giovedì, aprile 08, 2010

Sono sbagliato

Mia madre possiede una personalità molto estroversa. Ovunque si rechi, se ha a disposizione abbastanza tempo riesce a farsi ben volere dai più. La gente le offre favori, gli dona regali, le riserva un trattamento speciale praticamente su ogni cosa.

E' un dono. Funziona anche sugli animali.

Io quel dono decisamente non l'ho ereditato.
Sono del tutto sprovvisto dei meccanismi base dell'interazione sociale. Il mio volto ha una capacità espressiva prossima allo zero.
Quando sono convinto di sorridere, in realtà non muovo un muscolo. I messaggi visivi che provo a mandare con lo sguardo arrivano tutti sbagliati.

Sono disconnesso, estraneo. Un intruso.

Da quando sono piccolo, mia madre ha cercato ovviamente di farmi beneficiare del suo particolare talento conferendomi uno status di indubbio interesse:
"Vai e dì che sei figlio mio".
L'essere "Figlio suo" avrebbe indubbiamente portato a risultati positivi sotto ogni aspetto.
Se una cosa costava un prezzo, l'avrei pagato la metà o non lo avrei pagato affatto.
Se c'era una fila da rispettare, l'avrei potuta agevolmente aggirare.
Il fatto è che, ogni qual volta arrivava il mio turno per parlare, semplicemente non ci riuscivo.

Mi dava letteralmente sui nervi il presentarmi come "Il figlio di Sandra".

Non che non fossi fiero di appartenere alla sua progenie, ma il dovermi qualificare in base a qualcun'altro, oltretutto nemmeno presente al momento, ed ottenere un qualsiasi tipo di favoritismo solamente in base a questo, mi faceva storcere la bocca oltre i limiti della mia naturale rigidità cutanea.

"Sono il figlio di Sandra", e quindi stare fermo a controllare che il mio interlocutore avesse inteso bene.
Osservando attentamente so poteva leggere nel suo sguardo quel basilare sillogismo che li attraversava la mente:
"Voglio favorire Sandra, favorire suo figlio è come favorire lei, quindi favorisco suo figlio".
Insomma, favori su favori fatti per simpatia. Ma attenzione, non simpatia verso di me, piccolo ed inutile ragazzino che pretendi favori non meritati, ma simpatia verso mia madre, giunonica donna dalla popolarità imbarazzante.

Più ci penso, più mi rendo conto di quanto io sia stupido.
L'unica cosa che anelavo era vivere in un mondo che riservasse ad ognuno la stessa correttezza. Il cliente paga, il cliente riceve. Tutto commisurato al semplice legame che unisce il fornitore con il consumatore.
Due sconosciuti legati da niente più che un rapporto formale; socievole e confortante nel suo anonimato.
Ma un mondo così non esiste, o per lo meno poche volte l'ho intravisto.

Sono sbagliato.

Sono sbagliato perché non solo i miei simili non si fanno problemi ad accedere a queste scorciatoie, ma perché posso vederli sollazzarsi di tali fortune. Vantarsi di come le hanno ottenute, gioire di poterle sfruttare e guardare con superiorità chi non può permettersele.

Sono sbagliato perché queste cose fruttano, consentono di ottenere più cose di quelle che si meritano.

Sono sbagliato perché, ancora adesso, anche ora che sono a conoscenza del problema, non riesco ad accettare questo sistema.
Lo trovo errato, mal funzionante.
E' come osservare un palazzo costruito con delle carte da gioco. Rimani impressionato della sua realizzazione e stai lì a pensare che cascherà da un momento all'altro, ma quello non cade.
Rimane lì, traballante ed insicuro, ma permane. Non cede. Continua a ergersi tanto a lungo che cominci a pensare che, anche se non ne comprendi il motivo, anche se ti pare impossibile, quel palazzo deve essere stabile per forza.
Lo deve essere assolutamente.
Altrimenti perché nessuno va a dire agli occupanti di scendere ?

1 commento:

Anonimo ha detto...

HUUAAAUUUUU !!!
mica facile quello che hai scritto!!!!,
l'essere "diverso" nasconde una forza interiore che rende pace al mio animo, grazie William!!
un grandissimo bacio.
papà