mercoledì, marzo 31, 2010

Terrore

"Il terrore non esiste solo quando alcune persone comandano altre e le fanno tremare, ma regna quando anche coloro che comandano tremano, perché sanno di essere presi a loro volta, come quelli su cui esercitano il potere, nel sistema generale dell'obbedienza. "

Michel Foucault

zune phone

Eccolo !!
E' arrivato !!

Equo compenso

Non c'è ancora nulla di ufficiale, ma grazie al ministro Bondi è stato apporvato
il decreto "Equo compenso" che ci porterà tutti a pagare ancora di più la SIAE
per prodotti che non centrano niente.

Ecco cosa ne pensa Altrocosumo:

Anche in altri Paesi europei c’è l’equo compenso, ma non a questi livelli e non esteso a così tanti prodotti. L’assurdo è che in Italia l’industria o i consumatori finanzieranno Siae anche per prodotti che non c’entrano nulla con la copia privata. O che c’entrano solo marginalmente. Impossibile, inoltre, usare l’hard disk di un decoder Sky per questi scopi. Eppure l’equo compenso si applicherà anche a tali prodotti.


martedì, marzo 30, 2010

Licenziamenti

Ieri non hanno rinnovato il contratto ad un collega, l'unico collega che lavorava, si faceva i cavoli suoi e non dava fastidio a nessuno.
Come ovvio, sono oscure le ragioni del licenziamento.
Avrei capito se avessero buttato fuori qualcun'altro oppure me, ma lui proprio non ha senso.
Sembra si dovesse fare posto a qualcun'altro. Probabile. Di certo questo nuovo
arrivato non avrà il mio supporto come è successo per gli altri.
Non capisci un "H" di Lotus ? Caxxi tuoi, la prossima volta pensaci. Non sai come funziona uno sticky ? Idem come sopra.
D'altronde il mio lavoro non comprende il fare affiancamento.

Sono veramente incavolato. Forse di più che se a saltare fossi stato io.
Inoltre ieri che sento in tv ? Che le elezioni le ha vinte la Polverini.
Niente di strano che in un paese dove la gente viene lasciata a casa senza nessun motivo tranne quello di far entrare il figlio o il nipote, venga eletta una ladra, bugiarda, infame e bigotta come quella catto-fascista della Polverini.
Si vota per i propri interessi; per cos'altro se no ? (Domanda retorica).

Insomma: Giornata del cappero.
Lo sforzo maggiore sarà continuare come sempre nonostante questo stato di umore.
La vedo dura.


venerdì, marzo 19, 2010

yantra

giovedì, marzo 18, 2010

L'arte della sicurezza in moto

"Quando accade un incidente mortale, si dice spesso che si è trattato di una fatalità, lasciando così intendere che il fatto che quella persona dovesse morire in quel momento e in quel luogo fosse inevitabile, perché scritto da qualche parte nell’imperscrutabile disegno divino.
Se poi l’incidente di cui si parla riguarda un motociclista, ecco che nei commenti della gente comune traspare anche, più o meno esplicitamente, il fatto che tutto sommato quel tipo se la fosse pure cercata, visto che andava in giro su un mezzo così pericoloso.
Molti la pensano in questo modo. I fatalisti arrivano addirittura a fregarsene delle regole, delle cinture di sicurezza, degli airbag, dell’ABS, delle gomme lisce e sgonfie e di tutte le altre amenità del genere, perché nessuna di esse può avere alcun effetto nell’evitare la decisione divina.

Non è un caso che la parola “incidente” sia così definita dai dizionari:
- “fatto che viene improvvisamente a interrompere il corso, il procedere regolare di
un'azione; comunemente il termine è usato per indicare infortunio, disgrazia, sinistro”
- “avvenimento inatteso che turba il corso di eventi previsti; infortunio, sciagura”

Quindi un evento sostanzialmente imprevedibile, una sorta di fulmine a ciel sereno che piomba sulla normalità, interrompendone il corso.
Ma di solito un incidente è tutt’altro che imprevedibile, perché in realtà esso
non è altro che la conseguenza di una catena di errori commessi da tutte le parti coinvolte, ivi compresa quella che secondo il Codice della strada avrebbe ragione.
Il fato e la sfortuna all’atto pratico non esistono, perché la stragrande maggioranza degli incidenti non dipende da loro. Sfortuna potrebbe essere un ponte che crolla mentre lo si percorre, o un aereo che cade sulla propria testa, o un ictus alla guida: eventi unici, più che
rari. Tutto il resto è solo il frutto d’impreparazione, imprudenza o disattenzione di tutte le parti coinvolte in un incidente.
L’uso della parola “incidente” è dunque fuorviante; da qui in poi eviterò quindi di usarla e adotterò al suo posto il termine “collisione”. E proprio di questo si tratta, di un contatto violento tra un veicolo e un’altra cosa, che può essere un altro veicolo, un oggetto fisso (un ostacolo, la strada) o una persona: non più un fatto accidentale e imprevedibile, ma il risultato
di errori evitabili.
"

Il testo completo è scaricabile gratuitamente qui:
http://www.visionzero.org/blog/arte-della-sicurezza-in-moto/

mercoledì, marzo 17, 2010

Autostima

Cos'è quella cosa che nel momento in cui
sostieni di averla molto probabilmente non la hai già più ?
Sbagliato.
E' l'autostima.
Autostima è una parola fantastica.
Auto sta per auto. Cioé una cosa che si fa da sola. Una masturbazione mentale, insomma.
Stima sta per ammirazione, apprezzamento, fiducia, rispetto, considerazione e piacenza.
No, non la città.
Insomma, l'autostima è quella cosa che ti porta a pensare "Ah però, non sono poi tanto male".
Ed anche "Credo proprio di aver ragione io".
L'autostima non è però un alleata preziosa. E' volubile come una gatta randagia e perigliosa come
una siringa di eroina preparata da un tossico.
L'autostima è una meravigliosa e potente auto sportiva che guidi con un piacere tale da renderti conto di stare veramente correndo solo quando ti spalmi su di un palo della luce.
Ed anche i danni sono più o meno gli stessi.

Diciamo la verità: La maggior parte della gente l'autostima non sa nemmeno dove stia di casa.

Siamo pronti ad idolatrare qualsiasi cosa mostri un minimo di iniziava con remunerazione sociale. Se sei una star, uno status-symbol, è probabile che la tua intera immagine si fondi su una consolidata sicurezza; una granitica e pesante convinzione; una autostima con i contro cazzi che sprizza determinazione da tutti i pori.
Ma quanti di noi sono star e celebrità ? Meno del 70%.
Se escludiamo anche quelli che SI SENTONO una star, si scende a meno del 3%.
Se poi togliamo anche youtube ed il televoto, i divi di oggi sono sotto l'1% della popolazione, e sicuramente nessuno di loro sta leggendo le mie boiate quindi non mi rivolgerò a loro.

Cosa si può fare quando l'autostima non te la crea una equipe di neolaureati in scienze della comunicazione (Alias la facoltà di canale5) ? Lasciatemelo dire: E' veramente dura.
Ovviamente non parlo per me, che di autostima ne ho anche troppa (Azz, ci sono cascato!).

L'autostima la si cerca per tantissimo tempo. Alcuni per sempre.
Altri sono convinti di esserci nati dentro, ma spesso si confondono con la boria.
E' difficile comunque ottenerne una degna del suo nome.
La difficoltà di raggiungere un livello soddisfacente di autostima è direttamente proporzionale alla quantità e qualità di pressioni al quale si viene sottoposti dal mondo esterno.
In parole più semplici, più ti viene sbattuto in faccia come gli altri vorrebbero tu fossi, più diviene difficile riuscire ad accettarsi come si è realmente.
Per questo motivo le donne partono molto più svantaggiate. No, non ci provate; non c'è nemmeno paragone.

Come dicevo, comunque, l'autostima è una bastarda che più ti manca e più la vuoi; fermo restando che solo quando smetti di ricercarla si può iniziare a pensare di averla trovata.
Ma allora come si cerca una cosa che non si può trovare in tal modo ?
Semplice: Nel modo sbagliato.
Incapaci di costruirsi una identità complessa, si sceglie di sostituirla con una prefabbricata.
Uno stereotipo. Anzi più spesso lo stereotipo di uno stereotipo, come un/una fan sfegatato/a di Tiziano Ferro (Esiste ancora ?) o di Scamarcio (Si, questo purtroppo esiste ancora).

Peccato che il rispetto per sé stessi è un valore insostituibile. Quindi giù ad osannare ed emulare, tanto non serve a niente.
A scanso di equivoci vorrei aggiungere che non serve a niente nemmeno curare il proprio aspetto fisico.
Nemmeno comprarsi un macchinone.
Nemmeno rimorchiare "Miss Scalo di Grisolia '08".
Nemmeno laurearsi in Giurisprudenza per poi fare la cassiera alla SMA.
Nemmeno dimagrire, usare parole come "Cool" o "Sfigato", andare due giorni a Londra per dire che "Questa estate sono stato in Gran Bretagna" e nemmeno, cazzarola, nemmeno fare 80 livelli a World of Warcraft in meno di 52 ore.

Il succo del discorso è che se volete veramente riuscire a trovare voi stessi, dovreste iniziare fregandovene di tutto questo.

Una persona illuminata è una persona che ha raggiunto la pace dei sensi. Pertanto non ha più bisogno di nulla che la società potrà offrirgli. Ergo, della società non gliene fregherà assolutamente più nulla.
Volete essere voi stessi ? Smettetela di ascoltare gli altri. Tabula rasa.

Lo so, alla fine di questo testo vi aspettavate un concetto meno banale.
Avremmo potuto stupirvi con effetti speciali; con massime ultraterrene della serie "E' tutto intorno a te", ma no.
No perché il concetto è semplice. Perché semplici sono quasi tutte le risposte sull'essere.
Per questo ci piacciono così tanto i sempliciotti alla Goku o alla Forest Gump. Per questo lo Zen ci sembra una figata ed ascoltare i Nirvana fa tanto "uomo vissuto dentro".
Quindi se volete sta' cappero di autostima, semplicemente smettete di pensarci.
amen !


lunedì, marzo 15, 2010

Aiutaci tu !

Oggi mi sono trovato questa nota su un TT ... sono svenuto XD

P.S: Viste le lamentele mi vedo costretto a spezzare una lancia in favore dei miei colleghi che NON sono così impediti da non saper usare yum. Il problema però riguardava l'applicativo Matlab che restituiva l'errore della libreria mancante nonostante fosse già presente nel sistema ...
Ovviamente ora è risolto :P

venerdì, marzo 12, 2010

vita di ufficio

Dopo un certo numero di mesi nei quali mi trovo ad occupare il mio tempo presso un ufficio, è mia abitudine fermarmi per fare il punto della situazione; una sorta di training autogeno concentrato in un paio di minuti.
Minuti importanti, per quel che penso.

L'ufficio è un luogo strano. Per i Dylandoghiani può essere un inferno sulla terra, ma in realtà si tratta più che altro di un mondo parallelo in cui le leggi sociali come noi le conosciamo mutano lentamente nel tempo, in maniera subdola, uniformandosi a quel modello di subordinazione tanto caro alla nostra umana natura troglodita.
All'interno di un ufficio le persone non sono più simili. E' impossibile esserlo. Ci si definisce come colleghi, ovvero persone accumunate da una mansione lavorativa, ma essi non sono altro in realtà di figure sottomesse ad altre figure, ognuna intenta a preservare il proprio ruolo all'interno di quell'enorme catena alimentare chiamata lavoro dipendente.
Quando si viene assunti, ognuno di noi si sente una persona. Essa ha un valore intrinseco che gli consente pari dignità e diritti, ed il luogo di lavoro altro non è che il posto nel quale si svolgono le proprie mansioni.
Basta un pò di tempo, però, che tale percezione svanisce per venire sostituita da una forma di identità più complessa. Non si è più una persona ma una posizione. Gli altri non vanno più valutati in base alla loro natura ma sul loro contratto, sulle loro amicizie, sulla gerarchia che regola la vita professionale che ormai è divenuta la vostra intera vita e non più quella misera porzione che voi guardavate con distacco fino a qualche mese prima.
Senza questi due minuti credo non mi salverei dalla sindrome da ufficio.
Se non mi fermassi un attimo per ridimensionare le cose prima che sia troppo tardi, finirei per esserne fagocitato, inglobato in quel mondo distorto in cui si deve tener conto di chi si saluta, a chi ci si rivolge, a come muoversi e come parlare.

E' come possedere l'unico anello di Tolkien. Dapprima si tratta solo di un anello e tutti sappiamo come dovremmo utilizzarlo, ma in seguito diventa la nostra vita, la nostra anima, tutto ciò che abbiamo, e faremmo di tutto per difenderlo. Accetteremmo qualsiasi cosa.
Se si è in grado di fare questo, probabilmente si farebbe anche cariera, ma io non ne sono in grado, e ne sono veramente fiero.
Continuerò a prendermi questi due minuti, facendoli diventare anche quattro, se avrò voglia.
Si vive una volta sola.

lunedì, marzo 08, 2010

martedì, marzo 02, 2010