domenica, aprile 30, 2006

Opinione pubblica

Ed eccoci al grande mistero dell'Opinione pubblica ...
Cos'è ? è la morale comune, le scelte diffuse, le cose giuste e le cose sbagliate.
E' giusto uccidere, rubare e distruggere ? NO ! perché l'opinione pubblica condanna questo genere di comportamento; ovvero tutti sanno che farlo è sbagliato e siamo tutti pronti a giurare di essere daccordo.
Anni fa la morale comune era molto più solida, tutti o la stragrande maggioranza della popolazione la pensava esattamente nello stesso modo, un modo definito da tutti e che faceva capo alle istituzioni.
Tale istituzione per quanto riguarda l'occidente era ovviamente la chiesa.
Noi siamo cresciuti per secoli sotto una morale cristiana, che ci diceva cosa era giusto e cosa era sbagliato, cosa era deprecabile e cosa no. Praticamente "pensava" per noi, e per tante persone è ancora così.
C'è di male ? chi lo sa ?
Di certo la mancanza o la caduta di tale fissa moralità e regole comportamentali è un grande successo per il singolo individuo, perché questi nel bene o nel male può adesso prendere con più libertà le proprie scelte e decisioni, può creare una moralità conforme alle proprie pulsioni, stando in questo modo più sereno ed in pace con se stesso.
Grande vittoria allora ! ma solo vittoria del singolo.
La società però non è composta da singoli individui come tanti erroneamente credono, perché una massa di persone agisce in maniera del tutto diversa da come possano agire tutte quelle persone prese singolarmente.
Per la società tale cancanza di conformità è una vera piaga, perché quando le persone la pensano in modo diverso l'una dall'altra fanno più fatica ad agire come gruppo, come società.
Le decisioni di massa scontenteranno sempre qualcuno, e se questo qualcuno da minoranza diventa una forte opposizione, allora la società si scinde, creando caos e confusione, collassando su se stessa.
Ogni cosa che in effetti arricchisce il cittadino come uomo, indebolisce la nazione come società.
L'uomo allora non è un animale sociale ? ci siamo uniti per meglio difenderci dal mondo esterno, ma ora che anche piccoli gruppi di persone posso sopravvivere con tranquillità in un mondo plasmato nei secoli a nostro uso e consumo, perché ci riuniamo ancora sotto grandi bandiere, città, nazioni ?
Per difenderci da chi ?
Ovviamente lo facciamo per difenderci da noi stessi, dalla nostra voglia di potere. Ci raggruppiamo in metropoli da milioni di abitanti per acquistare maggior potere economico e politico rispetto ad altri, aggredendoci a vicenda in ogni maniera concepibile.
Quindi come individui bisogna operare una scelta:
Vivere e lavorare per la vittoria della vita comune, oppure vivere e lavorare per la distruzione di tale società.
Non c'è biasogno che rispondiate, non potete esimervi dallo scegliere una di queste due vie, anche semplicemente con il vostro modo di pensare in qualche maniera vi schierate.
Se scegliete la prima opzione, allora sarete persone conformi, che si preoccupano di creare dei cosidetti "valori", che altro non sono che "valori comuni".
"La famiglia", "Il diritto alla vita", "il lavoro" .. se per voi queste parole hanno un significato e vanno difese, divulgate e fatte capire da chi non possiede tali concetti, allora siete sicuramente degli "animali sociali".
Se invece queste parole per voi non hanno senso ma vi piacciono più parole come "Amore","Libertà","Pace", allora sarete più per il singolo.
Detta così la scelta sembra facile, ma in verità ogni scelta porta con se dei punti oscuri:
Quel "diritto alla vita" e "libertà di opinioni" per il conformista, possono con estrema facilità diventare la scusa per eliminare e distruggere chiunque non possa essere convertito a tali valori.
Quei concetti di "amore" e "libertà" invece possono diventare con altrettanta facilità pulsioni negative, che ti portano ad odiare chi non rispetta i tuoi diritti di pensiero, mentre la libertà porta ad invadere quella degli altri.
[Perché ovviamente la libertà NON finisce dove inizia quella degli altri, diciamo che ci fermiamo noi, ovvero quella libertà non la sfruttiamo ... ]
Ma nel caso si scelga invece la vita in comune, come si può ottenere ? Indubbiamente cercando il più possibile di accostare la propria moralità alla morale comune, che però è un gran strano animale.
La morale comune non rispecchia quasi mai la moralità del singolo individuo .. o la innalza più di quanto siamo disposti a fare nella realtà, oppure l'abbassa dettata dall'ignoranza.
Ecco alcuni esempi:
Non esiste un popolo che si definisce "Razzista", il razzismo è ovviamente biasimato da tutti, l'Opinione comune è che il razzismo è sbagliato, brutto e stupido.
Ma quani razzisti ci sono al mondo ? presi singolarmente quanta gente si scopre, anzi si dichiara razzista ? tantissimi ...
In questo caso l'opinione comune ha una morale più alta di noi.
D'altra parte quanta gente sarebbe disposta a giudicare e lapidare in piazza una persona semplicemente perché accusata di un qualche crimine ? ma nessuuuunoooo ...
Invece basta che qualcuno (Vedi il padre di Tommaso) venga accusato di Pedofilia, e tutti sono disposti a linciarlo in piazza.
Così come nessuno andrebbe mai con una prostituta, che guarda caso sono sempre piene di lavoro.
In questi casi è l'Opinione comune che manifesta una moralità che tutti siamo pronti a dichiarare, ma che singolarmente in verità non abbiamo.
Senza contare poi i casi in cui tale Opinione comune è messa in crisi, perché la gente non riesce a dare una risposta unanime a fatti di grave importanza sociale:
Siete per l'eutanasia ?
Siete per i matrimoni dei Gay o per affidargli dei figli ?
Siete per l'eccesso di leggittima difesa ?
Pensate che l'embrione sia una vita ?
Etc. etc.
Questi quesiti possono avere una risposta personale, ma non una pubblica, perché troppa gente potrebbe criticarla e questo procurerebbe un collasso della società a tutti gli effetti.
Quindi che si fa ? si evita di parlarne, molto semplice ... almeno fino a quando tacitamente la gente non si sentirà daccordo su cosa pensare o meno.
La società è la morte dell'individuo, decidete voi se questo è un bene o un male, la società porta indubbi vantaggi ma meglio nascosti svantaggi. Essere un creatore o un distruttore è solo un fatto di scelta, io le trovo entrambe valide, anche se credo sia più onorevole la prima e più egoistica la seconda.

mercoledì, aprile 26, 2006

Illusione


Come rispiarmare sulle gif animate

Follie preferenziali

Povero Dio tirato in ballo dagli uomini, ma che religioni, sono questioni da economi, questi omini minimizzano rombi di bolidi, boom, fanno sempre i loro porci comodi, nel nome del Padre figli che si fanno invalidi, senti solo alibi squallidi, danno ragione solamente a visi pallidi, quelli diversi riversi ed esanimi. Partono plotoni di uomini di uomini, verso postazioni di uomini di uomini, aggressori con volti di uomini di uomini, aggrediscono figli di uomini di uomini, in un circo massimo di uomini di uomini, nell'Anno Domini di uomini di uomini, subiamo il fascino di uomini di uomini, come ninfomani di uomini di uomini. Non vengo con te nel deserto, scusami se diserto ma preferisco... Io preferisco ammazzare il tempo, preferisco sparare cazzate, preferisco fare esplodere una moda, preferisco morire d'amore, preferisco caricare la sveglia, preferisco puntare alla roulette, preferisco il fuoco di un obiettivo, preferisco che tu rimanga vivo. Gli uomini versano il tributo di nostalgie per epoche che mai hanno vissuto la bandiera e il saluto, o con noi o stai muto, questo è il terzo millennio, benvenuto! Chiedo aiuto a Newton, Isacco, come cacchio si fa a sopportare fatti di 'sta gravità? Anacronistica, la verità che viene a galla, esperto di balistica misurami 'sta balla e seguimi in questo viaggio tra santi e demoni, che invece sono solo uomini di uomini, tu che sei forte, alla morte sopravvivimi, io sono debole quindi l'anima minami, caro paese dalle belle pretese chiedimi se ti vedo come friend o come enemy, ti piace fare la pace ma allora spiegami 'sti missili che fischiano nell'aria come un theremin. Non vengo con te nel deserto, scusami se diserto ma preferisco... Io preferisco ammazzare il tempo, preferisco sparare cazzate, preferisco fare esplodere una moda, preferisco morire d'amore, preferisco caricare la sveglia, preferisco puntare alla roulette, preferisco il fuoco di un obiettivo, preferisco che tu rimanga vivo. Partono plotoni di uomini di uomini, verso postazioni di uomini di uomini, aggressori con volti di uomini di uomini, aggrediscono figli di uomini di uomini, in un circo massimo di uomini di uomini, nell'Anno Domini di uomini di uomini, subiamo il fascino di uomini di uomini, come ninfomani di uomini si ma... Io preferisco ammazzare il tempo, preferisco sparare cazzate, preferisco fare esplodere una moda, preferisco morire d'amore, preferisco caricare la sveglia, preferisco puntare alla roulette, preferisco il fuoco di un obiettivo, preferisco che tu rimanga vivo.

Wanted


"Cosa c'è scritto ?"
"Inferno dell'olio bollente"
"COSA ?"
"scherzo: vietato l'accesso"

25 di schifo

Ma il 25 è festa ? ma va ?
ma chi se ne frega ! non mi viene nemmeno da parlarne !
Provo solo schifo per come una festa nazionale venga strumentalizzata politicamente in una maniera tanto vergognosa !
La Moratti trascina il padre in piazza con tanto di carrozzella, il perché lo saprà solo lei, e una massa di teste di cazzo gli fischia contro senza conoscerlo, senza nemmeno sapere chi è.
Sento dei cretini dire che la festa della liberazione è una festa comunista, come se a liberarci dalla occupazione tedesca fossero stati i comunisti, che invece erano impegnati ad uccidere gente più ad Est.
Allora la festa è di chi la proclama ? cioè il primo a dire che oggi è festa gli da anche un indirizzo politico ? ma che cazzo stiamo dicendo ?
Ma la cosa più assurda è che a fare rivendicazioni di tale genere sono persone che la guerra non l'hanno nemmeno vista in foto, e criticano e tacciano di criminalità chi quella guerra l'ha fatta pensando proprio a loro.
Perché quando quasi settanta anni fa la gente andava incontro ad i fucili per lottare contro il nazismo, non lo faceva certo sperando di vivere in un futuro migliore, ma sperando che i propri figli potessero vivere in un futuro migliore.
A mio parere se una cosa simile accadesse adesso, praticamente ci faremo tutti schiavizzare, tanto siamo pieni di amor proprio e spirito di unione.
Il venticinque aprile ? una data importante nella quale pensare che la libertà e la sicurezza che tanto ci sembra incerta e precaria, in verità è un previlegio che tanto non hanno, tanti non immaginano neppure, e che nemmeno noi per tanto tempo abbiamo più avuto, l'abbiamo visto strappatoci via dalla follia inumana del nazismo.
Cosa che non deve ricapitare, soprattutto sotto la follia malata della politica corrotta.

Pazzia



venerdì, aprile 21, 2006

Cinema come arte

IL CINEMA E I FINANZIAMENTI STATALI Si finanzia l’arte o l’industria?

Marcello Gagliani Caputo

Forse non tutti sanno che gran parte dei film italiani che vengono distribuiti nelle sale cinematografiche sono finanziati dallo Stato. Ciò grazie all’articolo 28 entrato in vigore nel 1965 con lo scopo di dare un sostegno ai giovani autori (e produttori) esordienti coprendo il 90% delle spese con l’unica clausola che, se il film registra buoni incassi, questi soldi devono essere restituiti. Ad oggi, però, i dati dicono che soltanto il 20% dei film finanziati ogni anno riescono poi a restituire i soldi avuti dallo Stato a cui, per il restante 80% dei casi, non rimane che acquisire i diritti dei film stessi. Inoltre, la legge prevedeva che si può finanziare fino ad un massimo di 20 opere prime, ma nel 1994 autori e produttori hanno chiesto di allargare il finanziamento anche a film che, secondo una commissione di esperti nominata dal ministro per i Beni Culturali, sono di interesse culturale nazionale. A questo punto, però, il problema sorge nel momento in cui bisogna capire i criteri di scelta: spesso i finanziamenti, infatti, sono decisi in base alla sola sceneggiatura ed ai nomi, a volte abusati, che i produttori del film inseriscono nei copioni impedendo pertanto una giusta ed oggettiva valutazione. Chi dice, infatti, che da una buona sceneggiatura venga poi fuori un altrettanto bel film?
“Spesso ci siamo trovati delle bellissime sceneggiature che poi realizzate in termini cinematografici non hanno funzionato e viceversa”. Ha dichiarato alla trasmissione “Report” di Rai3 Rossana Rummo, ex direttore generale sezione Cinema del Ministero dei Beni Culturali. “Magari non abbiamo dato sostegno a film invece che dal punto di vista cinematografico e anche culturale hanno funzionato. E' inevitabilmente arbitrario, non so come dire. Si spera di fare meno errori possibili, però qualche errore si fa”.
Un altro problema è quello dei film finanziati che però non arrivano mai nelle sale cinematografiche, come ha fatto notare il regista Pupi Avati: “Ogni anno ci sono 30 film in Italia che non escono e sono tutti film finanziati con denaro pubblico. Ci sono, molto spesso, in corrispondenza con questi 30 film che non escono, 30 società che sono state formate per realizzare questi film e che falliscono alla fine della realizzazione dei film”.
Ma allora cosa fare per impedire questo autentico sperpero di denaro pubblico?
A gennaio l’attuale ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani ha modificato la legge reinserendo innanzitutto la pubblicità nei film (da adesso in poi chiunque potrà mostrare in primo piano un pacchetto di sigarette o un orologio di marca), togliendo il limite di 20 opere finanziabili (nel 2003 sono state finanziate 40 opere prime e 69 film di interesse culturale!), abbassando lo stesso finanziamento ad un massimo del 50% del budget di realizzazione del film e concedendolo soltanto a quei produttori che possono dimostrare di avere già l’altro 50% e che abbiano alle spalle esperienze di incassi che possono assicurare la restituzione del finanziamento ricevuto. E visto che questo “altro” 50% deriva di solito (diciamo al 99,99%) dalla vendita dei diritti tv, che fine faranno i giovani produttori indipendenti? Probabilmente saranno destinati a scomparire, lasciando sempre più spazio al duopolio Rai-Mediaset (Rai Cinema e Medusa) che a loro volta finanzieranno sempre e comunque opere tv-compatibili contribuendo all’inevitabile trasformazione del cinema da arte a industria.

giovedì, aprile 20, 2006

Top post

Ho aggiunto una piccola sezione per i post più interessanti o che hanno più interessato nel blog.
Se ne avete altri da segnalare ditemelo pure !

Bau

Camminando senza meta, conta i passi fino ad un cartello, poi indietro fino all'incrocio.
La fame lo attanaglia e lo uccide lentamente. Il caldo gli secca la gola e gli picchia sulla testa.
Giorni fa ha perso il motivo per essere felice, per essere triste, per essere sé stesso.
La notte gelida lo attacca con il vento negli occhi. I rumori lontani lo tengono sveglio nel terrore.
Accanto a lui una strada di morte; può sentirne provenire odore di sangue e pneumatici.
Si tiene lontano dai rombi che l'attraversano e dalle luci che sfrecciano nel buio.
Si tiene lontano dalle persone che cercano di prenderlo, di portarlo via dal proprio posto.
Perché anche se sono giorni che aspetta, e sente la morte vicina, lui attende ancora il suo padrone.
Lui lo ama ancora, perché amare è nella sua natura.
Lui aspetterà ancora, finché non morirà di fame, finché non lo ucciderà un contadino, finché non lo investirà una macchina.
Lui forse non riesce a capire, ma sente.
Lui forse non conosce, ma spera.
Lui forse non è un uomo, ma è qualcosa di meglio.

quando tu non sei con me

Quando tu non sei con me
nemmeno io sono come me.
Posso ascoltare il nulla
entrare nel mio corpo tremante;
sentire il peso del cielo premere
sopra le mie spalle.
Tutto l'amore che provo svanisce dal mio cuore,
e mi sento morto, mi sento dolore,
smarrito attraverso l'universo.
I minuti diventano anni, gli anni diventano secoli.
E con la mia memoria cerco di raggiungerti.
Ti ritrovo nella mente,
e posso ricordare il calore del tuo corpo.
Immagino le mie braccia circondare il tuo ventre
ed i tuoi capelli coprire il mio volto.
E questa volta il tempo scompare,
non penso più al futuro,
non mi importa più del domani.
E riesco a dormire.

martedì, aprile 18, 2006

Feral


Ombre avvolgono la mia mente drogata,
insetti entrano nei miei occhi e nel mio naso,
arrivano fino al cervello, e mordono, mordono, mordono ..
ogni morso un ricordo, un ricordo felice, un ricordo triste.
Una volta finito, il niente è dentro di me,
come se non avessi mai vissuto.

Gli insetti escono dalle mie cavità, si radunano nel vasetto di vetro.
Un lauto pasto oggi, per il loro padrone Mangianime.

Armorlandia II

Ho fatto una breve chiaccherata con Stefano che mi ha chiarito un pò di cose riguardanti il vecchio post Armorlandia.
Il caro Ste' mi ha informato sul vero senso della legge che tempo fa si voleva proporre e che a quanto pare i mass media hanno manipolato in maniera vergognosa, sia per questione di audience ma anche in parte per questioni politiche.
Se vi ricordate tutti noi abbiamo pensato (come ci veniva detto in TV) che la legge riguardasse principalmente il permesso di sparare su un individuo nel caso che questi entrasse nella nostra casa con scopi illegali, quali furto, rapimento o simili .. ma non è così.
La legge chiariva il diritto di auto-difesa del cittadino, che poteva quindi difendersi attivamente contro i propri aggressori e non più essere perseguito a norma di legge di fronte ad un azione auto-difensiva troppo violenta.
Senza questa legge che onestamente non so se sia passata o meno, anche il colpire in qualunque modo il proprio aggressore era passabile di denuncia per violenza; poco importava se tale "violenza" era stata consumata nella propria casa nei confronti di un ladro o peggio. Certo, nel caso che l'auto-difesa sia stata giustificata non si passava certo alcun guaio, ma il problema come sempre è affrontare processi e disagi per dimostrare la leggittimità di una difesa del proprio domicilio o dei propri familiari.
Come si nota la legge non parla affatto di armi da fuoco o dell'opportunità di sparare a vista, in quanto l'accesso alle armi da fuoco non è stato affatto semplificato.
Non so se mi sono spiegato bene, comunque ovviamente cambio la mia opinione in tal senso e sono costretto ad affermare tale legge come sacrosanta, perché è assurdo che io possa essere denunciato dopo aver tramortito un aggressore che si è infilato in casa mia con intenzioni malevole!

lunedì, aprile 17, 2006

alzheimer

Provate a contare quante F ci sono nel testo qui sotto:

FINISHED FILES ARE THE RE
SULT OF YEARS OF SCIENTI
FIC STUDY COMBINED WITH
THE EXPERIENCE OF YEARS...

Poi cliccate qui

domenica, aprile 16, 2006

Memorie

Esitono vari tipi di memoria: la memoria olfattiva, quella uditiva, quella cognitiva; ognuna divisa per il tipo di informazione che contiene. Proviamo in questo momento a ricordare qualcosa, una cosa qualunque.
Cosa succede ? succede che possiamo richiamare nella nostra mente delle immagini di un luogo, ne ricordiamo i dettagli, i punti oscuri e gli angoli nascosti. Possiamo effettivamente dire che "noi eravamo là". Poi possiamo ricordarci le sensazioni o le emozioni che vivevamo in quel contesto, ricordarci il nostro stato d'animo. Infinte ricordarci gli avvenimenti che sono accaduti in quel momento.
In questa memoria non vi è però soltanto ciò che noi classifichiamo come "realtà", ma ci sono cose essenzialmente irreali che risiedono dentro di noi sottoforma di memoria.
Adesso, se accettiamo il fatto che è tramite la memoria che noi possiamo tener conto della esperienza maturata nel nostro passato/presente, allora dobbiamo accettare il fatto che nella nostra memoria, eventi irreali o realmente accaduti hanno lo stesso valore. Questo perché se di un evento irreale quale può essere ad esempio un sogno possiamo richiamare una memoria visiva, sensitiva, emozionale, sensoriale etc. allora non vi è alcuna differenza tra questo ricordo ed un ricordo di un evento realmente accaduto.
A tutti gli effetti nel mondo dei ricordi, il nostro concetto di "realtà" perde molto del suo significato.
Ma quanti sono queste memorie irreali che possediamo ? in verità sono moltissime.
I sogni sono in primis dei ricordi irreali, per quanto sia raro avere un vivido ricordo di un sogno, questi riescono ad essere i più "reali" tra i ricordi "irreali" che possediamo. In seguito vengono i nostri pensieri astratti, come quelli che i più fantasiosi di noi traggono dai fumetti, dai libri e dai film.
Quando si legge un racconto ad esempio, si è capaci di immaginare il volto di un personaggio, in maniera tanto reale che la sua immagine ci rimane fissa in testa.
Infine, per quanto riguarda questa lista, arrivano le nostre attività virtuali, come i video giochi. In un video gioco si visitano luoghi e si provano emozioni analoghe alla trama del gioco che rimangono nei nostri ricordi in maniera completa.
Questo assume maggior rilievo in un gioco di massa, un gioco on-line, all'interno del quale abbiamo esperienze comuni ocn altri giocatori, e dove ognuno costruisce non solo dei ricordi assolutamente virtuali, ma ricordi in grado di essere confrontati con quelli degli altri giocatori, come se si parlasse di fatti effettivamente accaduti.
Quando in un gioco infatti si percorrono luoghi già visti, la nostra memoria ci viene in aiuto perché a tutti gli effetti, "noi siamo già stati lì".
Ci rendiamo conto quindi, che quando si parla di vita "reale" e vita "virtuale", si fa più che altro una diversificazione mentale e non cognitiva, ovvero non vi è in effetti alcuna differenza qualitativa tra una vita "vera" ed una "virtuale".

Buona Pasqua

Buona Pasqua a tutti !!

giovedì, aprile 13, 2006

Sole spento

Ci sono giorni in cui mi sveglio spento
E tutto sommato provo a starci dentro
Nella mia stanza aspetto il mio momento
Sono qui, aspetterò
Io, aspetterò
Quando la vita sembra un treno lento
Penso agli amici fuori e muoio dentro
La mia generazione senza vento
Sono qui, aspetterò
Io, aspetterò
Finchè arriverà il mio momento
Stammi accanto
Col pensiero tu, tu stammi accanto
Sole spento
Io ti sento con me
Quando sei condannato al pentimento
Stanco di sentir dire “non ho tempo”
Come in un sole in cui sentire freddo
Sono qui, aspetterò
Io, aspetterò
Finchè arriverà il mio momento
Stammi accanto
Col pensiero tu, tu stammi accanto
Sole spento
Io ti sento con me
Sono qui, aspetterò
Io, aspetterò
Finchè arriverà il mio momento
Stammi accanto
Col pensiero tu, tu stammi accanto
Sole spento
Tu sei dentro di me

"L'inverno sta arrivando"


A Eddard Stark, colui che mi ha insegnato una volta di più cosa vuol dire essere uomini.

Chi sono ?

Chi sono io ?
Questa domanda atavica, tanto ridicola nella sua semplicità ma tanto filosofica nel suo mistero è l'epicentro del ciclone attorno al quale costruiamo noi stessi fin dal principio.
Da quando veniamo al mondo, anzi per la precisione la scienza ci dice qualche mese dopo, questa domanda pur rimanendo ovviamente inespressa, acquisisce un ruolo di dominazione sul nostro ego sociale, e ci impone una risposta, una qualunque risponsta che soddisfi tale curiosità.
La prima risposta è ovvia, è il nostro nome.
"Chi sono ?" e ci si risponde contenti: "Sono Mario!" oppure "Sono Gianni", e tutti a nanna.
Il nome proprio di persona è indubbiamente un elemento essenziale per riconoscerci tra di noi (forse, perché gli animali non hanno nessun problema a farlo senza), ma dal principio è senza dubbio nato per creare una identità ben definita, una parola che identificasse una persona, che lo soddisfacesse dal punto di vista esistenziale, prima che esplicativo.
Con il tempo comunque il vuoto che abbiamo dentro non può essere più tappato con una semplice parola, altri usano la stessa parola per riconoscersi e non sentendoci più di una persona, si capisce che qualcosa in questa soluzione non quadra.
Inoltre si comprende con facilità come i nomi delle cose cambiano a seconda di quale lingua si parli o di come si decida di chiamarle, di conseguenza una semplice parola non può dare nessuna identità. Una rosa profumerebbe anche se non si chiamasse rosa :P
Allora cosa si fa ? ma si trovano altre soluzioni, che domande.
Ci si identifica per esempio con quello che si fa.
Sono uno studente (E non "faccio lo studente", vi assicuro che non è per risparmiare tempo), sono un impiegato, sono una casalinga etc.
Ci si identifica con un lavoro, con una serie di azioni che si svolgono più di frequente, che hanno un senso per gli altriche ci stanno intorno. Dicendo che siamo degli ingenieri, si vede negli occhi della gente che si è riconosciuti in quanto tali, e ci si sente bene, ci si sente identificati.
Ma le cose non sono affatto così semplici e supeficiali, e si cerca la risposta suprema in tanti altri modi più subdoli e forvianti ..
Nella società occidentale essenzialmente ci sono solo due capi estremi di comportamento per identificare sè stessi nella società, per rispondere a "Chi siamo ?", all'interno dei quali ovviamente stazionano tanti tipi di comportamenti ibridi o intermedi, che si possono facilmente intuire analizzandone comunque le estremizzazioni, per dare una idea del "rage" in esame.
Il primo ed il più diffuso è la "conformizzazione".
Appena possibile la maggior parte dei ragazzi tende a conformizzarsi con i propri compagni, ad assumerne ogni aspetto per identificarsi tramite la somiglianza con loro.
Ci si taglia i capelli in un certo modo, si comprano certi vestiti, si parla con un certo slang.
Si modifica se stessi in modo somatico, per confondersi tra gli altri.
Poi arrivano, con un pò più di impegno e di tempo, i cambiamenti comportamentali: si mostrano solo alcuni sentimenti, alcuni pensieri, alcuni modi di agire.
Tali comportamenti generalizzati assumono una posizione molto più privileggiata rispetto a tutto il resto, i ragazzi (dico loro perché da lì si comincia di solito), sacrificano la propria salute pur di soddisfare il bisogno di identificazione: si inizia a fumare nonostante si sappia il danno che ci si procura, si guida veloce con la macchina per essere spericolati nonostante si sappia bene quanto sia pericoloso per sé e per gli altri, ci si da al vandalismo gratuito, alla sboccataggine ...
Si fa letteramente di tutto per emulare gli altri, per sentirsi "integrato".
Questo come detto sempre per soddisfare il nostro bisogno interiore di sapere chi siamo.
L'altro atteggiamento opposto al primo è ovviamente "L'anticonformismo", ovvero il rifiuto per tutto ciò che la maggior parte della gente tenta di aggregare.
Nonostante questa strada sia al totale opposto della prima, essa porta alla stessa conclusione.
Ci si comincia a guardare attorno e si assumono una serie di caratteri somatici/comportamentali opposti alla massa. Non si guarda più al prossimo pensando "Sono come lui", ma si va per esclusione pensando "NON sono come lui". Come vedete il processo basilare è lo stesso.
Per assurdo più ci si crea tali "maschere" (Il termine maschera è altamente improprio e chiedo venia per averlo usato) per spiegare noi stessi, più ci si allontana dalla verità di noi stessi.
Ma allora perché lo facciamo ? naturalmente perché il nostro scopo inconscio non è quello di rispondere alla domanda "Chi siamo ?" che non ha certo una risposta soddisfacente, ma il nostro obbiettivo è quello di seppellire tale domanda sotto una mole infinita di risposte:
Sono Giulio, sono un avvocato, sono un padre ed un figlio, sono un rispettato, un amico, son oun cattolico etc.
Infine è bene citare anche l'anomalia del comportamento quando ci si trova nel famoso "branco", all'interno del quale apparentemente si tende a perdere ogni tipo di identità per sentirsi tutt'uno con il branco stesso, processo che porta a fare le più grandi stronzate un essere umanosia capace di fare, di solito dettati dagli istinti primari.
Tale anomalia ovviamente non lo è, perché anche la questo processo di spersonalizzazione è solo un metodo per un altro stadio di identificazione, una identificazione di massa, il sentirsi tutt'uno con altri fino a che la domanda principale "Chi sono ?" perde significato e la dimentichiamo di nuovo, non seppellendola sotto false risposte ma lasciandola scemare all'interno di un ego più grande.
La famosa "crisi di mezza età" altro non è che un ripresentarsi insistente della domanda primaria "Chi sono ?", perché non più soddisfatti delle risposte tanto poco pertinenti che ci si è dati.
Tale "crisi" è quindi più che mai un risveglio totale della coscienza, anche se qua è questione di punti di vista ...
Insomma nessuno di noi esce da questo schema comportamentale che fa di noi ciò che siamo almeno per un buon 80% di noi. Adesso che sappiamo qual'è il problema, possiamo tornare a dimenticarcelo, che domani tocca lavorare/studiare/interagire, perché noi siamo impiegati/studenti/familiari :)

Catene

Che marea di mail,telefonate,litigate,sguardi,chiacchere può provocare un post scritto su un blog.
Sinceramente mi ritengo stupito, non avrei pensato che quando scrivo qualcosa su questo blog io possegga un tale potere.
Un potere negativo, sia chiaro, perché queste catene di eventi si scatenano sempre in negativo per mia esperienza. Negativo soprattutto per me, che mi sono sentito in parte castrato più di quanto avrei voluto.
Come ho già scritto questo non è affatto il mio primo sito personale, ma è sicuramente il primo con un seguito esterno oltre me, con altre persone insomma che lo seguono saltuariamente.
Questo mi piace e non, nel senso che all'inizio mi sentivo in parte costretto a stare attento a ciò che scrivevo, o a come lo scrivevo, perché sapevo che altri occhi avrebbero letto ciò che digitavo, ma poi con il tempo questa sensazione si era affievolita, quasi sopita.
Ora come ovvio è tornata, perché cose che ho scritto hanno avuto ripercussioni reali nel mio mondo reale ... mi sembra fantascienza.
In ogni modo voglio scrivere che cercherò di sbattermene di tutti e rimarrò fedele al sottotitolo del mio blog, ma precisando che qualunque cosa succeda, questa mia decisione non è attua ad offendere o attaccare chicchessia, ma è una decisione che a me pare semplicemente giusta, mi sembra giusto che in un posto che è mio, io scriva ciò che mi giri senza preoccuparmi delle ripercussioni. Sarà ovviamente difficile, soprattutto adesso, ma il mio obbiettivo è di arrivare a scrivere i miei post pensando di essere il solo a leggerli, come facevo nelle mie vecchie page che tra l'altro avevano più assiduità di contenuti rispetto a questo (da non crederci!).
Poi infine, come saprete questo blog rimane qua, in ogni caso, e se a qualcuno non piace non lo visiti, molto semplice, questo mi premunisce da ogni rimorso.

mercoledì, aprile 12, 2006

Scienza


Cos'è la scienza ? presto detto: è un insieme di teorie ed applicazioni ragionate riguardante una serie ben precisa di fenomeni. E' una dottrina composta da teorie formulate tramite il "sistema scientifico".
Cos'è questo "sitema scientifico" ?
Anche questo è semplice, l'abbiamo tutti studiato a scuola.
Il "sistema scientifico" è l'unico processo di apprendimento riconosciuto dalla scienza, e consiste in poche e semplici fasi:

1 - osservazione del fenomeno
2 - studio del fenomeno e delle sue ripetizioni costanti
3 - formulazione della teoria riguardante il fenomeno

Questo processo si è creato parecchi secoli fa, e nonostante l'evoluzione delle nostre discipline non è cambiato di una virgola, di fondo è rimasto sempre lo stesso, giustamente tra l'altro.
Si può dedurre quindi che quando a Newton cadde la proverbiale mela sulla testa, egli si rese conto che tutto ciò che veniva lasciato in inerzia tendeva ad andare verso il basso; isolò quindi questa unica forza attiva e la classificò come forza di gravità.
Tutti conosciamo la forza di gravità, sappiamo che è vera e che c'è.
Nessuno sano di mente direbbe che tale legge non esiste o possa essere confutata, sempre rimanendo nel campo di studio di nostra competenza.
Perché è proprio nel processo scientifico che la scienza stessa si DICHIARA come l'unica e vera strada per l'incertezza. Si avete capito bene, per l'incertezza.
Quando la scienza fu coniata non si era mai pensato di usarla per raggiungere una qualche forma di verità, ma solo una maggiore forma di potere nei riguardi del mondo che ci circonda.
Quando la parola scienza invece entrò nel linguaggio comune, con il tempo la gente cominciò ad usare la scienza per dimostrare delle cose, cosa che la scienza non sarà mai in grado di fare se non ponendo limiti incredibilmente ristretti, se confrontati con la misura delle cose che non conosciamo.
Prendiamo ad esempio la gravità: noi sappiamo che esiste in tutto l'universo conosciuto, ma in quello sconosciuto ? ovviamente raggionando per probabilità possiamo dire che la gravità è ovviamente presente anche là, ma a quel punto si starà facendo una supposizione basata, seppur sulla nostra esperienza, principalmente sulle nostre convinzioni personali.
Si tratterà quindi, a tutti gli effetti, di fede.
Com'è breve il passaggio tra scienza e fede, la prima sconfina nell'altra (e non il contrario) con enorme semplicità, tanto spesso che in pochi se ne rendono conto davvero.
Ma visto che la scienza (per sua definizione, ripeto) può studiare solo i fenomeni già verificati per poi usare la logica matematica per estenderli all'infinito, questa non ci da in effetti alcuna certezza. Prendiamo un esempio molto stupido ma valido come tutti gli altri:
Se si lancia una moneta in aria, questa cadrà per terra.
Se la si lancia un milione di volte, questa cadrà per terra un milione di volte.
Se la si lancia infinite volte, la logica matematica ci dice che questa cadrà a terra infinite volte.
Ma a questo concetto ci siamo arrivati con la logica, non con l'esperienza, di conseguenza nonabbiamo usato un metodo scientifico, ma ci stiamo basando sulla convinzione che la nostra percezione della realtà sia sempre la stessa, cosa che non possiamo ne potremmo mai dimostrare, perché quella stessa percezione noi la usiamo per studiare noi stessi.
Se quindi vi dicessi che se si lancia in aria una moneta un certo numero X di volte, questa rimanga in aria sospesa e cominciasse a cantare Jingle Bells, nessuno potremme mai contraddirmi scientificamente parlando ...
Certo, ben lungi da me dire una cosa del genere, ma questo dovrebbe far ragionare sul proprio concetto di scienza, dovrebbe far capire come la scienza non è, non è mai stata, e mai sarà una "via per la verità". Per quel che ci concerne, solo la fede lo è, ovvero la convinzione che qualcosa sia vera senza poterne avere la certezza, perché di certezze purtroppo per chi ne cerca, non ce ne sono se non dentro di noi.
Adesso, questo discorso come ho detto vale per quanto riguarda numerose varie domande, ma quando si parla di un ambiente chiuso allora tutto cambia. Come si sa se prendo un insieme di 10 uomini e dico che questi sono tutti uomini, io avrò creato una certezza, ma sempre entro i limiti del mio campo di indagine. Non vi scoraggiate quindi pensando che nulla di quanto sappiamo sia vero, solo riflettete che noi possiamo definire "vero" solo le cose di poco conto.
Sappiamo che la pasta è troppo salata, ma non se c'è stato il diluvio universale.
Sappiamo che se non respiro muoio, ma non so cosa succede dopo.
Tutto questo per dire che è altamente stupido sventolare la bandiera della scienza quando si parla di certezze filosofiche, perché in tal caso non si è capito nulla della "scienza".
Se si vuole parlare di cose importanti, io esorto tutti a studiare filosofia che non matematica e fisica, perché la filosofia, madre di tutte le scienze, parla appunto di meta-fisica, usando come strumento l'intelletto umano e portandolo ai confini delle proprie possiblità, perché l'unico modo per conoscere il vero è uscire da sè stessi, in tal modo da penetrare dentro di noi più in fondo.
Chi ha orecchie per capire capisca, chi non le ha la smetta di parlare di "verità scientifiche" !

Lo scorpione e la rana

Un giorno una rana oziava sulla riva del suo stagno, guardando gli insetti volteggiare, quando uno scorpione con la coda ritta sopra di sé attirò la sua attenzione con un fischio:
"Ciao rana, mi faresti un gran favore ? mi porteresti dall'altra parte dello stagno ?"
La rana si ritrasse vicino all'acqua e rivolse allo scorpione uno sguardo sospettoso:
"Non mi fico di te scorpione, quando sarai in groppa alla mia schiena tu mi pungerai !"
Al sentire tali parole lo scorpione rise di cuore, poi spiegò:
"Ma cosa dici amica rana ? se lo facessi tu moriresti ed io sulla tua schiena annegherei nello stagno, morendo a mia volta !"
La rana rimase colpita da tali parole e ci pensò su qualche attimo; poi, giungendo a conclusione che lo scorpione diceva indubbiamente il vero, acconsentì alla sua richiesta.
Così lo scorpione salì sulla schiena della rana, e questa cominciò a nutare attraverso lo stagno, per portare il suo passeggero a destinazione.
ma nel bel mezzo di quella grande pozzanghera, la rana si sentì penetrare la schiena dal velenoso pungiglione dello scorpione, e, cominciando ad annegare priva di forze, riuscì a guardare il suo ospite stupita, ed a chiedergli:
"Ma cosa hai fatto ? adesso io morirò, ma morirai anche tu tra queste acque !"
Lo scorpione dal canto suo ricambio lo sguardo con naturalezza, e disse:
"Lo so amica rana, ma che posso farci ? sono uno scorpione."

[La morale di questa straconosciuta novella è che per quanto sia controproducente, è troppo difficile andare contro la propria natura. Lo scorpione morirà con la sua amica perché è nella sua natura uccidere, così come per la rana era nella sua natura fidarsi del prossimo. Io per quanto affascinato non ho mai trovato vera tale morale, per me la propria natura si può sempre vincere, la sfida contro noi stessi è qualcosa di risolvibile, seppur rimanga forse la cosa più difficile di questa terra. Del motivo per il quale ritengo tale lotta interiore essenziale per noi stessi, parlerò in un altro post.]

Elezioni

Ecco finite queste fottute elezioni ..
Il discorso mi è venuto in mente leggendo alcuni commenti qua e là per il blog di Chuck Norris in particolare, dove una vera manica di ottusi imbecilli cercava in qualche modo di parlare di politica mentre invece non faceva altro che dire sempre le stesse cose stupide che riassumo in pochi punti:

1 - fascista di merda
2 - comunista bastardo
3 - berlusconi ladro
4 - prodi maionetta

Devo dire che gli spunti non sono tanti, quanto mi sarebbe andato di commentare anche io dicendo a tutti quanto sono ignoranti bambini a ragionare con due o tre concetti in testa, ma poi mi sono detto che era inutile, avrebbe danneggiato solo il blog del mitico CN ed inoltre avendo un blog tutto mio dove scrivere quello che voglio non avevo alcun bisogno di commentare là ;) che liberazione!
Sul tema dei commenti non c'è nulla da dire, tanto si sa che la politica è una cosa complessa, alla portata di poche persone che se ne interessano, ma che purtroppo tiene attaccata a sé tutta la popolazione di uno stato, che non avendo ne intelletto ne voglia di analizzare la politica, la riduce in piccoli e stupidi schemi quali SINISTRA, DESTRA,COMUNISMO,FASCISMO, etc.
Mi chiedo cosa si diceva della politica prima del '900, quando queste cose non c'erano ancora, bha! Di sicuro si parlava con più coscienza dell'argomento.
La gente deve votare ma sempre più spesso non si sa per chi farlo ...
Certo c'è sempre chi ha le idee chiare, anche se poi quelle idee chiare sono soltanto convinzioni vecchie e riciclate che per pigrizia non si rinnovano mai:
Hai sempre votato a sinistra perché la destra ti sta sul cavolo ? allora voti sempre a sinistra.
Tanta gente fa così, anzi quasi tutta.
Poi c'è chi vota per simpatia:
Berlusconi ha carisma, è bello, Prodi è vecchio e non si capisce niente quando parla, quindi voto a destra.
Tantissima altra gente la pensa inquesto modo.
Infine (credo) c'è gente che ci pensa un attimino su:
Cosa dice la destra ? cosa la sinistra ? cosa mi sta meglio a me ? a chi credo un pò di più ? ora so chi votare.
Se tutti facessero così si starebbe sicuramente molto meglio.
Ma non è finita, perché nonostante queste categorie, ancora è sempre più difficile ottenere un voto unanime. Perché ?
Ma è facile, perché il cittadino intelligente viene messo davanti ad una scelta radicale, davanti a due idioti che sono sempre gli stessi, sempre loro. Uno ha governato adesso, l'altro ha governato prima, e l'altro prima ancora .. e così via ...
Ma che schifo ..
Possibile che nessuno di nuovo decide di lanciarsi in politica con idee più innovative o per lo meno che dia l'idea di crederci sul serio ad un cambiamento vero ?
Ma certo che sì ! che domande ! di questi "giovani" è pieno .. il problema è che non potranno mai fare un cazzo finché saranno sempre gli stessi vegliardi a decidere chi si candiderà e chi no ..
Non ci credete ? ma guardate che è ovvio:
Per lanciarsi in politica serve una campagna politica, per una campagna servono milioni (MILIONI) di euro, quindi a meno che non li abbiate tutti voi dovrete per forza chiedere dei prestiti, e quei prestiti vi verrano forniti solo SE il risultato è soddisfacente per chi quei soldi ve li da, per chi vi da lo spazio pubblicitario, per chi vi da il supporto, i voti, i seggi.
E chi credete vi dia tutto questo ? la domanda è retorica.
Andare a votare ? bhà !
Certo, votare per il meno peggio è sicuramente meglio che non votare affatto, almeno si sarà compiuto uno sforzo per migliorare la propria condizione, anche se per la maggior parte, se non tutti, è praticamente uno sforzo alla cieca. Ma è giusto criticare chi non ha votato ? direi proprio di no. C'è chi non ha votato perché per lui non ha importanza votare, perché per lui non ha nessuna importanza eleggere un fantoccio politico che pensa solo a se stesso, in entrambe le direzioni egli si presenti. Per alcuni non ha senso sprecare tempo e pensieri che far mettere seduto più comodo una persona che di te se ne sbatte il cazzo e che non ha nessuno interesse nei tuoi confronti, ma solo nei confronti della massa, la stessa massa stupida che vuole solo essere rabbonita.
Questo non è disfattismo, e nemmeno un testo rappresentante l'angoscia politica della nostra generazione, questo è semplicemente l'animo umano.
In tutte le rivoluzioni della storia (mi si provi a confutare), ogni volta che una sentita massa di persone si è ribellata sconvolgendo stati e paesi, non lo ha MAI fatto per la libertà, come scrivono i libri ed insegnano i professori, ma per il PANE.
La gente si ribella e si è ribellata solamente per mangiare, per stare meglio, e non per concetti alti come la libertà, l'uguaglianza o cose simili.
Certo, ci sono stati grandi uomini, grandi gruppi di uomini che gli stavano al seguito, ma la MASSA, quella con la M maiuscola, quella di centinaia di migliaia di persone agisce ed ha sempre agito solo per FAME.
Cosa centra tutto questo ? centra con il dire che il votare o il non votare, i discorsi elettorali e le diatribe politiche non sono altro che l'intrattenimento "culturale" di questo mese, ma fra qualche mese, se non si rivota, semplicemente non ce ne fregherà più niente, perchè il pane lo abbiamo, perché si mangia e si vive lo stesso, e non ci frega un cazzo della nostra immagine all'estero, della condizione degli extracomunitari, dell'ICI o delle pensioni (fino a quando non ci abbiamo a che fare), non ce ne frega niente.
Non siete daccordo ? questi discorsi a voi sono tanto sentiti ? bene, allora farò bene a sentire la TV, perché se davvero credete di essere politicamente impegnati non andate a mettere crocette su cartellini o a parlare di politica in un blog di merda come sto facendo io, uscite di casa e FATE QUALCOSA; QUALSIASI COSA ... allora e solo allora vi darò ragione.

P.S. sarò fiero di votare per qualcuno, il giorno in cui quel qualcuno farà carte false per NON andare al governo, perché abiterò in un paese dove andare la governo non significa avere maxi-stipendi, agevolazioni e poltrone a vita, ma vorrà dire farsi un mazzo tanto, uscire pazzo di testa per far tutti contenti e nel mentre LAVORARE per portare avanti la propria famiglia come fanno tutti. Quel giorno sarò lieto di votare chi ritengo debba avere l'onore e la forza di sopportare il peso del potere sulle spalle e non chi lo scala per dormirci sopra alla faccia di chi sotto ci crepa.

lunedì, aprile 10, 2006

Bushido 3

L'idea del samurai è l'idea della morte.
Ogni volta che si va a dormire, ogni volta che si mangia o si beve, ogni volta che si è felici o si è tristi, il samurai vive con la consapevolezza che un giorno morirà.
Tale consapevolezza è differente dalla conoscenza, un samurai non è semplicemente al corrente della propria mortalità, egli ne è cosciente, egli ha tramite l'addestramento l'idea della morte insita dentro di sé.
Quando il samurai si rivolge ad un'altra persona, quando onora i propri genitori, quando esegue gli ordini del proprio padrone, egli lo fa sempre al meglio delle propprie possibilità, con tutto l'onore che possiede, perché egli sa che quella può essere in ogni momento l'ultima azione della sua vita.
L'idea della morte certa porta il samurai a rinnegare le futilità della vita.
Quando ognuno di noi si trova davanti alla morte, riscopre quanto inutile sia la quotidianità della nostra esistenza, dimentica ogni cosa inutile e, se si è uomo mediocre, si tenta di sopravvivere contro ogni possibilità, scappando e nascondendosi, oppure, se si è uomini d'onore, si tenta di morire con dignità ed onore, con la consapevolezza che la vita materiale viene dopo il significato che le diamo noi stessi.
Un samurai vive osservando la morte al suo fianco, e questo lo aiuta a rendere la sua vita una vita onorevole.

mercoledì, aprile 05, 2006

Chuck !!




So che è presente anche sul blog originale, ma come si fa a non metterlo !!


Epsodus V

Il signor Clarance Darby stava sorseggiando il suo Kojury caldo preso dalla macchinetta in mensa, mentre con l’indice scorreva distrattamente la lista dei fornitori sullo schermo del proprio pc.
Il suo lavoro era una tale noia …
Tutto consisteva nel controllare la lista dei fornitori e dei distributori, selezionare quelli in calo di profitto e quelli in rialzo che li forniva il programma gestionale n. 342, selezionarli e premere CANC, dopodichè bastava inserire la nuova lista aggiornata all’interno del database ufficiale e preoccuparsi che i suoi superiori lo leggessero.
Era un lavoro che qualunque programma basilare poteva svolgere da solo per lui, ma per sua fortuna suo zio aveva evitato di fornirne uno alla società, in modo tale da poter dare il lavoro al suo nipote prediletto.
Sulla porta aveva una scritta antisonante che lo qualificava come “analista alla distribuzione di livello 3”, ma in tutta sincerità nemmeno Darby sapeva cosa diavolo significasse; a lui bastava portare la busta paga a casa ogni mese, il suo programma preferito in televisione, quello con le ballerine sempre nude, e la sua beneamata cioccolata d’importazione, il suo segreto vizio culinario.
D’un tratto il naso dell’impiegato cominciò a solleticare, come un raffreddore improvviso e Darby non poté fare a meno di starnutire, imbrattando tutto lo schermo e la tastiera di saliva e muco.
Una espressione inorridita si formò in volto a Clarance, costretto ad usare la propria cravatta come fazzoletto di emergenza. Quando guardò di nuovo la propria postazione di lavoro sbuffò e si alzò con fatica per andare in bagno a prendere qualcosa con cui pulirla.
In sua assenza, Clarance non poté osservare minuscole lucine rosse illuminarsi lì dove aveva starnutito, muoversi nel suo liquido salivare fino ad entrare all’interno della tastiera. Non poteva vederli collegarsi ai contatti della periferica per avere accesso al pc dalla stessa tastiera usata dal suo possessore.
Sullo schermo dell’analista alla distribuzione scomparve la tabella dei fornitori e si aprirono a valanga decine di finestre. Dati di accesso, password, locazioni, file personali … tutto veniva spedito tramite SSL ad un contatto cifrato nella rete, un contatto che non aveva bisogno di superare nessun firewall perché si trattava di un contatto interno alla rete. Per la precisione nello storage game, per la precisione verso un hacker diciassettenne appena penetrato nel sistema, per la precisione ad un hacker sorridente davanti alle informazioni da lui appena sottratte ...

GdR

Questo post è un pò riservato ai giocatori di ruolo ...
Io credo di essere la persona che ha giocato più di ruolo in assoluto, non lo dico per vantarmi ma per farvi capire come per me sia praticamente una esigenza; potrei rinunciare a malincuore a tante cose nella vita ma difficilmente potrei mai rinunciare ai GdR, a costo di diventare un master 45enne con un gruppo di 15enni (Ed Edo), sospettato di pedofilia dalle autorità.
Io ho iniziato a giocare all'età di 8 anni. Non ci capivo niente, leggevo il manuale ma mi rompevo e non finivo neanche di leggerlo, mi soffermavo semplicemente sulle meravigliose immagini di Parente e sulla bellissima scheda piena di caselle e numeretti. Il primo GdR al quale ho partecipato è stato Stormbringer, e come ho detto non avevo l'età adatta per capire tutto, però ci siamo messi io e mia sorella, assieme ad un mio vecchio amico (Justin) intorno ad un tavolo in spiaggia, ed abbiamo cominciato ad inventare. La fantasia volava, non si tiravano dadi per le abilità, e le magie si lanciavano recitando una formula inventata al momento. Sembra assurdo che il mio primo approccio al GdR sia stato quello che per molti è l'ultimo stadio di masterizzazione, ovvero il gioco di narrazione.
A quel tempo bastava poco, bastava portarsi dietro il manuale e sedersi ad un tavolo in spiaggia.
Le cose andarono avanti ed io cambiai scuola, conobbi nuova gente e come sempre non mi trovai subito bene in un posto pieno di sconosciuti che già si conoscevano da un anno.
Poi senti un tizio con una capoccia assurda parlare di D&D. Io non avevo mai giocato veramente a D&D ma ovviamente lo conoscevo, ma non sapendo come approcciarmi a lui/loro, decisi di portare un giorno il mio GdR (Druid) a scuola, per mostrarlo con fare distratto agli altri compagni. Da lì è cominciata a tutti gli effetti la mia vita, infatti come alcuni sanno mi risulta addirittura difficile ricordarmi eventi accaduti prima di quell'incontro, nella mia memoria le elementari sono come una macchia sfocata nella mia mente.
Anche a quel tempo le cose non erano troppo difficili, bastava andare a casa di Marco il sabato pomeriggio. Certo era una vera seccatura per mia Madre accompagnarmi ogni volta con la macchina, ma dopo un anno già prendere il bus non era un gravissimo problema.
Poi il cambio casa (di Marco), l'acquisto del mio primo motorino, il liceo etc. hanno facilitato ancora di più le cose. Si giocava sempre, si giocava ad una cifra di giochi. Io avevo anche provato a fare il master ma se mi ricordo bene con scarso successo. Provavo ad emulare Marco ed io non sono fatto pe emulare, dovevo trovare un mio modo ma mi rimaneva difficile, quindi preferivo giocare. In quegli anni ho creato ed interagito con personaggi fantastici, posso chiudere gli occhi e ricordare ogni passo delle loro avventure, della loro vita. Per me il gioco di ruolo non finiva una volta arrivato il sabato sera, ma continuava nella mia testa. I miei personaggi hanno odiato, hanno amato, hanno desiderato come io stesso posso fare con me ... intere esistenze complesse quanto può divenire la mia risiedono nella mia testa, e grazie a quegli anni di gioco io le ho potute far camminare in un mondo di fantasia, popolato dalla fantasia di altri a me vicini.
Ma continuiamo per la strada dei ricordi ancora un pò.
Si arriva al quarto liceo, o forse era il quinto. Gli impegni si moltiplicano di colpo, la scuola si fa più prestante senza contare gli impegni personali. Hobby, ragazze, feste, la voglia di trovare altri tipi di divertimento, qualcosa di più forte emotivamente ci porta ad allontanarci dal gioco.
Non c'è niente di male, non ce ne accorgiamo neppure, ma la cosa dentro di me mi danneggia, mi rende triste e spento. Ci metto molto a capire perché o forse ancora non l'ho capito, ma di sicuro i GdR centrano in qualche maniera.
Si passa il liceo e le cose ovviamente rimangono le stesse, solo salgono di livello e si fanno più pressanti. Non ne parlo come un male, è solo la vita nella nostra società, ma per certo sono un male per i GdR, che cominciano a scomparire, a presentarsi raramente nella nostra mente.
Quando lo fanno, portano più astio ed amarezza che la felicità e spensieratezza della fanciullezza.
Non si parla più del gioco, ma di come fare a giocare, di quando vederci, del perché non ci si presenta, dei ritardi ...
Il GdR non diviene più uno svago ma un impegno, diventa qualcosa che costa mantenere e al fronte di tante altre esigenze non se ne vede più la ragione.
Per quanto mi riguarda in quel tempo (se non ricordo male come spesso faccio, soprattutto se si parla di date) io ricevetti una mail da dei tizi sconosciuti, che avendomi conosciuto tramite alcuni siti sui GdR mi chiedono se sono disposto a fargli da master per D&D.
Io ho sempre amato queste situazioni, così come anche D&D, quindi accetto con felicità.
Le cose ripartono: ci si vede ogni venerdì, si parte subito, senza troppi preamboli e senza troppe complicazioni. Un giocatore non fa altro che passarmi disegni riguardanti i personaggi mentre un altro mi manda mail con su scritto il diario del proprio personaggio, con pensieri ed impressioni sue. Semplicemente fantastico.
Il gioco si mantiene vivo, la mia fantasia vola ed ogni settimana non vedo l'ora che ritorni venerdì. Si gioca in un garage sporco, si muore dal freddo e dall'umidità, mi becco almeno 300 raffreddori e non c'è mai acqua da bere o da mangiare, ma io non ci faccio nemmeno caso, si gioca e si gioca alla grande!
La prima campagna è durata circa un anno, tanto per rendere l'idea.
Le cose si modificano, alcuni smettono di giocare, altri entrano nel gruppo.
Salto un pò di cose per arrivare ad adesso, dove ogni venerdì si gioca con la costanza necessaria, almeno quella che io ritengo necessaria. Non mi lamento, come sempre vorrei qualcosa di più ma non oso chiedere, so che le cose in futuro peggioreranno o miglioreranno, ma so che non sarà mai in modo definitivo ...

Con questa serie di ricordi puramente personali volevo esporre un fatto ovvio a tutti coloro che presteranno un pò di attenzione alla situazione odierna, e che la conoscono bene:
Un tempo per giocare bastava il gioco, la priorità andava al nostro modo di giocare di ruolo e tutto il resto si modellava attorno ad esso. Ormai le cose non possono più essere così. Non dico che siano peggio, semplicemente sono diverse e bisogna prenderne atto. Ora la priorità va al giocare, alla ORGANIZZAZIONE, all'esserci con costanza e fermezza. La volontà di giocare deve essere altissima, superiore a tutto, non fermarsi davanti a nulla. Ma questo ancora non basta, bisogna dimostrarla. Non per essere creduti, sia chiaro, ma perché il mostrare quanto ci si tiene a giocare tiene viva anche la volontà degli altri, l'alimenta fino a che non ci si alimenta a vicenda.
L'organizzazione oramai deve prevalere sul gioco, solo con una perfetta organizzazione ci si potrà concentrare sul gioco e così apprezzarlo, tornando al piacere di giocare.
Se per farlo bisogna escludere giocatori, andrà purtroppo fatto. Se per farlo bisogna modificare il modo di giocare, andrà fatto. Tutto andrà fatto purché si giochi. Sempre che si voglia, sia chiaro.

domenica, aprile 02, 2006

Dio è nella pioggia

Distanza

Sono qui per parlare di una cosa ovvia ma che alcune piccole persone si rifiutano di ammettere, ovvero la totale non-esistenza dei cosiddetti "rapporti a distanza".
Chi crede di averne uno potrà risentirsi, in quanto la inconscia consapevolezza di tale non-esistenza di questi rapporti rende tali persone altamente suscettibili sull'argomento, ma tanto qua non è che devo stare a sentire noiose repliche inutili.
Iniziamo con il dire che la definizione "rapporto a distanza" è propriamente una contraddizione in termini, per farlo capire mi basterà definire la parola "rapporto".
Il rapporto è una relazione, un relazionarsi nel sociale tra due o più persone. Queste persone per relazionarsi hanno bisogno di avere un riscontro continuo, "a caldo", in modo tale che le idee e le azioni di uno interaggiscono con quelle dell'altro. Fin qui siamo nell'ambito di una relazione generica, che poi pian piano diviene maggiormente intima con il rafforzarsi del sentimento o motivo pratico che giustifica tale relazione. E' come dire che più forte è il motivo/sentimento che sancisce un rapporto, maggiormente il rapporto avrà bisogno di una relazione più costante e continua per sussistere. La cosa è molto semplice: per legare con una persona in maniera salda bisogna vivere con essa esperienze importanti, oppure vivere una serie di momenti meno importanti ma costanti e continui.
Questo spiega perché nonostante due persone si siano viste solo una volta in una situazione estrema (come un disastro aereo o simili) creino in poche ore un contatto tra di loro molto più forte di quello creato magari con il vicino di casa che sta lì da dieci anni.
Quando due persone vogliono avere un rapporto di genere intimo, il rapporto (badate bene che il soggetto è il rapporto e non le persone vere e proprie che possono cambiare) ha bisogno di essere riempito di eventi memorabili o di una costante routine.
In un "rapporto a distanza" come ovvio mancano entrambe le cose.
Se si corrisponde anche quotidianamente con una brasiliana difficilmente si vivranno assieme esperienze memorabili, mentre anche la costanza delle mittenze sminuita enormente dalla mancanza del contatto umano, non sarebbe mai in grado di soddisfare la sete di contatto del rapporto se non in più anni di quanti siamo disposti a viverne.
Ne capite così che la definizione "rapporto a distanza" non ha senso.
Quello a distanza non è un rapporto che ha futuro, è solo un intrattenimento.
Nell'immaginario della persona che vi sente al telefono 12 ore su 24, 7 giorni su 7, voi assumete una posizione paragonabile ad un programma televisivo molto seguito. Non c'è nessun contatto fisico che è l'unica cosa che la nostra mente può percepire come tale. Il famoso proverbio "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" è in effetti una assoluta certezza.
Questo è rispecchiato non solo nei rapporti singoli tra due persone, ma influenza anche il modo di pensare di intere nazioni.
Perché in una tragedia aerea si parla solamente delle vittime appartenenti alla propria nazione ? perché ovviamente più le0 si sente vicine e più ci se ne preoccupa. Perché del terremoto in Asia da 7000 morti nel 1998 non se né manco parlato ? Perché del maremoto in una meta per noi turistica ci siamo sentiti male ? ome vedete è tutto molto semplice, basilare direi.
Noi siamo un animale tanto complesso da non riuscire a comprendere noi stessi, perché ci rifiutiamo di ammettere di essere animali.
Questo non vuole significare ovviamente che una coppia che vive a distanza dovrebbe lasciarsi perché non ha futuro, queste sono scelte da fare da soli e non si può entrare in merito se non interpellati, sarebbe borioso anche per me; ma dovrebbe far comprendere che è inutile prendersi in giro dicendosi che si ha un "rapporto a distanza" e che con la pazienza/amore/costanza/fermezza o stronzate simili (oddio mi fa schifo anche scriverle) si possa avere un rapporto quasi normale. Non è vero, è appunto una stronzata.
Si prenda atto che quando si sta distanti non si ha un rapporto, ma al massimo un rapporto congelato, pronto a riprendere vita una volta tornati assieme, ma tutto qua.

Viulenza

"Singing lallalalalala" sto cantando "the passenger" mentre i miei cani mi guardano in cagnesco (ma come cavolo mi devono guardare ??) perché probabilmente pensano "ma che cacchio si canta ste canzonacce invece di portarci fuori che la mouquette lo già riempita" .. vabbè mò li porsto fuori va. Cmq prima di questo brano sentivo le parole di caparezza :

"Abbi pazienza, fuck the violenza, put your put your hands up, fuck the violenza, tanto se meni o se insulti ti ritrovi al punto di partenza, fuck the violenza"

Bè è facile dire che ha ragione, ma ci riusciamo ? siamo tanto miti ? io penso di fare la mia parte, ho un animo gentile e sono educato, ma la mia violenza è altrove. La violenza non sta solo nell'insultare o menare, ma in tantissimi atteggiamenti che "politicamente" corretti.
E' risaputo che alcune parole fanno molto più male delle botte, e che l'indifferenza è molto peggio di una attenzione malevola. L'uomo è vittima del provesso causale che lo porta a subire le conseguenze delle proprie azioni, e noi di azioni ne facciamo tantissime. Ma anche il non-fare azioni è conunque un'azione, è comunque una scelta. Non sarò KIERKEGAARD ma è ovvio che niente di quello che possiamo fare ci può tirar fuori dal processo causale. Quindi mi chiedo, cos'è la vera violenza ? noi commettiamo violenza ogni volta che ci imponiamo come persone, ma questo lo facciamo già da quando siamo nella pancia di nostra madre (anzi di solito lo facciamo più lì dentro che fuori) e non possiamo evitarlo. Diciamo allora che la violenza è l'imporsi su una persona con la volontà di sovrastarla. Ogni volta che urliamo, che in qualunque modo cerchiamo di imporci sugli altri gli stiamo facendo violenza. In questo senso dovrei definirmi una persona estremamente violenta. Strano a guardarsi non si direbbe, mentre lo si direbbe sicuro dei miei cani a guardarli adesso. ok, ok, prendo il guinsaglio ... (tanto lo sanno che poi glielo tolgo, io sono contro)

Come back

Sono tornato a scrivere qua dopo una settimana, peccato non poterlo fare dopo una bella partita tra amici ma purtroppo le numerose "buche" ci hanno fatto solamente svegliare presto (dopo il classico sabato sera) e fare una colazione veloce in onore di delusione, senza nemmeno spiegazioni o delle vere scuse .. ma lasciamo perdere và !

E' una settimana che non scrivo, si vede avevo altro da fare .. in effetti ci sono delle cosette in ballo molto interessanti per me, ma preferisco parlarne quando saranno più concrete; per ora se ne dice bene ma cerco di volare basso, praticamente rasoterra.
Di cose da scrivere me ne venivano, ma se ne andavano via come il vento; e quando mi sedevo davanti al pc mi veniva solo voglia di giocare a WoW ;) e quindi delle mie fantasticherie o pippe mentali (Qual si voglia) ho reso partecipe solo Alessia, che sta cominciando a preparare lamette e pillole per un gesto estemo.
Ora però sono qua e mi sta tornando la voglia di riempire questo strano posto creato per puro egocentrismo, che come i più attenti sanno di solito porta a gestio estremamente "altruistici".

P.s. Per una volta date retta ad Edobaldo ed andate a vedere "V per Vendetta", un bellissimo film adatto a tutti e che non vi aspettate di vedere. Per chi l'ha visto posso consigliare "The Weather man", altro bellissimo film, per chi ha visto anche quello consiglio una serata diversa, che stare troppo davanti allo schermo fa male (guardate me).