiazione

Don Marco commentava tra sé e sé le pagine patinate della rivista sportiva quando la porta del confessionale si aprì, portando luce solare all'interno della cabina e costringendolo a chiudere gli occhi e riporre la rivista.
Quando la porta si chiuse, la luce fioca della tradizionale candela, che il parroco si ostinava a mantenere, divenne l'unica illuminazione presente, rendendo l'atmosfera pacifica tanto quanto cupa.
Attraverso la rete di legno Don Marco impose le mani recitando, assieme con il fedele, "L'atto di dolore", con l'abituale ritualità di chi eseguiva la preghiera decine di volte al giorno; poi chiese cosa quell'uomo aveva da confessargli.

- "Sono qui, padre, perché sto per commettere un grave peccato".

Le parole del religioso erano sentite, il prete lo dalla voce, quasi interrotta da un'emozione soppressa; tuttavia l'esordio di quella confessione era quanto meno inusuale.

- "Cosa intendi dire figliolo ? - Gli chiese amorevolmente - Se non hai ancora peccato nulla di costringe a farlo".

- "Non è così, padre. Ho il dovere morale di peccare, il dovere imposto da ciò che è giusto e che non può più essere rimandato".

Curioso, Don Marco cercò di intravedere il confessante tra i buchi della parete che li separava. Da ciò che vedeva sembrava un'uomo del paese, qualcuno che sicuramente aveva visto più volte ma che non frequentava abbastanza dal riconoscerne la voce.

- "Qual'è il peccato che pensi di dover commettere, allora?" Chiese con una punta di curiosità.

- "Devo uccidere una persona, padre" Rispose secco quello.

Ci fu un'attimo di silenzio.

- "Come scusa ?"

Il prete rimase basito. Pensò di aver capito male ma si rese conto che non era così.

- "Ho detto che devo uccidere un uomo".

Per un'attimo sentì l'impulso di aprire la cabina, andare dall'altra parte e schiaffeggiare quell'uomo che lo prendeva in giro minacciando di commettere omicidio nella casa di Dio.

Ma l'uomo dall'altra parte non stava scherzando; a farlo capire c'era il tono di voce, l'età adulta che quella dimostrava, il peso grave della coscienza che Don Marco aveva imparato a riconoscere, e che quell'uomo portava addosso come un sudario.

- "Perché devi ucciderlo?"

Don Marco pensò che sarebbe stato più urgente sapere chi fosse la vittima, ma aveva paura che quell'uomo potesse andar via, lasciando la propria confessione a metà.

- "Devo farlo padre, perché quell'uomo ha commesso troppe malefatte. Quell'uomo è un criminale, un assassino, un mafioso".

Cercando di non farsi notare il prete spostò la candela in avanti, illuminando maggiormente la cabina.
A Don Marco gli parve di riconoscere un uomo che spesso aveva visto in chiesa, un certo Luca Orsolani, che aveva una moglie gravida che lo accompagnava sempre.

- "E di chi si tratta?" Azzardò il confessore.

- "Di un'uomo che non merita un nome, padre. Dovete sapere che durante gli anni passati quest'uomo ha ucciso molte persone di mano sua. Alcune per affari, altre per spaventare o punire altre persone. Altre ancora, invece, le ha uccise con la droga, diffondendola per le strade, spacciandola lui stesso".

- "Ma sta a Dio decidere della morte di ognuno di noi; non a te, non a me, ma a Dio".

Il fedele dall'altra parte si espose di più alla luce, rivelandosi per l'uomo che Don Marco aveva pensato.

- "Dio lo conoscete meglio di me, padre. Dio perdona, perdona sempre. Lo ha perdonato quando in carcere gli ha fatto fare solo due anni per aver massacrato una famiglia. Lo ha graziato quando è fuggito via dalla città per rifugiarsi dalla questura. Si è come dimenticato di lui mentre passava anni felici sulla terra dove aveva seppellito tanti paesani".

- "Se questo è ciò che Dio a deciso - Incalzò il prete - allora questo devi accettare. Chi sei tu per opporti al volere di Dio?"

L'uomo tornò nell'ombra, come a pensare a quelle parole. Prima di parlare, scosse la testa, a rifiutare quella logica:

- "Padre, voi davvero vorrestre stare accanto ad un uomo del genere? Vorreste davvero vederlo giocare con i bambini, costruire una casetta sull'albero, giocare a calcio in oratorio?"

Don Marco ammise dentro di sé quanto quel pensiero gli fosse avverso. Dentro di lui avrebbe forse gioito della morte di un'assassino mafioso; ma ora indossava la tonaca, e quando la indossava, anche il suo spirito doveva essere all'altezza di ciò che rappresentava.

- "Se è questo che Dio vuole .." Disse ancora, cacciando via ogni cattivo pensiero.

- "Io non posso vivere così, padre. Io devo fare qualcosa! Non permetterò che un simile mostro goda di una lunga vita amorevole, non consentirò a quell'uomo di traviare altre giovani vite, di portarle nell'abisso come suo padre fece con lui".

Don Marco si sentì attaccare da quella voce che ora era irruenta, insofferente alla parola del signore.
Anche lui quasi perse le staffe nel tentativo di far rinsavire l'uomo:

- "Basta, Luca! Basta! Ma non pensi a tua moglie? Non pensi al figlio che state per avere? Se uccidi quell'uomo andrai in gabbia e non potrai più crescerlo, non potrai godere del loro sorriso, del loro abbraccio!"

Per un'attimo il prete si convinse che le sue parole avevano toccato il punto.
Luca rimaneva in silenzio, nell'ombra, forse a ricordare i momenti felici che aveva passato, forse ad immaginare quelli che lo attendevano.
Poi, sommessamente, cominciò a ridere.
La risata si fece più forte, udibile anche fuori dalla cabina. Una risata cupa, tenebrosa nel suo schernimento.

- "Si, padre, ci penso. Ci penso sempre".

Luca si alzò ed uscì dal confessionale.
La chiesa era vuota in quel pomeriggio di giugno. L'altare immacolato sotto la navata dipinta. L'odore del ciliegio delle panche unito a quello dell'incenso riempiva l'aria.
Il freddo metallo tra le dita.
Luca portò la pistola alla tempia e tirò indietro il cane.
Il boato risuonò come una campana tra i dipinti del Cristo e le colombe che spaventate volarono via dai loro nidi.
Il sangue aveva lavato via ogni peccato.
Suo figlio. Suo figlio si, sarebbe stato un'innocente.

domenica, ottobre 22, 2006

Wow TCG

Oggi ho fatto il Worldwide Launch del gioco di carte di WoW, ovvero World of Warcraft.
Il gioco mi piace molto ed infatti sto già facendo il mazzo Ally ed il mazzo Horde, rispettivamente con l'eroe Paladino e Rouge ^_^
Per chi vuole imparare a giocare può visitare il sito della UDE e scaricarsi il manuale, il gioco è davvero facile e non c'è bisogno di sapere nulla del videogame per imparare.
Il sito è qui.
Ad ogni modo la cosa veramente bella è la maglietta che è di qualità superiore a quelle che di norma ho visto vincere nei tornei sia di Versus che di Magic. E' tutta grigio canna con davanti, spostato lateralmente in basso il primo piano di un troll che in mano ha un deck luminoso, mentre dietro c'è ovviamente il simbolo di WoW con scritto "Worldwide Launch"
, il che rende la maglietta disponibile solo ai presenti all'evento (ok,ok, anche a chi la compra su e-bay :P).
Dopo la breve dimostrazione (Che io e Marco abbiamo bigiato sapendo già le regole..) abbiamo fatto due tornei da 4 giocatori ad eliminazione diretta.
Io ho perso la finale del primo mentre il secondo torneo l'ho vinto in finale con Marco, tirando un dado e facendo 3 contro il suo 2, era veramente tardi per farci un'altra partita :P
Marco ha vinto invece il primo torneo, mentre Alessia li ha perso tutti e due solo che il primo era contro di me, mentre il secondo ha veramente fatto lo stronzo mezzo-barando, che se c'ero io gli facevo passare la voglia ... !!!
Per rimediare comunque lei ha beccato 2 promo anziché una. Quella in più forse la convinco a darla a Valerio che non è potuto venire, credo li farebbe piacere :)
Morale: Giocate a WoW. E' veloce, è nuovo e molto carino .. più di Naruto secondo me.

giovedì, ottobre 19, 2006

Daisy e Queen

Daisy si portò il pesante piumone rosa fin sopra alla testa, coprendo per intero il suo piccolo corpo appena undicenne.
Si ricordava di un tempo in cui il solo peso di quella coperta aveva il potere di farla sentire protetta, invisibile ai mostri che dominavano le tenebre della sua casa.
Con le sue piccole mani poteva avvolgersi in quel tepore rincuorante, tagliandosi fuori dal mondo, scomparendo da ogni dolore e paura.
Era stato così per tanto tempo, fino a quando il mostro più pauroso di tutti non l'aveva scoperta, strappandole via il piumone con la sua forza dirompente, rivelando la fragilità di ogni sua sicurezza. Ogni speranza sparì come una barchetta di carta gettata in un tifone.
Quella notte era venerdì, il primo venerdì del mese, e Daisy sapeva che il mostro sarebbe tornato.
Avrebbe preso possesso di suo padre e le avrebbe fatto del male, tra le risa e gli scherni immersi in quell'orrendo alito sapor di alcol.
Quante volte aveva tentato di parlarne con qualcuno?
Aveva fatto disegni del mostro a scuola, ma la maestra aveva detto che non erano belli, e l'aveva detto a suo padre.
Aveva pianto in braccio a Don Mattia la domenica pomeriggio in oratorio, ma gli aveva poi mentito, dicendo che si era fatta male giocando, per la troppa paura e vergogna.
L'unica che le aveva creduto era Queen, la sua cara amica Queen, che l'aveva consolata dopo ogni venerdì sera, che le aveva dato la forza di resistere, le aveva insegnato a scomparire, a scappare via dai mostri seguendo le vie dei sogni e dei desideri.
Daisy abbracciò le proprie ginocchia, stringendole contro il petto ancora più forte di prima, cercando di non respirare.
Attraverso le maglie della coperta poteva vedere i numeri rossi della sveglia segnare le due, l'ora in cui il mostro le faceva visita.
Chiuse gli occhi pensando a Queen. Lei le aveva detto che questa sarebbe stata l'ultima volta, che questa notte qualcosa sarebbe cambiato.

- "Cosa vuoi dire?" Le aveva chiesto dopo quelle rivelazioni, ma lei aveva scrollato le spalle e le aveva detto di stare sotto le coperte, come faceva da bambina.

- "Non devi avere paura Daisy, - L'aveva confortata Queen - Questa notte sarà l'ultima. Non avere paura".

Daisy non capiva cosa avesse in mente la sua amica, ma quella sua limpida determinazione l'aveva in qualche maniera rassicurata, l'aveva resa un'altra volta più forte.
Quella forza, però, era ora solo un ricordo e l'ansia le aveva attanagliato i fianchi, rendendola rigida come un pezzo di legno.
La porta si aprì lentamente. Un fascio di luce tagliò in due la stanza, illuminando anche il letto, penetrando tra la stoffa della trapunta, scovando Daisy nel suo mondo segreto.
Un passo, pesante quanto l'uomo che stava entrando, invase l'intimità della sua cameretta.
Una voce balbuziente, dall'accento alterato dal vino, la chiamò con falsa gentilezza:

- "Daisy .. piccola mia ... è il tuo paparino .."

Un groppo in gola bloccò il respiro della bambina.

- "Daysiii.. Daisy! Rispondi dai.."

Daisy non riusciva a parlare. Gli occhi le si riempirono di lacrime stoppose, che non volevano scorrere sul suo viso rimanendo lì, bloccate anch'esse.

- "DAISY! - disse ad alta voce il mostro - DAISY NON FARMI ARRABBIARE!"

Contratta, costretta, Daisy si ricordò di dover respirare, ma non ce la faceva. Si sentiva venir meno, si sentiva svenire. Strinse gli occhi più forte che poté, portò la sua mente nei sogni più felici, quelli pieni di fiori e farfalle gialle e azzurre.
Il mostro si avvicinò ancora:

- "Su alzati Daisy, è ora..."

La bambina si alzò sopra il letto, togliendosi le coperte di dosso.
Rimase lì in piedi, nella sua vestaglietta verde con i merletti blu, con lo sguardo fisso negli occhi del mostro e con il taglierino del padre in mano.
Il mostro la guardò seriamente per un attimo, prima di scoppiare a ridere. La osservò di nuovo, con ironia:

- "Cosa vorresti fare piccolina ? Vuoi uccidere tuo padre ? Vuoi uccidere tuo padre, Daisy ?"

La bambina ricambiò lo sguardo del padre, senza ironia, senza odio, senza emozioni.
Parlò con voce calma:

- "No. Non voglio ucciderti. E non sono Daisy".

Queen appoggiò la lama arrugginita al suo gracile collo e tirò via con forza la mano.
Il sangue le ricoprì il corpo, inzuppando l'intero vestito da notte.
La riscaldò, come faceva la coperta che usava da piccola, come faceva l'abbraccio di suo padre.
La riscaldò e la portò via, verso un sogno di fiori e farfalle gialle ed azzurre.
Senza mostri, senza venerdì, senza tempo.
Senza dolore.

lunedì, ottobre 16, 2006

Denuncia per bruttezza

Sassari,si era finta modella in foto

Il sergente Domenico Zumbo pensa di aver coronato il suo sogno: una ragazza così bella, come dimostrano le foto da modella che lei regolarmente invia, non l'aveva mai trovata. Lui è militare a Livorno, lei vive nel Sassarese. La storia a distanza dura finché al primo appuntamento l'uomo scopre che la modella, in realtà in sovrappeso, sfiora al massimo il metro e mezzo. La donna è stata denunciata per truffa.

Bionda, occhi chiari e un corpo statuario. Così si presenta in foto Elisa, 34 anni di Chiaramonti, un centro in provincia di Sassari, al sergente calabrese Domenico Zumbo, 33 anni, originario di Pellaro e di stanza a Livorno. Peccato che la splendida Elisa, come l'aspirante modella si fa chiamare, sia invece Annalisa, un tipo decisamente mediterraneo: qualche chilo in più e alta non proprio come una valchiria.

Un amore costoso
Domenico Zumbo l'ha denuncia per truffa, accusandola di avergli carpito con l'inganno 25mila euro tra soldi, regali e il denaro per raggiungere la Sardegna per incontri (ed ora si capisce il perché) più volte rimandati.

Galeotto fu il telefono
I due si conoscono per caso nel giugno 2001, complice l'assenza di un commilitone di Domenico: non avendolo trovato, Annalisa si trattiene piacevolmente con il sergente calabrese. Nasce così una reciproca simpatia. Come non innamorarsi alla vista di questa bellezza mozzafiato, pensa il militare. L'uomo arriva a progettare un futuro comune con la presunta modella.

Regali costosi e denaro partono periodicamente da Livorno per Sassari, dove la ragazza dice di abitare, in via Angioy al numero 3. Per tre o quattro volte i due si danno anche appuntamenti, incontri che, però, saltano sempre all'ultimo minuto. "Non mi sento ancora pronta", si giustifica lei. Fino al giorno in cui, nel giugno 2002, il sergente conosce la vera Elisa, cioè Annalisa che vive a Chiaramonti e soprattutto non fa la modella.

"E' stata una cura ormonale", cerca di giustificarsi la donna dalle fattezze non proprio classiche.

L'uomo la denuncia alla Procura a Sassari per truffa. Il legale di Annalisa sostiene che il giovane volontariamente le inviava i regali e il denaro. La donna, fa sapere il suo avvocato, ha comunque sottoscritto un impegno formale per restituire all'innamorato deluso la somma richiesta. La prossima udienza è fissata per il 12 dicembre.

domenica, ottobre 15, 2006

sabato, ottobre 14, 2006

Karoo photo


Basta con questa pseudo-scobofobia! Per festeggiare il venturo anno di età del mio inutilissimo blog mi posto una foto, anche se un pò dissimulata per nascondere i miei tentacoli e le pustole da lebbra. (p.s. lo so che è un pò vecchia. Il cane si chiama Elly)

Sognando

- "Era molto tempo che non riuscivo a dormire così bene" confessò Lucio alla moglie Marisa quando si alzò dal letto la mattina successiva.
Lei gli sorrise e si alzò per preparare la colazione, mettendo in mostra la sopraffina sottoveste rosata che le scendeva fino a metà coscia.
Rimanendo nel letto, sorseggiando il caffé-latte dal delicato servizio di porcellana, Lucio decise di raccontare il sogno dal quale si era appena destato.
- "Era veramente terribile. Sarebbe stato un'incubo se nel sogno non fossi stato a proprio agio, abituato a quel mondo in guerra; a fuggire e nascondersi nelle vie sotterranee, ad evitare ogni contatto, ogni coinvolgimento"
La moglie ascoltava il racconto del marito con molta attenzione mentre masticava lentamente un biscotto di pastafrolla.
- "Ma che guerra era?" Chiese mimando distrazione.
- "Una guerra orrenda, - continuò lui, sorridendo al pensiero che fosse stato tutto un sogno, - una guerra con un nemico superiore, con armi di portata allucinante, che aveva seminato distruzione in tutte le città. Gli unici di noi rimasti vagavano tra le macerie cercando solo di sopravvivere, di non farsi vedere"
"E tu non avevi paura?" Chiese ancora la donna. Poi si alzò e cominciò con calma a scegliersi i vestiti.
Mentre il marito rispondeva, si recò in bagno per lavarsi, lasciando aperta la porta.
- "Continua, ti sento .."
- "Dicevo che avevo molta paura, ma anche consapevolezza. Sapevo che rimanere nascosto era l'unica soluzione per evitare di scomparire. Un sogno notevolmente complesso, devo ammettere; strano che lo ricordi ancora così bene .."
Il rumore del lavandino si unì alla routine mattutina di Marisa mentre con lo sapazzolino in bocca cercò di porre altre domande a Lucio.
- "A volte capita. Una volta ho sognato tutta un'altra vita in cui ero un gatto"
- "Davvero curioso"
- "Già. Ma perché dovevi stare nascosto? Ancora non ho capito bene"
Lucio posò la tazza sul vassoio d'argento ed allungò il braccio per aprire le tapparelle, innondando la stanza di luce. Con il sole perfettamente davanti alla finestra, fuori non si vedeva nulla.
Non gli andava di alzarsi; si girò tra le lenzuola coprendosi a bozzo mentre continuava a spiegare.
- "Perché io conoscevo un segreto. Ero uno importante... come un colonnello o qualcosa del genere... e i nemici volevano catturarmi per strapparmi via questo segreto che io sapevo"
Lo scroscio dell'acqua cessò e Marisa uscì dal bagno asciugandosi il volto. Preso un bel respiro, cominciò a vestirsi con gli abiti che aveva posato sul letto prima.
- "Hai ragione, sembra più complesso di un semplice sogno"
- "Già"
- "Ma era solo un sogno"
Lucio fece una smorfia da sotto le coperte. Marisa aveva il perenne difetto di sottolineare l'ovvio, cosa che non sopportava. Gli sembrava sempre di parlare solo lui.
- "Comunque che segreto era?" Continuò lei.
- "Il nemico aveva trovato un'arma costruita da noi capace di eliminarci tutti, ma non aveva una chiave, una scheda, qualcosa di simile. Solo io sapevo dov'era"
Abbassando leggermente le coperte per osservare fuori, Lucio vide la moglie girata di spalle indossare i jeans.
Quel movimento tanto abituale la rendeva sensuale e dolce al tempo stesso. Una visione che infondeva energia e pensieri viziosi.
- "Certo che ne hai di fantasia"
- "Si bhé, nel sonno tutti ne hanno"
- "Immagino di si"
Marisa prese la borsa dal comò e ne controllò velocemente il contenuto, poi la mise sottobraccio.
- "Bhe, ma alla fine che succede ?"
- "Finisce male. Stavo per essere catturato quando mi sono svegliato"
- "Probabilmente ero io che ti abbracciavo" Disse lei sorridendo.
- "Forse. E' una spiegazione"
Lucio sorrise tra sé e sé mentre con la mano controllava la crescita della propria barba mettendosi seduto appoggiato sui cuscini.
- "E la vuoi sapere una cosa assurda?" Chiese guardando il proprio ventre sotto lenzuola.
- "Cosa?" Chiese lei sulla soglia della stanza da letto.
- "Ero sicuro che la chiave non l'avrebbero mai trovata, perché l'avevo dentro il corpo. Cucita all'interno della pancia. Era una cosa che in qualche modo mi dava sollievo"
- "E' veramente una cosa strana. Avrai mangiato troppo pesante ieri, te l'avevo detto; ti faceva male la pancia" Concluse lei. Poi, mentre stava per uscire di casa, si voltò verso la stanza.
- "Ti amo, lo sai?"
La voce del marito arrivò dal letto, con tono dolce ma anche abitudinario:
- "Anche io cara" Rispose.
Marisa uscì di casa.
Attraversò con passo svelto tutto il corridoio della base, superando finestre di controllo, telecamere di sorveglianza, guardie armate e droni-guardia.
Entrò velocemente nella stanza 199, usando il suo pass di controllo.
Quando la porta si aprì, vari uomini in divisa militare e scienziati in camice bianco la guardarono con un sorriso di soddisfazione.
Lei non sorrideva. Li guardò uno ad uno, poi disse con voce atona:
- "E' dentro di lui. Basterà un'operazione di routine"
Gli uomini non aspettavano altro. Si misero subito a lavoro alle console ed al telefono per pianificare il tutto.
Marisa guardò con sguardo leggermente triste il graduato che gli stava più vicino.
- "Lascerete attivo il trattamento allucinogeno dopo l'operazione?"
Il soldato la guardò come se non avesse capito il senso della domanda.
Marisa abbassò gli occhi.
- "No, scusami. Fa come se non avessi detto niente"

Sto scrivendo questi raccontini anche sul forum di LiT, perché li legge più gente (penso ..).
La mia voglia di scrivere aumenta con il numero di gente che legge. Chissà se è una cosa positiva o meno.

Way out



giovedì, ottobre 12, 2006

Idiota

"Il problema è che se tu vai a dire ' io non ho i soldi per mangiare, mentre quel tizio là ha solo dovuto vendere una delle sue due Rolls ' , ti rispondono che non puoi capire, che il problema è complesso.
Beh, ecco la spiegazione dei misteri dell'economia: Il problema NON E' complesso! E' semplicissimo! Lo capirebbe anche un idiota: Basta prendere il denaro ai ricchi e distribuirlo ai poveri.
Il problema vero è che nessuno chiede mai un parere a quell'idiota.
Ed è così per tutto! Le bombe atomiche? Sono pericolose, buttatele via! L'AIDS? Tutti i soldi spesi per gli armamenti e le pubblicità di merendine d'ora in poi vanno alla ricerca scientifica! E così via.
Non esiste al mondo un problema tanto complesso che non possa essere risolto da un idiota.
E' che tanto ti raccontano un sacco di balle, sempre! E tu ci credi! Sei talmente abituato alle balle che ti raccontano che non ti viene neanche più in mente di metterle in discussione, e finisci per convincerti anche tu che ' il problema è complesso ' e che tanto non ci puoi fare niente!"

[...]

"Sta finendo la benzina ..."
"Prima o poi finirà per tutti, la benzina. Bisogna essere dei cretini per fondare l'intero sistema mondiale dei trasporti su una risorsa limitata come il petrolio!
Sai perché le auto vanno a benzina e non ad acqua? Uno pensa che le abbiano provate tutte, prima di scegliere, e che il motore scoppio sia risultato il sistema tecnologicamente migliore, o se non altro il meno peggio, e invece era proprio il peggio!
I motori a vapore andavano meglio, non avevano problemi di rifornimento ed erano più sicuri, ma nel 1914 in america ci fu un'epidemia di afta epizootica, sai quella mallattia degli animali, e per evitare il contagio furono eliminati tutti gli abeveratori per cavalli e bestiame. Peccato che fossero anche i principali "distributori" per le auto a vapore, che restarono a secco; e il grande successo tecnologico del motore a benzina cominciò così! Tu pensa in che mondo del cavolo viviamo, tu pensa!
E non pensi a come potrebbe essere pericoloso il fatto che gli inglesi guidano a sinistra? Per fortuna anche LE inglesi guidano a sinistra.
Che poi sai da cosa deriva l'usanza di tenere la sinistra? Dal fatto che fin dal medioevo, e anche prima, la spada si portava al fianco sinistro, quindi se si camminava sulla sinistra si evitava di sbattere la prpria spada contro quella del tale del senso opposto. Semplice e stupidissimo, come ogni cosa!"

Groucho

mercoledì, ottobre 11, 2006

La verità

"Ci tengo a congratularmi con voi.
Avete raggiunto l'obiettivo che molti prima di voi hanno mancato.
Un proiettile in mezzo agli occhi sarebbe stato mille volte più onorevole.
Mi avete insegnato parecchio in questi nove lunghi anni:
a tenermi per me le mie vittorie visto che nessuno segnava il punteggio;
a intuire che i falsi non temono la verità se sono circondati da falsi;
che il diavolo è un uomo con un progetto diabolico ma il male, quello vero, nasce dal
collaborazionismo delgi uomini, come oggi avete ampiamente dimostrato.
Sapete qual'è stata la mia vera colpa ?
Credere che la verità non si potesse nascondere.
Che dovesse venire a galla, e che le menzogne non avessero vita lunga.
Il punto è che ci credo ancora.
Per quanto continuiate a insabbiarla la verità è dietro l'angolo, e se ne infischia dei vostri giochetti, vuole uscire allo scoperto;
ve ne accorgerete tutti.
Busserà alla vostra porta come ha bussato alla mia;
accecante come un lampo di luce.
Avete presente quell'emicrania che ti strangola il cercello ?
Ero questo per voi,
ma mi avete sconfitto, tagliandovi la testa".

F. Mulder

martedì, ottobre 10, 2006

Romix 2006

Ci sono un pò di foto nella sezione album, qui.
Ne aggiungerò altre in seguito ..

Notizie...

Lasciatemi commentare un paio di notizie degli ultimi giorni:

Il Garante per la Privacy ha deciso di bloccare il servizio delle "Iene" sul test antidroga a 50 deputati che avrebbe dovuto andare in onda questa sera su Italia Uno. Con un espediente, l'inviato della trasmissione ha sottoposto gli onorevoli a un tampone antidroga in grado di testare l'assunzione di stupefacenti nelle ultime 36 ore. Dai controlli sono risultati positivi sedici onorevoli (dodici alla cannabis, quattro alla cocaina)

Ma che tristezza. Possibile che dei politici che ci "governano" non possiamo neanche sapere se quando votano sono strafatti oppure no ? E' una vergogna. Se si fosse trattato di semplici personaggi famosi o addirittura persone comuni, il garante se ne sarebbe lavato tranquillamente le mani. Negli USA non puoi divenire nemmeno presidente se non hai una facciata famigliare impeccabile (Esagerato, concordo), ma che in Italia un drogato, non tanto di cannabis ma di cocaina, possa avere la sua poltrona in politica è una vergogna ..

La Corea del Nord torna a minacciare l'uso di testate atomiche se gli Usa non riprenderanno i colloqui. Nuovo incontro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sul tavolo le sanzioni contro il regime di Pyongyang.

Ed ecco l'ultimo arrivato alla corsa di "chi ce l'ha più grosso", la Corea del Sud.
Accidenti! Ma come si permette questa nazioncina a costruire missili nucleari senza il permesso di mamma USA ? Ops, volevo dire ONU (Non ho ancora capito bene la differenza).
Devo dire che l'ONU ha comunque dato fondo a tutte le sue risorse celebrali per tirare fuori un percorso di dialogo convincente: le miancce.
Ma dico, se addirittura la RUSSIA afferma che le minacce non sono un dialogo produttivo, credo proprio che l'ONU debba rivedere un pò le sue meccaniche di mediazione internazionale.
Ma poi, caxxo, sta Corea del Sud ... ma non poteva fare come tutti e mascherare un pò sti missili con un programma per le centrali nucleari come fanno tutti ? No! Lei doveva fare la nazione onesta e far vedere a tutti i suoi nuovi missiloni ammazza-persone appena costruiti.
Ed ora fa anche i test! Ma per testare cosa, caxxo ? Che funzionano ? Non è molto intelligente testare un prodotto se per farlo devi distruggerlo. Va bene, funzionava .. ed ora ?
Bho. Senza contare i danni ecologici, ma daltronde chi se ne frega no ?
Che la Corea del Sud andasse a fare in culo. E' ovvio che se le bombe non le dovrebbe avere nessuno, ma il fatto che le abbia una nazione barbara e demente come la Corea fa comunque preoccupare di più, non ammetterlo sarebbe ipocrisia.

Una giovane è stata arrestata in Pennsylvania per avere usato, durante un litigio, il suo neonato di quattro settimane come un'arma contro il fidanzato e padre del bimbo. Chytoria Graham ha lanciato il bebè contro l'uomo e lo ha colpito: il piccolo ha subito una frattura del cranio e un trauma al cervello ed è ora ricoverato in gravi condizioni. Le autorità hanno prelevato dall'abitazione anche altri 4 figli.
La donna finita in cella, Chytoria Graham, ha letteralmente lanciato il bebè contro l'uomo e lo ha colpito: il piccolo ha subito una frattura del cranio e un trauma al cervello ed è ora ricoverato in gravi condizioni al Children's Hospital di Pittsburgh. I medici sono riusciti a stabilizzare le condizioni del piccolo. La madre è invece finita in carcere, accusata di lesioni gravi e di altri reati. Portati via dalle autorità gli altri quattro figli della coppia, sottraendoli alle cure della madre e affidandoli ai servizi sociali.

In un paese dittatoriale immagino che sarebbe possibile far eseguire un test psicologico alle donne prima di permetterle di dare alla luce un figlio. La cosa non risolverebbe affatto problemi del genere, ma non pare tanto assurda, vero ?

Riguardo quanto accaduto invece a Gilgil, un piccolo centro a un centinaio di chilometri a nord ovest di Nairobi, un tribunale civile ha condannato la giovane coppia a 18 mesi di reclusione senza condizionale. Curiosità e rumori hanno tradito i due. Un fedele un pò curioso, infatti, è stato attratto da alcuni rantoli che provenivano da uno degli angoli più bui della moschea. Vi si è recato e ha trovato i giovani che facevano l'amore, apparentemente con grande gioia. Inflessibile, ha chiamato la polizia. La coppia ha allora cercato di giustificarsi. Lui, Peter Kimani, ha detto che era ubriaco, e credeva di essere in un albergo. Lei, Jennifer Waurimu, ha ammesso che era talmente sbronza da non avere la più pallida idea di dove si trovasse. I "colpevoli", che non sarebbero di religione musulmana, hanno chiesto scusa alla Corte, chiedendole di dar prova di bontà. Ma il giudice non l'ha pensata in tal modo: "Avere relazioni sessuali in una moschea è atto abominevole e contrario alla religione", ha sentenziato. E quindi inflitto 18 mesi di carcere a ciascuno dei due peccatori.

Evviva questo giudice che ci ha salvaguardato ancora una volta dalla blasfemia e l'immoralità di un gesto che NESSUNO compie mai se non con le dovute liturgie e dogmi previsti dalle varie religioni del caxxo. Amen ^_^

Con questa chiudo, altrimenti potrei andare avanti per milioni di giga.

Laurea!

Un traguardo che pochi anche solo ambiscono è stato raggiunto da un mio carissimo amico
grazie al puto intelletto e al duro lavoro, e non ad una vacua memoria o al semplice ripeter
di lezioni come molti fanno in questa stupida nazione.
Sono contento perché vedo una giusta premiazione in un mondo che di rado ne da.
Sono contento perché tramite le vittorie dei miei compagni, anche io vinco un pò con loro.
Mi sarebbe paciuto essere più presente, più coinvolto, ma per tante ragioni non lo sono
stato. Me ne rammarico un pò, perché per gran parte la colpa è mia, ma posso essere
ben contento della contentezza altrui, oggi.

EVVIVA STEFANO !!!!

lunedì, ottobre 09, 2006

Valerio "Jack Sparrow" Mercolini


ROMA - Il termine tecnico non è ancora entrato nei vocabolari italiani, ma probabilmente non dovremo aspettare a lungo. Sono infatti migliaia i ragazzi che praticano il 'Cosplay', la pratica di travestirsi come i personaggi tratti da storie di fantasia. Se fino a pochi anni fa la pratica, nata in Giappone, non era diffusissima, domenica 8 ottobre sono stati in centinaia i ragazzi vestiti di tutto punto e provenienti da ogni parte d'Italia che hanno affollato la Fiera di Roma, dove si è svolta la giornata conclusiva di 'Romics', il festival del fumetto e dell'animazione. Tra i tanti eventi, infatti, c'era la finale della sfida 'cosplay' italiana,i cui vincitori andranno a rappresentare il nostro paese al World Cosplay Summit del 2007 in Giappone.

"Il termine cosplay - spiega Luca Vanzella, sceneggiatore e grafico che sul fenomeno ha scritto un libro dal titolo "Cosplay culture, fenomenologia del costume player italiano" (Tunué, 2005) - deriva dall'abbreviazione di costume e play, cioè gioco del costume, e l'espressione indica sia l'azione del travestirsi (fare cosplay) che il costume (essere in cosplay). Un cosplayer - aggiunge - è chi abitualmente pratica il cosplay". Per il travestimento non ci si può limitare a un mantello o a una maschera, ma bisogna essere il più possibile fedeli al personaggio che si imita (molti ragazzi, per dimostrare la propria somiglianza, portano con sé un'immagine del beniamino tratta da cartoni animati o fumetti). Il fenomeno, certamente molto particolare, si sta diffondendo a macchia d'olio tra gli appassionati di fumetti, cinema d'animazione, videogiochi e giochi di ruolo.

I cosplayers non si limitano a creare i vestiti nei giorni precedenti alle diverse manifestazioni, ma sono attivi tutto l'anno, perché riprodurre con precisione maniacale tutti i particolari di questo o quel cartone animato può richiedere anche mesi di lavoro. C'è chi si avvale dell'aiuto della nonna che sa cucire e chi dei genitori: tanti, ad esempio, quelli impegnati in operazioni di confezionamento di gioielli e costruzioni di armi laser. Costumi che, di anno in anno, diventano sempre più elaborati, che arrivano a costare anche centinaia di euro.

Il 'Cosplay' è una tradizione giapponese: è lì, infatti, che vengono creati la maggior parte dei fumetti (manga) e dei cartoni animati (anime) imitati dai ragazzi di tutto il mondo. Spiega ancora Vanzella che "molti riconoscono nel primo concorso svoltosi a 'Lucca comics & games' nel 1997 l'inizio ufficiale del cosplay in Italia, per via del ruolo centrale che questa manifestazione svolge tra gli appassionati". Ma non dimentichiamo che già negli anni Settanta migliaia di appassionati di Star Trek, negli Stati Uniti come in Europa, iniziarono a imitare i personaggi della saga. I cosplayer sono in maggioranza donne (tre su cinque) con età media tra i 15 e i 35 anni e cultura medio-alta. Frequentano abitualmente internet, da dove traggono informazioni e consigli per il confezionamento del vestito e si scambiano informazioni sui propri personaggi preferiti. In Italia i cosplayer abituali sono almeno 1500.

E così in occasione dell'evento italiano nei viali intorno alla Fiera di Roma si sono viste sfilare ragazze con uniformi scolastiche giapponesi parlare al cellulare, guerrieri post-atomici salire sull'autobus e elfi e maghi ordinare un panino e una birra al bar. La sfilata, alla quale hanno partecipato oltre 1500 spettatori per più di due ore di spettacolo, ha visto avvicendarsi sul palco ragazzi e ragazze che hanno presentato i propri costumi, dando vita anche a brevi scenette con tanto di danze, musica, combattimenti. La giuria, composta da esperti del settore e da 'Naruse', in rappresentanza della tv giapponese Aichi Television che organizza i World Cosplay Summit, ha scelto i finalisti che l'anno prossimo anno voleranno in Giappone, a Nagoya, per rappresentare l'Italia. Si tratta del sogno di ogni cosplayer: andare dove il fenomeno è nato e confrontarsi con gli appassionati di tutto il mondo.

"Negli ultimi giorni - spiegano gli organizzatori di Romics - sono arrivati in Fiera oltre 65mila persone, e di queste almeno duemila erano mascherate di tutto punto. Tra i cosplayer, si sono iscritti al concorso in 400 e ne sono stati selezionati per la finale 70". Le semifinali, che si sono svolte durante la settimana, consistevano in un accreditamento dei partecipanti e in un'accurata analisi dei costumi da parte dei giurati. Poi, la finale vera e propria che si è svolta domenica pomeriggio. Non molti lo sanno, ma i cosplayer italiani in campo internazionale sono molto famosi: nel 2005 hanno vinto il campionato mondiale e nel 2006 si sono classificati terzi.

Tra i personaggi che hanno sfilato, quelli tratti dal Signore degli Anelli, da Star Wars, Dragon Ball, Final Fantasy ma anche Willy Wonka, Sakura, il temibile pirata Jack Sparrow e Sailor Moon, solo per citarne alcuni. Durante tutta la lunga sfilata i fan erano completamente in delirio: centinaia di macchinette fotografiche scattavano flash a ripetizione, tanti urlavano, si stupivano, analizzavano i singoli dettagli, con i cosplayer che, terminata la propria esibizione, erano ben contenti di prestarsi ad autografi, consigli e foto di gruppo.

A vincere la gara (e quindi ad aggiudicarsi un viaggio in Giappone per rappresentare l'Italia) sono state due diciottenni: Verena e Maria, arrivate a Roma dalla provincia di Macerata, travestite da due personaggi di "Magic knight allies". "Non ci speravamo proprio - raccontano, mentre sul palco intorno a loro si raduna una vera e propria folla in cerca di foto e autografi - perché la gara era molto agguerrita, ma abbiamo sperato fino alla fine. Abbiamo impiegato oltre un mese per cucire il costume, è davvero un sogno che si avvera". Tra gli altri sono stati premiati anche i ragazzi che impersonavano Van Helsing, la Foresta dei pugnali volanti, Trinity Blood e Final Fantasy 10.

Naturalmente soddisfatti gli organizzatori della manifestazione, che si sono anche meravigliati del fatto che tra i personaggi ce n'erano molti che in Italia non sono conosciuti: "Grazie internet - hanno spiegato - i ragazzi riescono a vedere in anteprima le puntate che escono in Giappone e quindi riescono a stare al passo con le nuove tendenze. È incredibile vedere quanto i cosplayers riescano a immedesimarsi e ad amare la cultura nipponica: molti di loro imparano i dialoghi in giapponese a memoria, e non sono pochi quelli che s'iscrivono a corsi di lingua".

di Daniele Semeraro(9 ottobre 2006)

Seeker

domenica, ottobre 08, 2006

Raduno di LiT

Ieri sono stato al primo raduno ufficiale di Lux In Tenebra, il play by forum nel quale gioco da un pò ..
E' stato il primmo raduno al quale ho partecipato, almeno credo avendo la memoria di un pesce rosso ... ma che mi ricordi ho incontrato solo un'altra volta qualcuno conosciuto su internet.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno andai a piazza Bologna per incontrare una ragazza .. proprio così, per sapere cosa si provava a portare internet nella realtà.
E' stata un'esperienza stramba, più che altro la conferma di ciò che pensavo .. conoscersi su internet non ha nessuna connessione con il conoscersi di persona.
Ad ogni modo il raduno è stato diverso; non era l'incontro tra due persone ma il ritrovo di un gruppo di gioco, legato in maniera molto diversa.
E' sempre interessante vedere come la fisicità di una persona sia diversa da quella che ti immagini quando leggi i suoi scritti al computer.
Prendiamo Baran, ad esempio, me la sarei immaginata più come L'araldo, e vice versa . chi sa perché ? Non so nemmeno io !
Bé, un'altra esperienza è passata e mi sono divertito molto, peccato se ne possa fare solo un all'anno per ora !
La cosa più bella comunque sono stati Alessio e Livia, due bambini troooooppo carini.
Se un giorno decido di rapire qualcuno so già da chi andare ! (non è una battuta, io chiuderei le finestre ...)

lunedì, ottobre 02, 2006

Fumo



Sensazione

Strano, anche se ormai è il due Ottobre mi sento come se fosse il ancora il primo; anzi mi sento come fosse il pirmo gennaio di un qualche nuovo anno.
Ho addosso quella sensazione di epifania che ti mette in qualche modo in comunione con il mondo;
quella strana e falsa impressione di avere tutta la vita nel palmo della propria mano, il controllo totale degli eventi, il poterne ammirare il perfetto equilibrio che le governa e del quale siamo i fautori.
La sindrome di capodanno, dopo il quale tutto ricomincia ma con una impronta diversa.
Si può fare tutto il primo dell'anno: propositi, fioretti, promesse, cambiamenti. Si è certi che ogni stortura possa essere sanata con la semplice volontà del quale siamo empi.
Eppure è solo un'altro fottuto Ottobre.
Quanti ne ho passati ? non così tanti alla fin fine, non rispetto ad un matusa o ai miei genitori.
Ottobre ... mese mai preso in considerazione. Non ci è nato nessuno del quale mi interessi mi pare. Forse mio padre, non ricordo mica bene.
Ad ogni modo è una bella sensazione, solo che la si vorrebbe condividere con qualcosa di meglio di un blog. Cosa ci posso fare se le sensazioni positive mi saltano addosso solo dalle 2:30 alle 3:00 ? E' per questo che ho la fama del cinico bastardo. Se mi vedessero di notte, forse avrei la fama del filosofo da quattro soldi fallito da strapazzo.
Niente affatto male, forse potrei unire le due cose per diventare uno di quei personaggi di nicchia, da serial televisivo di seconda serata seguito da una fascia dai 18 ai 30.
Che ne so, l'ho detto che è una sensazione strana.
Bà, bell'inizio di mensilità. Devo ammettere che a Settembre ho scritto una cifra ma non credo che replicherò per questo mese da strapazzo.
Poi chissà, alla fine .... ma chi se ne frega !

Sonno leggero

A conto i fatti, lo posto anche qui, tanto per iniziare con Ottobre ..

Durante le ultime ore della notte, mentre Lucia gli dormiva accanto avvolta nella pace dei suoi sogni, Marco si svegliò di colpo, sbarrando gli occhi.
Era la terza notte che gli succedeva. Ogni volta esattamente alle cinque e un quarto del mattino, ed ogni volta rimaneva immobile, incapace di muoversi, paralizzato da quella stessa forza ignota che lo costringeva a destarsi di sorpresa.
La pupilla raggiunse la coda dell'occhio ma il buio non gli permise di vedere la sveglia, per confermare l'ora.
Avrebbe voluto chiuderli, quegli gli occhi; e girarsi da un lato, ma non poteva. Voleva con tutte le sue forze ignorare quell'evento e tornare a dormire, ma era impotente di fronte al suo stesso corpo che inesorabile s'irrigidiva, rifiutava la sua volontà isolando la sua mente.
Si concentrò allora sul respiro.
L'aria entrava ed usciva dai suoi polmoni e lui poteva sentirla penetrare nella sua bocca, scivolare giù per la gola attraverso la laringe e la trachea ed alimentare il suo sangue.
L'unico rumore che udiva era il battito pacifico del suo cuore.
Ogni contrazione lo riempiva di sangue, emettendo un suono cupo. Ad ogni tono breve immaginava le sue valvole chiudersi, il suo sangue cambiare, il cuore purgarsi.
Tum tum, Tum tum.
Lo faceva sentire sporco, pieno di scorie.
Riuscì a muovere un dito, l'anulare sinistro, quello con l'anello.
Era riuscito a contrarlo per un'attimo, ma ora non si muoveva più.
Aveva freddo, di un freddo osseo che il suo pesante vestito non riusciva ad attenuare. Il freddo di un'autunno interiore che da tre notti o forse più l'accompagnava.
Era ora di alzarsi, era passato del tempo. Forse un'ora, forse meno, ma proprio non ci riusciva.
Sentiva ora i suoi muscoli rilassarsi nuovamente. Il suo cuore faceva meno rumore. Dopo poco non l'udì più.
Smise di pensare al suo respiro. Riuscì a chiudere gli occhi. Si rimise a dormire un sonno senza sogni.
Più in alto, una pioggia violenta batteva sopra di lui.
L'acqua si confondeva con le lacrime sul viso di Lucia, mentre poggiava il suo fiore notturno sulla tomba del marito.
La donna guardò l'orologio da polso che lui le aveva regalato anni prima.
le cinque e quarantacinque.
Mezz'ora dopo l'ora del suo incidente.
Lucia si alzò con fatica dal fango alla base della lapide ed accarezzò con dolcezza quel freddo pezzo di marmo nero.
"Buonanotte amore mio" disse. Poi, si allontanò senza fretta.