giovedì, aprile 17, 2008

MOTOCICLISTA DA GIORNALETTO

Questo individuo, non appena passata la sbronza di Capodanno, corre in
edicola ad acquistare i vari giornali di moto per vedere come saranno le
nuove moto, ed incomincia a costruire castelli in aria e sognare di
vincere il Gran Premio della Flaminia che si correrà la prima domenica di
maggio. Attende con ansia il numero di Motociclismo dove viene fatta la
prova comparativa delle 600 sportive, lo legge avidamente, e scarta in
successione:
la Ducati 749, perchè è bicilindrica e poi le moto italiane gli stanno sul
*****; la Kawasaki 600 perchè, oltre ad essere orribilmente verde, sulla
pista di Calafat (che lui non sa neanche dove sia), è più lenta sul giro
di ben 2 decimi di secondo rispetto la Honda; la Yamaha 600, perchè i
freni nell'uso gravoso in pista allungano di 40 cm lo spazio di frenata
rispetto la Honda; la Suzuki 600, perchè a causa del peso superiore di ben
700 grammi, è più lenta di 15 millisecondi in accelerazione sui 400 metri
rispetto la Honda.

Dopo questa approfondita analisi, corre dal concessionario per permutare
la sua Suzuki GSXR 600 vecchia di 7 mesi, ormai sorpassata dalle nuove
tecnologie Honda, con la nuova CBR 600R; il concessionario gli mostra una
lista d'attesa lunga come la via Appia, ma lui lo corrompe offrendogli la
Suzuki in permuta 3000 euro, un prezzo pari alla metà del valore di
mercato, purchè sia il primo ad avere il nuovo gioiello di Hamamatsu. Il
concessionario ci sta, però vuole la Suzuki subito come pegno in conto
vendita, il motociclista da giornaletto accetta, 2 ore dopo il
concessionario ha rivenduto la Suzuki a 6000 euro, dopo 2 mesi telefona al
motociclista dicendo: le moto stanno arrivando, a proposito ho un cliente
interessato per il tuo Suzuki ma mi offre 2800 euro, che faccio, gliela
do? Il motociclista da giornaletto, strappando la promessa che gli
immatricolino la moto entro il prossimo fine settimana, accetta. Il giorno
fatidico si reca dal concessionario, firma cambiali per 10000 euro,
incassa i 2800 euro della vendita della Suzuki, e sale in sella del nuovo
gioiello di Hamamatsu tra gli sguardi perplessi dei meccanici e del
concessionario e, specchiandosi nella vetrina, si accorge con orrore di
avere indosso una tuta bianco-azzurra ed un casco Fujiwara che non sono
pandant con la scritta che porta sul serbatoio. Torna a casa, e dopo una
notte insonne passata a sfogliare Motosprint, compila una lista della
spesa così fatta: tuta Dainese; casco Shoei; guanti Spidi; stivali
Alpinestars. Torna dal concessionario, che dopo una rapida trattativa gli
procura la mercanzia richiesta in cambio del vecchio abbigliamento
(vecchio per modo di dire, l'aveva comprato 7 mesi prima) e dei 2800 euro
ottenuti dalla vendita della Suzuki; dopo pochi minuti che lui se n'è
andato, l'acquirente del Suzuki, appostato come un falco all'angolo della
strada, entra ed acquista tutta l'attrezzatura usata al prezzo di 400
euro. Felice per essere vestito come i piloti che tutte le domeniche fanno
palpitare i cuori degli appassionati, inizia la delicatissima fase del
rodaggio secondo quanto letto nei manuali di tecnica motociclistica di
Massimo Clarke: si mette sul raccordo anulare, e ne esegue 16 volte il
giro (totale 990 km) ad una velocità compresa tra i 100 ed i 120 km/h.
Dopo 10 ore torna a casa distrutto, e dopo aver letto su Mototecnica i
valori di serraggio delle testate del suo CBR, si addormenta sognando Erv
Kanemoto che gli fa il primo tagliando. In realtà il meccanico del
concessionario si chiama Righetto, e quando lo vede entrare in officina
per il tagliando dei 1000 km dopo solo 2 giorni dall'acquisto della moto
si frega le mani: dopo che il motociclista si è raccomandato tanto sulle
coppie di serraggio della testata, gli cambia l'olio e il filtro, e gli
presenta il conto facendogli credere che gli ha smontato le testate per
lucidargli i condotti; il motociclista da giornaletto è costretto a
vendersi il cellulare per pagare i 500 euro del primo tagliando; nel
frattempo la moto è stata usata per tutta una settimana da Righetto ed i
suoi amici, con impennate, sfrizionate e fuorigiri a più non posso. E'
arrivato il giorno della prima uscita ufficiale: il motociclista da
giornaletto ha tenuto nascosto a tutti l'acquisto del nuovo bolide di
Hamamatsu, e si reca al punto di ritrovo (benzinaio Esso della Flaminia)
per sbalordire gli amici del gruppo con la sua nuova cavalcatura; arrivato
lì, lo sbalodirmento viene a lui, perchè ben 14 dei 18 componenti del
gruppo sono in sella alla nuova, fiammante, introvabile CBR 600R, ed
essendo tutte le moto uguali, ed anche vestiti praticamente uguali,
nessuno riesce a distinguersi.

Dopo aver fatto benzina, preso il caffè, e regolato le sospensioni secondo
quanto suggerito nell'articolo di In Moto, il gruppo selvaggio parte con
destinazione Narni, sgasando come e più che nei box della MotoGP, e
zigzagando fino al secondo ingresso del cimitero di Prima Porta per
scaldare le gomme sui fianchi, dove un vigile li ferma per permettere alle
auto di uscire dal cimitero; mentre aspetta il via libera, il motociclista
guarda i cipressi, si alza sulle punte dei piedi e si tocca i ********,
subito imitato dagli altri amici perchè questo gesto fa tanto Valentino
Rossi, si da una grattatina al culo, controlla per l'ultima volta con la
coda dell'occhio lo stato della spalla del pneumatico posteriore, ingrana
la prima e parte.

Come potete ben capire, sono appena iniziate le prove libere del Gran
Premio della Flaminia che si correrà la prima domenica di maggio. Le prove
vengono usate per testare le moto da poco arrivate dalla factory di
Hamamatsu, metterle a punto, controllare se l'asfalto della Flaminia sia
stato rifatto in qualche curva e verificare le velocità massime con i
rapporti di serie, cosa cui provvedono con l'autovelox alcuni poliziotti
travestiti da commissari di corsa. Non trattandosi di una corsa vera e
propria, arrivare primi non porta alla gloria ma solo ad una grande
soddisfazione morale, e qui tra tutte le CBR600 R 2003 svetta un tipo con
la CBR600 del 1987, tuta gialla con scritta blu, che sta un pò sul *****
agli altri del gruppo perchè si lamenta di essere l'unico con la moto
vecchia, e suo padre non gli vuole comprare almeno la carenatura come
quella nuova. Ma torniamo al protagonista della storia: partito come un
razzo, con tanto di impennata e saluto con la mano al pubblico che assiste
lo show (ovvero contadine che ai bordi della strada raccolgono cicoria e
lumache), stira le marce fino alla sesta fino all'entrata del limitatore
di giri, viene flashato dalla polizia a 230 km/h alla fine del primo
rettilineo, e viene sorpassato da tutto il gruppo alla prima staccata, che
anticipa clamorosamente di 100 metri perchè spaventato dalla troppa
velocità; arriva in curva a 40 km/h con la sesta ancora inserita, apre il
gas e scopre quanto avesse ragione il test di Motorcycle News, secondo il
quale la CBR600 R è un pò vuota in basso; scala di getto 5 marce, riapre
il gas e la moto gli si impenna a 90 gradi, chiude il gas e pinza il freno
davanti invece che quello dietro, la ruota davanti tocca terra bloccata e
scarta, lui lascia il freno e il manubrio inizia ad oscillare impazzito,
anche la ruota posteriore inizia a saltare, si fa 100 metri in preda alle
convulsioni della moto, infine lo sbacchettamento termina e la moto si
ferma a 10 cm dal fosso che costeggia la strada. Il nostro eroe scende,
guarda con terrore se c'è qualcuno che ha assistito alla scena, fa pipì
nel fosso (non senza difficoltà, vista la tuta intera), da un'occhiata
sprezzante all'avantreno della moto, si dice che un'ammortizzare di sterzo
migliore potevano pure montarcelo, regola le sospensioni indurendole al
massimo (così la moto oscillerà di meno), e riparte all'inseguimento del
gruppo, ormai scomparso all'orizzonte. Mentre si produce nel suo massimo
sforzo per recuperare il distacco, durante una piega inaudita alla esse di
Morlupo, viene superato all'esterno da una Suzuki GSXR600 guidata da uno
vestito in maniera familiare... Arrivato ai tornanti che precedono Civita
Castellana, viene passato sul primo tornante da un monocilindrico Gilera
Saturno 600 (quello però col motore 4 valvole ad acqua, che vi
credevate!), e nel secondo tornante da UDITE! UDITE! un bicilindrico
Monster 600 col bauletto; punto nell'orgoglio, tenta una reazione al terzo
tornante, ma dopo aver piegato leggermente più del solito ed aver aperto
il gas un attimo prima, la ruota posteriore perde leggermente aderenza, la
moto scoda dietro di 10 cm, ed invece di mantenere il gas semi aperto e
chiudere la curva in leggera derapata, il cretino chiude tutto facendo
riprendere bruscamente aderenza alla gomma posteriore, che inizia a
scodinzolare (avendo indurito al massimo le
sospensioni) leggermente a destra e sinistra. Stringendo forte le mani sul
manubrio, raddrizza la moto e attraversa frenando tutta la carreggiata
stradale, fermandosi contromano sull'orlo del fosso che costeggia la
Flaminia, mentre i Carabinieri che sono sempre appostati all'uscita di
quel tornante per fare le multe anche se non hai fatto niente, si fregano
le mani. Dopo esser stato multato per guida pericolosa, non senza aver
tentato di spiegare ai Carabinieri che la colpa non era sua, ma delle
gomme già finite, si rimette in sella e si avvia lentamente ai box di
Sassacci; lì trova gli amici del gruppo, riuniti a controllare le gomme,
regolare le sospensioni, e domandarsi chi fossero quel Saturno e quel
Monster che li avevano passati; dopo essersi scambiati le impressioni di
guida, aver sentito il tipo con la tuta gialla lamentarsi perchè la sua
moto non ha la marmitta sotto il codone come quelle nuove, aver concordato
che la CBR600 ha bisogno di un ammortizzatore di sterzo migliore, visto
che il tempo si sta annuvolando le prove libere vengono chiuse lì ed il
gruppo decide di tornare a casa. Sulla via del ritorno, il nostro
intravede a metà di un rettilineo un casco Fujiwara che guida lentamente
un Suzuki GSXR600, scala due marce, apre il gas, si mette in carena, lo
passa sverniciandolo, e viene nuovamente flashato dalla polizia a 230
km/h. Il lunedi, incurante di quanto gli costerà l'uscita del giorno prima
(2 autovelox da 250 euro ciascuno + 100 euro per la guida pericolosa),
vende l'enciclopedia Treccani rilegata in pelle e oro e scende nuovamente
nell'antro di Righetto. Dopo aver letto nella notte le prove comparative
di Tuttomoto, decide di montare le Pirelli Diablo SuperCorsa ed un
ammortizzatore di sterzo WP. Quando ritira la moto, lascia al meccanico
1200 euro più le vecchie gomme, e 10 minuti dopo una suzuki GSXR 600 entra
per cambiare le gomme... Mentre percorre i 5 km per tornare a casa, il suo
istinto fine di colladuatore gli fa apprezzare la progressività della
discesa in piega dei nuovi pneumatici, la tenuta in accelerazione e la
tenacia in frenata; prova a girare qualche pomello dell'ammortizzatore di
sterzo, anche se non sa bene a cosa serva; è contento perchè ha capito che
con questi piccoli particolari la moto sarà molto più prestazionale. La
domenica si presenta sulla pista di Vallelunga dove "si gira", con tutti i
pelucchi di gomma sulla spalla delle gomme nuove, convinto che a fine
giornata non ce ne sarà più traccia causa le grandi pieghe: tra l'altro
dalla lettura del numero di Motociclismo dove viene fatta la prova
comparativa delle 600 sportive sul circuito di Calafat (chissà dove sarà
'sto posto) capisce che Vallelunga è una pista molto simile perchè corta e
contorta, e quindi potrà stare davanti agli altri 600. Arriva alle nove di
mattina, si prenota per il turno delle 17 perchè gli altri sono tutti
pieni, nell'attesa si mette sul muretto dei box a prendere il tempo di
quelli che girano, poi gira per i box e cerca di attaccare bottone facendo
sfoggio di grande cultura motociclistica, sbircia sulle forcelle altrui i
clic di regolazione del freno idraulico, si nutre solo di gatorade per
reintegrare i sali minerali ed evitare di appesantirsi troppo, ricontrolla
100 volte la taratura delle proprie sospensioni afferrando il manubrio di
lato e spingendo la forcella, alla 101 volta si accorge che la forcella si
impuntava a metà perchè non aveva tolto il cavalletto laterale, allora
toglie il cavalletto, da un'affondata bestiale, la moto rimbalza come una
palla di gomma e gli scappa di mano, si inclina dalla parte opposta in cui
lui si trova e si adagia per terra. Terrorizzato passa dall'altro lato,
tira su la moto, fa il check-in dei danni e scopre UN graffio sulla
carenatura, ma non c'è tempo per piangere, stanno chiamando il suo turno.
Si avvicina al cancello pista insieme ad altri 30 esaltati, stanno lì
fermi 5 minuti e più stanno fermi e più sgasano, e quando il biossido di
carbonio ha ormai sostituito l'ossigeno il cancello si apre ed entrano in
pista! Prima regola, quando si gira in pista, scaldare bene le gomme, e
così si fa 2 giri zigzagando mentre gli altri bestemmiano mentre lo
schivano, poi altri 2 giri ad andatura ridotta per prendere i riferimenti
delle staccate, poi decide di lanciarsi. Esce dalla Roma a 50 km/h,
spalanca il gas, mette 4 marce sul rettilineo e frena per il Curvone,
almeno 100 metri prima del Cagiva 125 Mito che lo passa interno a tutta
manetta; piega la moto, la mette in appoggio, da il gas progressivamente
in uscita, le gomme tengono meravigliosamente, inizia a raddrizzare la
moto e spalanca il gas, il motore sale di giri e ................... Porca
puttana, c'è la curva del semaforo, sono veloce e sono ancora piegato, se
freno adesso mi sdraio, che faccio? Raddrizza la moto, poi frena, arriva
lunghissimo alla curva del semaforo ma riesce a tenere la moto in pista e
mentre la gira a 40 km/h gli scooter modificati lo sverniciano
all'interno. Arriva al tornantino senza infamia e senza lode, lo gira
fiero di perdere solo 2 o 3 metri dagli altri (che alla velocità del
tornantino significa 3 decimi di secondo) apre il gas per la esse, e
nonostante i consigli di Guido Meda e Loris Reggiani va subito a prendere
la corda; ora, prendere la corda nella prima curva di una esse significa
che o devi chiudere il gas per fare bene la seconda oppure che uscirai
larghissimo dalla seconda, pur di non farsi passare dal Garelli VIP che lo
tallona tiene aperto, in uscita vede avvicinarsi il cordolo, chiude il
gas, ma ormai è salito sul cordolo, poi sul prato, 20 metri di prato, poi
riesce a rientrare in pista, gira la Roma larghissimo, si prende altri 2
giri a ridotta andatura per pulire le gomme, ricomincia a tirare, riesce
fare il semaforo tenendo la corda (mentre un aprilia 125 RS sdraiato a
sogliola lo sorpassa all'esterno), si fa un paio di giri ingarellandosi
con un UDITE! UDITE! Monster 600 con bauletto e valigie laterali, quindi
il turno finisce, ed il guerriero torna a casa, non senza beccarsi un
autovelox sulla Cassia bis.

Passa la sera della domenica vedendosi la videocassetta registrata del
gran premio del Mugello, ascoltando le dotte dissertazioni di Guido Meda e
Loris Reggiani sul telaio a traliccio, studia le traiettorie di Valentino
Rossi per poterle replicare su strada, invidia il motore di Capirossi, dà
ragione a Biaggi che si lamenta perchè la sua moto è inferiore alle altre,
compatisce Yamaha, Suzuki e Kawasaki che non vincono un gran premio ed
inoltre (come confermato dalla comparativa di Motociclismo sul circuito di
Calafat) costruiscono delle 600 sportive che fanno cacare. Lunedì mattina
è già dal carrozziere per far sistemare il graffio sulla carenatura, ma
visto che c'è per essere originale si fa anche riverniciare tutta la moto
coi colori ufficiali di Rossi, ed un bel numero 46 sul cupolino; quando la
ritira, visto che il conto sono 400 euro di verniciatura + 400 euro di
adesivi, deve lasciare in pegno al carrozziere l'orologio d'oro che gli
avevano regalato per la prima comunione. Decide di uscire il sabato,
perchè c'è meno traffico, e di fare la Tiburtina perchè "più tecnica";
dopo aver passato all'esterno un ciclista poco dopo Tivoli, sverniciato
alcuni motocarro Ape 125 nei pressi di Vicovaro, esser rimasto in scia ad
un UDITE! UDITE! Monster 600 con bauletto, valigie laterali, passeggero e
borsa sul serbatoio nella salita dopo il bivio per Subiaco, arriva al
curvone di Arsoli dove sono soliti radunarsi gli smanettoni per
controllare la temperatura delle gomme; scende dalla moto, la parcheggia,
entra nel bar per fare rifornimento di gatorade e con la coda dell'occhio
vede con fierezza 2 bambini che guardano estasiati la sua moto come quella
di Valentino. Beve il gatorade, con la cannuccia perchè fa tanto pilota ai
box, entra nel bagno per fare pipì, cosa sempre scomoda causa la tuta
intera, poi lava la visiera e quando esce trova parcheggiate davanti al
bar ben 46 Honda CBR600 R coi colori ufficiali di Rossi, ed un bel numero
46 sul cupolino; l'unica moto che si distingue dalle altre è un vecchio
(per modo di dire) Suzuki GSXR 600 del 2002. Il mucchio selvaggio risale
in sella, non senza qualche difficoltà nel ritrovare la propria moto in
mezzo a 46 moto uguali, e riparte rombando alla volta di Tagliacozzo,
tutti rigorosamente attaccati come alla partenza di un gran premio, per
cui anche se superi qualcuno la mischia è talmente folta che devi subito
chiudere il gas per non tamponare il successivo; e così il serpentone
inizia la salita lungo i colli di Montebove, strada molto bella, piena di
curve, ma stretta ed anche un pò scivolosa. E infatti, dopo qualche
chilometro, molti dritti per fortuna senza conseguenze (la strada è poco
trafficata, perchè c'è una variante molto più veloce che corre parallela),
uno del gruppo si sdraia. Tutti fermi per tirare fuori la moto dal fosso,
constatare i danni (carenatura, semimanubrio storto, freccia, leva del
freno), discutere sulle cause (asfalto sporco? aghi di pino? ha tirato
troppo la staccata? gomme dure?) ammorbidire le sospensioni (SuperWheels
dice che così la gomma lavora meglio negli asfalti a bassa aderenza) ed il
gruppo riparte ad andatura ridotta per Tagliacozzo. Il motociclista da
giornaletto si offre eroicamente di chiudere il gruppo, seguendo la moto
danneggiata, così almeno ha la scusa per non tirare; nonostante il gruppo
vada ad andatura di passeggio, non mancano svariati dritti lungo i
tornanti in discesa; si arriva a Tagliacozzo, si lascia la moto
danneggiata ad un meccanico, si va tutti in piazza, dove si intravede un
gruppo di MOTOCICLISTI ESPERTI (oggetto delle prossime puntate), si
passeggia ingobbiti nella tuta come banane disquisendo sulla necessità di
montare freni al carbonio per frenare meglio in discesa, poi si torna a
casa facendo la variante veloce, dove in fondo ai rettilinei sono in
agguato come falchi gli autovelox che anche stavolta scattano al nostro
protagonista una foto ricordo della splendida giornata.

Arriva l'estate, ed il motociclista da giornaletto va in vacanza, avendo
finito i soldi, a casa degli zii a Ladispoli. Zainetto in spalla con i
pochi indumenti necessari, vestito come compete alla stagione (canottiera
e calzoncini corti, sandali da frate), sale in sella alla fida cavalcatura
ed imbocca l'Aurelia, tutta dritta tranne 3 curve sulle quali concentra
tutta la sua ars piegatoria. Viene massacrato da: moscerini, zanzare,
calabroni, particolato espulso dai camion non catalizzati, cicche di
sigarette accese gettate dai finestrini delle auto, spruzzi di lavavetri
ed anche un temporale estivo. Arrivato a Ladispoli quasi irriconoscibile,
si lava, poi lava la moto, poi va in spiaggia a rimorchiare con la moto,
rimorchia una alta 1.50 e pesante 70 chili, la porta a fare un giro sulla
moto, arriva in un prato, la tizia per metterlo a suo agio gli fa dei
complimenti sui colori della moto, e lui attacca facendogli tutta la
storia di Valentino Rossi da quando aveva 16 anni in poi, il profilo delle
Pirelli Diablo SuperCorsa, chi era Mick Doohan; quando lei dice che gli
piaceva fare su e giù sulle buche, lui le spiega il funzionamento
dell'ammortizzatore Ohlins; quando lei gli dice che ha un certo calore
nelle parti basse, lui le spiega che è dovuto alla marmitta sotto la
sella, e le spiega anche tutti i vantaggi di questa originale soluzione
tecnica; insomma, quando la nana grassa capisce che questo è un tonto che
non si accorge di come gliela sta sbattendo in faccia, si fa
riaccompagnare a casa, ed il cretino si produce in robuste frenate per
sentire le tette di lei sbattergli sulla schiena; finchè, all'ultima
staccata sul lungomare, strada sulla quale è sempre depositato un
impercettibile velo di sabbia, la ruota davanti non si blocca, la moto gli
prende sotto ed il tapino scivola per terra. Incurante delle bestemmie che
gli lancia la nana grassa, guarda la propria coscia sanguinante, e non sa
se piangere più per le ferite o per la carenatura spaccata... Passa il
tempo, siamo ad ottobre, sono ormai 3 mesi che la carenatura è stata
riparata e ridipinta nei colori originali, il motociclista però va in giro
senza carenatura per evitare di romperla, la moto va conservata bene per
essere rivenduta al meglio l'anno prossimo: le anticipazioni del 2004
pubblicate su Motociclismo parlano già di una kawasaki con le pinze freno
radiali, la forcella rovesciata e 5 valvole per cilindro; occorre mettere
i soldi da parte....

Che fine fa il motociclista da giornaletto?
Le alternative sono 2: o si suicida dopo aver dichiarato bancarotta,
oppure diventato grande si vendica; diventa giornalista, si fa assumere da
un giornale di moto, ed incomincia a scrivere un pò di balle; il culmine
lo raggiunge quando, ebbro dei fumi dell'alcool e delle carezze di Macio
Melandri, mette quattro voti a caso nelle sue pagelle del dopogara; tanto,
qualche motociclista che ci crede si trova sempre

mercoledì, aprile 16, 2008

Positivo

Oggi mi sono svegliato alle 6:00. Ero sul letto con ancora tutti i vestiti addosso.
Il Computer era acceso, il libro era aperto davanti a me, ma sulla sedia.
Mi riaddormento.
Mi risveglio alle 9:00, tardi.
Scrollo le spalle ... almeno non mi devo vestire, quindi risparmio tempo.
Mi sento più positivo, eppure non è cambiato niente.
Forte.

martedì, aprile 15, 2008

Un periodo schifoso

Un periodo orrendo, due settimane assurde e non sembrano ancora finite.
Sto facendo tre lavori contemporaneamente, di cui uno estremamente stressante mentre l'altro
inutilmente noioso. L'alternanza tra i due e l'impossibilità di condurne uno mentre faccio l'altro mi sfianca in tutti i sensi.
Spese da sostenere, multe di un capitale assurdo che presto, si spera, verranno rettificate o annullate del tutto; la moto che non funziona e che è ferma per strada in attesa che abbia un
cazzo di mezz'ora da dedicargli, questo per far capire che non ho il tempo nemmeno per respirare.
Ad uno come me, abituato a prendersi del tempo proprio solo per sentirlo passare, tutto questo
suona come un peso enorme da sostenere sulle spalle.
Un'Atlante che si regge in piedi sostenuto solo dalla consapevolezza dell'importanza di ciò che fa.
Sono coriaceo, sopporto bene lo stress perché incosciamente ne sono affetto di continuo.
Mi ritengo una persona equilibrata, ma se analizzo in maniera razionale i segnali che il mio corpo palesa devo arrendermi alla dura realtà, sono una delle persone più stressate che ci sia.

Mi mangio le unghie. Una volta ho anche smesso, ma mi sono accorto che si riempivano di schifezze e che pulirle era un casino, quindi ho ricominciato.
Sempre parlando di unghie, le mie mancano totalmente della cosidetta "lunetta", il che è un chiaro sintomo di stress accumulato.
Ho la vitiliggine psicosomatica, che per la legge di Hockam direi che è imputabile sempre allo stress ...

Insomma, sono stressato. Ma essendolo sempre, non mi sembra così.
Chissà, forse è un bene, forse è un male. Alla fine chi è che non è stressato ?
Ad ogni modo, paradossalmente, non me ne frega niente. Le cose vanno così, ma so che poi tutto
gira e tornerà normale.
Unica cosa, tutto ciò mi toglie la voglia di scrivere, e la cosa mi fa incazzare.

mercoledì, aprile 02, 2008

Racconti vecchi

I racconti qui sotto li avevo scritti tempo fa su Lux ma per qualche strana ragione non li ho mai copiati qui dentro ...
Ora ho rimediato, li ho riletti in fretta ma non li ho modificati, anche se qualcosa avrei voluto cambiarlo.
Non mi piace restaurare racconti vecchi. Quando li ho scritti in quel modo era in quel modo che volevo scriverli, ed anche se ora noto imperfezioni, errori o passaggi banali tengo fede al me stesso del passato e lascio tutto com'è.


Oppure si, sono solo pigro :P

Sogni di un'altra vita

- "Era molto tempo che non riuscivo a dormire così bene" confessò Lucio alla moglie Marisa quando si alzò dal letto la mattina successiva.
Lei gli sorrise e si alzò per preparare la colazione, mettendo in mostra la sopraffina sottoveste rosata che le scendeva fino a metà coscia.
Rimanendo nel letto, sorseggiando il caffé-latte dal delicato servizio di porcellana, Lucio decise di raccontare il sogno dal quale si era appena destato.
- "Era veramente terribile. Sarebbe stato un'incubo se nel sogno non fossi stato a proprio agio, abituato a quel mondo in guerra; a fuggire e nascondersi nelle vie sotterranee, ad evitare ogni contatto, ogni coinvolgimento"
La moglie ascoltava il racconto del marito con molta attenzione mentre masticava lentamente un biscotto di pastafrolla.
- "Ma che guerra era?" Chiese mimando distrazione.
- "Una guerra orrenda, - continuò lui, sorridendo al pensiero che fosse stato tutto un sogno, - una guerra con un nemico superiore, con armi di portata allucinante, che aveva seminato distruzione in tutte le città. Gli unici di noi rimasti vagavano tra le macerie cercando solo di sopravvivere, di non farsi vedere"
"E tu non avevi paura?" Chiese ancora la donna. Poi si alzò e cominciò con calma a scegliersi i vestiti.
Mentre il marito rispondeva, si recò in bagno per lavarsi, lasciando aperta la porta.
- "Continua, ti sento .."
- "Dicevo che avevo molta paura, ma anche consapevolezza. Sapevo che rimanere nascosto era l'unica soluzione per evitare di scomparire. Un sogno notevolmente complesso, devo ammettere; strano che lo ricordi ancora così bene .."
Il rumore del lavandino si unì alla routine mattutina di Marisa mentre con lo sapazzolino in bocca cercò di porre altre domande a Lucio.
- "A volte capita. Una volta ho sognato tutta un'altra vita in cui ero un gatto"
- "Davvero curioso"
- "Già. Ma perché dovevi stare nascosto? Ancora non ho capito bene"
Lucio posò la tazza sul vassoio d'argento ed allungò il braccio per aprire le tapparelle, innondando la stanza di luce. Con il sole perfettamente davanti alla finestra, fuori non si vedeva nulla.
Non gli andava di alzarsi; si girò tra le lenzuola coprendosi a bozzo mentre continuava a spiegare.
- "Perché io conoscevo un segreto. Ero uno importante... come un colonnello o qualcosa del genere... e i nemici volevano catturarmi per strapparmi via questo segreto che io sapevo"
Lo scroscio dell'acqua cessò e Marisa uscì dal bagno asciugandosi il volto. Preso un bel respiro, cominciò a vestirsi con gli abiti che aveva posato sul letto prima.
- "Hai ragione, sembra più complesso di un semplice sogno"
- "Già"
- "Ma era solo un sogno"
Lucio fece una smorfia da sotto le coperte. Marisa aveva il perenne difetto di sottolineare l'ovvio, cosa che non sopportava. Gli sembrava sempre di parlare solo lui.
- "Comunque che segreto era?" Continuò lei.
- "Il nemico aveva trovato un'arma costruita da noi capace di eliminarci tutti, ma non aveva una chiave, una scheda, qualcosa di simile. Solo io sapevo dov'era"
Abbassando leggermente le coperte per osservare fuori, Lucio vide la moglie girata di spalle indossare i jeans.
Quel movimento tanto abituale la rendeva sensuale e dolce al tempo stesso. Una visione che infondeva energia e pensieri viziosi.
- "Certo che ne hai di fantasia"
- "Si bhé, nel sonno tutti ne hanno"
- "Immagino di si"
Marisa prese la borsa dal comò e ne controllò velocemente il contenuto, poi la mise sottobraccio.
- "Bhe, ma alla fine che succede ?"
- "Finisce male. Stavo per essere catturato quando mi sono svegliato"
- "Probabilmente ero io che ti abbracciavo" Disse lei sorridendo.
- "Forse. E' una spiegazione"
Lucio sorrise tra sé e sé mentre con la mano controllava la crescita della propria barba mettendosi seduto appoggiato sui cuscini.
- "E la vuoi sapere una cosa assurda?" Chiese guardando il proprio ventre sotto lenzuola.
- "Cosa?" Chiese lei sulla soglia della stanza da letto.
- "Ero sicuro che la chiave non l'avrebbero mai trovata, perché l'avevo dentro il corpo. Cucita all'interno della pancia. Era una cosa che in qualche modo mi dava sollievo"
- "E' veramente una cosa strana. Avrai mangiato troppo pesante ieri, te l'avevo detto; ti faceva male la pancia" Concluse lei. Poi, mentre stava per uscire di casa, si voltò verso la stanza.
- "Ti amo, lo sai?"
La voce del marito arrivò dal letto, con tono dolce ma anche abitudinario:
- "Anche io cara" Rispose.
Marisa uscì di casa.
Attraversò con passo svelto tutto il corridoio della base, superando finestre di controllo, telecamere di sorveglianza, guardie armate e droni-guardia.
Entrò velocemente nella stanza 199, usando il suo pass di controllo.
Quando la porta si aprì, vari uomini in divisa militare e scienziati in camice bianco la guardarono con un sorriso di soddisfazione.
Lei non sorrideva. Li guardò uno ad uno, poi disse con voce atona:
- "E' dentro di lui. Basterà un'operazione di routine"
Gli uomini non aspettavano altro. Si misero subito a lavoro alle console ed al telefono per pianificare il tutto.
Marisa guardò con sguardo leggermente triste il graduato che gli stava più vicino.
- "Lascerete attivo il trattamento allucinogeno dopo l'operazione?"
Il soldato la guardò come se non avesse capito il senso della domanda.
Marisa abbassò gli occhi.
- "No, scusami. Fa come se non avessi detto niente"

05:15

Durante le ultime ore della notte, mentre Lucia gli dormiva accanto avvolta nella pace dei suoi sogni, Marco si svegliò di colpo, sbarrando gli occhi.
Era la terza notte che gli succedeva. Ogni volta esattamente alle cinque e un quarto del mattino, ed ogni volta rimaneva immobile, incapace di muoversi, paralizzato da quella stessa forza ignota che lo costringeva a destarsi di sorpresa.
La pupilla raggiunse la coda dell'occhio ma il buio non gli permise di vedere la sveglia, per confermare l'ora.
Avrebbe voluto chiuderli, quegli gli occhi; e girarsi da un lato, ma non poteva. Voleva con tutte le sue forze ignorare quell'evento e tornare a dormire, ma era impotente di fronte al suo stesso corpo che inesorabile s'irrigidiva, rifiutava la sua volontà isolando la sua mente.
Si concentrò allora sul respiro.
L'aria entrava ed usciva dai suoi polmoni e lui poteva sentirla penetrare nella sua bocca, scivolare giù per la gola attraverso la laringe e la trachea ed alimentare il suo sangue.
L'unico rumore che udiva era il battito pacifico del suo cuore.
Ogni contrazione lo riempiva di sangue, emettendo un suono cupo. Ad ogni tono breve immaginava le sue valvole chiudersi, il suo sangue cambiare, il cuore purgarsi.
Tum tum, Tum tum.
Lo faceva sentire sporco, pieno di scorie.
Riuscì a muovere un dito, l'anulare sinistro, quello con l'anello.
Era riuscito a contrarlo per un'attimo, ma ora non si muoveva più.
Aveva freddo, di un freddo osseo che il suo pesante vestito non riusciva ad attenuare. Il freddo di un'autunno interiore che da tre notti o forse più l'accompagnava.
Era ora di alzarsi, era passato del tempo. Forse un'ora, forse meno, ma proprio non ci riusciva.
Sentiva ora i suoi muscoli rilassarsi nuovamente. Il suo cuore faceva meno rumore. Dopo poco non l'udì più.
Smise di pensare al suo respiro. Riuscì a chiudere gli occhi. Si rimise a dormire un sonno senza sogni.
Più in alto, una pioggia violenta batteva sopra di lui.
L'acqua si confondeva con le lacrime sul viso di Lucia, mentre poggiava il suo fiore notturno sulla tomba del marito.
La donna guardò l'orologio da polso che lui le aveva regalato anni prima.
le cinque e quarantacinque.
Mezz'ora dopo l'ora del suo incidente.
Lucia si alzò con fatica dal fango alla base della lapide ed accarezzò con dolcezza quel freddo pezzo di marmo nero.
"Buonanotte amore mio" disse. Poi, si allontanò senza fretta.

Assamite

Dentro la luce

Mi sono re-inscritto a Lux In Tenebra sotto falso nome.
Mi vergogno a presentarmi nuovametne lì dopo quello che ho fatto; dopo essere sparito senza dare nessuna motivaizone, lasciando tutto in sospeso e creando una ferita dentro un sistema che avevo deciso di supportare, di amare e promuovere.
A quel tempo mi sono perso dentro il mare del dovere ... un impulso primordiale mi intimava di fuggire, di scappare via senza voltarmi indietro. Non potevo farlo con i mostri reali e l'ho fatto con il mio mostro virtuale, il mio alterego fallito.
Forse non mi sono sentito apprezzato quanto mi sono sentito odiato. Forse mi sono lasciato prendere più di quanto io stesso non ritenessi ragionevole.

Ora sono tornato, ma nessuno sa chi sono. Chissà, forse la scrittrice mi riconoscerà attraverso lo stile narrativo che mi aveva attribuito, o forse questo mia nuova maschera la lascierà indifferente.
Questo mi dirà la verità sulla mia presunta arte. Curioso come da una futile menzogna possa nascere una preziosa verità.
Credo dovrei sperare di essere scoperto. Sarebbe un grande slancio al mio ego di scrittore e forse troverei il coragio di riscattarmi agli occhi della comunità.
Mera illusione.
Forse ricadrò nello stesso errore, forse sparirò ancora per non tornare più.
Se succederò, però, questa volta sarò solo io a subirne le conseguenze.

martedì, aprile 01, 2008

Aspettare

Quant'è che non scrivo ?
Un mese ? Di più ?
Mi sembra un anno fa ..

Non scrivevo perché avevo da fare, perché non ne avevo voglia. E non è che non avessi cose da scrivere, anzi quando le cose non le scrivo mi continuano a rimanere in testa, rimbalzano tra un'orecchio e l'altro creando echi che risuonano ancora dopo molto tempo, perdendo il loro senso originale e divenendo solo un grosso ed assordande rumore, inciso nel cervello.
Ora quel rumore si è affievolito, non so perché, ma sento meno urla e riesco anche a pensare un pò, pensare a quello che scrivo, anche se non sembra ..

Non mi va di parlare del quotidiano. Lo vivo già abbastanza e quindi ora lo dimentico.
Non mi va di parlare di cronaca, non mi va di sparlare degli altri .. semplicemente, non mi va.

Ma so che ora su MTV stanno dando un vecchio pezzo dei Nirvana, ed ascoltarli mi da sempre un senso di pace, di grazia. Un natale fragile e breve ma che racchiude il senso di una vita.
Vedere Cobain mi fa un certo effetto.
Pensare la fine che ha fatto ... quando lo guardo negli occhi non riesco a pensare ad altro.
Possibile che una morte violenta possa confinare anche una vita grande come la sua in un unico singolo episodio ?
Se mi suicidassi, per tutti sarei soltanto un suicida. Non sarei nient'altro.
Perfino i miei genitori non potrebbero non pensare sempre e solo alla mia fine quando rievocherebbero i ricordi della mia infanzia.
Forse esagero, mi sento fatalista.
A volte, mentre sono in macchina o in moto, mi vengono in mente scene di funerali.
Penso a me che leggo il mio ellogio funebre, a volte di un'amico, a volte di un parente, a volte di me stesso.
Sono sempre elogi molto belli, mai banali. Cerco di rifiutare qualsiasi banalità.
Questo è tipico della mia generazione, quello di cercare di dinstinguersi, di trovare un piacere particolare nell'originalità.
Non credo sia una cosa comune a tutte le epoche.
Una volta si cercava di seguire le orme dei propri predecessori. C'era un tempo in cui le tradizioni erano qualcosa da seguire e non un sentiero già esplorato dal quale difendersi.
E' difficile sfuggire a questa meccanica.
Se ora qualcuno di voi dicesse di non essere così. quel sottile piacere che proverebbe nel dirlo confermerebbe la voglia di differenziarsi.
La capacità di essere sinceri con sé stessi ... difficile da raggiungere, forse anche impossibile.
Nel mio infinito egocentrismo sono convinto di essere una persona che vale la pena di conoscere, ma se questo disturbo non me lo prendo io chi altro dovrebbe accollarselo ?

Non scrivere qui dentro è stato come prendere una pausa da me stesso, dal mio ruolo, dal mio ego.
E' stato come digiunare, privarsi di qualcosa di vitale per tornare a nutrirsi con rinnovato vigore.
Ma quello che sento adesso è tutto tranne che vigore.
Sono spinto dalla teatralità della mia persona. Mi comporto troppo spesso come se fossi parte di un grande fratello cosmico, protagonista di un serial nato per intrattenere più che per significare alqunché.

Voglio un sacco di cose, voglio possedere.
Voglio avere, avere, avere. Dovrei smetterla, ma non ho il tempo per cercare grandi obiettivi.
Manca il tempo adesso, ma è una cosa temporanea.
Non sono preoccupato del mio tempo generale .. sto vivendo un periodo di attesa, fermo ad una fermata ad aspettare il naturale susseguirsi degli eventi che mi porteranno a ciò che voglio.

Ed io odio aspettare.