sabato, aprile 11, 2009

Pronti, soccorso e via !

E' questa l'Italia della quale siamo orgogliosi ?
Tutti pronti a darsi una mano, a correre in aiuto del vicino. Tutti quanti a macinar chilometri per tirare su macerie e soccorrere gli sfollati da prima pagina, quelli in tv, nonostante gli addetti ai lavori chiedano gentilmente di astenersi.
Ma come si fa a starsene con le mani in mano ? C'è gente che soffre Santo Cielo !
E giù a telefonare per sapere cosa si può fare, a mandare sms a destra e a manca, a donare il sangue a Krotone, perché in Abruzzo hanno bisogno !
L'Italia sempre fraterna.
Davanti a tragedie come un terremoto di 5° magnitudo, che però se guardi bene è quasi 6, che in scala Mercalli diventa 9 e che se misurato all'epicentro è praticamente una bomba nucleare sparata dritta dritta sopra il nostro bel paese.
Una tragedia, morti su morti, "La più grande catastrofe del nuovo millennio", alla faccia dello Tzunami. Ma chi se ne frega dello Tzunami ... mica era in Italia quello.
Storie che si accavallano a leggende che diventano miti.
Un medico si alza la mattina, tira fuori dalle macerie il cadavere di suo zio, salva la sorella dal coma e corre in ospedale per prestare aiuto in ambulatorio. Ah si, già che c'è manda tutta la storia per fax a Studio Aperto, che non sia mai che la gente pensi che non esistano gli eroi.
Bruce Willies è una pippa.
Case rase al suolo, palazzi mal costruiti, regolamenti ignorati. Ma daltronde chi poteva prevedere qualcosa ? Nessuno è chiaro. Infatti le città in zone sismiche vengono ricostruite ogni settimana.
Vabbé, il solito magna magna. "Ma non bisogna polemizzare, ora bisogna pensare a dare il proprio sostegno, ad aiutare".
Tutti ad aiutare! Perché questa è l'Italia della quale siamo orgogliosi. "Siamo Abruzzesi, non possiamo piangere" !
300 morti. Dico 300 morti ! Praticamente un 747 che cade. Praticamente un mese e mezzo di stragi del sabato sera. Quasi una giornata in Rwanda .
Assurdo, sconvolgente, paradossale, cataclismatico.
1000 feriti, 1500 sfollati. Quasi mezzo quartiere a Roma.
Ma ora non c'è ragione di essere tristi, tanto si ricostruisce tutto.
15 milioni di euro per la casa dello studente. 15 milioni di euro. Una cazzo di casa dello
studente tuttatempestatadidiamanti. L'ospedale era stato costruito 9 anni fa, ma era
ovvio che sarebbe caduto visto che è costato solo 25.000.000.000 di Lire !
Le scosse di assestamento dureranno circa un'altro mese. Ma tanto che ne sanno ? Mica
si possono prevedere !
Funerali in diretta. Ora bisogna ricominciare. Si riscoprono le cose importanti della vita.
Si rinasce. Bisogna guardare il futuro ma bisogna ricordare le vittime.
E' necessario tornare alla normalità ma anche un pezzo di cioccolata rende felici i bambini.
Basta un pallone ed un uovo di Pasqua gigante, chi le ha mai volute la Playstation, l'X-box,
Internet, il Nokia n73 e l'iPod. Bastano 4 carte, una tenda e un sms da 2 euro.
Avete telefonato per sapere cosa potete fare ? Non vi dicono niente se non fate parte di una
associazione organizzata ? Vabbé, dai, ci avete provato. Siete degli eroi, almeno potenzialmente.
Peccato, se ci fosse stati magari sareste apparsi nel prossimo film tv :(
Alla prossima catastrofe ...


Questa è la mia insensibile brutalità come difesa verso l'attacco emozionale mediatico. Se vi attaccano un milione di cavallette vi riparate con un retino ?
La libertà di poter scrivere una cosa senza nasconderla dentro mille frasi fatte, altrimenti sei un mostro. Ma stai ancora leggendo ? Non sei andato ad aiutare ? Allora sei un mostro, benvenuto.

venerdì, aprile 10, 2009

Creed - Higher



TESTO

La mia piccola Mimi

Mi ricordo quando era piccola come il mio pugno. La madre la allattava
dentro il bagno dove è cresciuta, dove ha aperto quei grandi occhi verdi di quello
smeraldo che solo un felino può avere.
Mimi sempre di corsa. Non si riusciva ad avvicinarsi che correva via, timida
e paurosa, anche dopo otto anni di vita insieme.
Non voleva mai uscire; ci abbiamo provato ma niente. Era una gatta agorafobica ma
tanto la madre usciva per entrambi.
Ricordo quando le trovavo ambedue a fissarsi perfettamente immobili, per poi scattare in
brevi litigi nati per motivi oscuri che noi umani non potremo mai capire.
La Mimi che si era innamorata di Alessia, chissà per qual motivo. Ogni volta che veniva
a trovarmi lei di soppiatto entrava in cameria mia, ad attirare l'attenzione con quel
suo breve miagolio. Ferma ed eretta a sollevar le zampe, prima una e poi l'altra.
Mimi la gatta dalle fusa rumorose.
Domani la seppellirò in giardino, dove riposa principessa ed il cucciolo al quale non
ho potuto nemmeno dare un nome. La piccola Mimi del quale conserverò la cicatrice
che mi fece quando dovetti tagliarli le unghie, la paurosa Mimi, la solitaria che cercava di
intrufolarsi nella mia stanza, seguendo le orme adulte della madre, ma che scoperta
si lanciava nei suoi fugoni.
Può sembrar poco, ma non lo è affatto.

mercoledì, aprile 08, 2009

Cx again


Stanno tornando ...

lunedì, aprile 06, 2009

terremoto

piccolo post direttamente dall'ipod..
poco fa mi sono svegliato ed ho visto la
casa tremare per quasi 5 secondi buoni.

questa è la prima volta che ricordi in cui
anche io riesco ad avvertire un terremoto ..

ad ogni modo sono rimasto imbambolato sul letto
e dopo qualche secondo mi sono alzato.
succesivamente ho preso l'ipod per vedere se mi ero sognato tutto
o se la scossa c'era stata davvero .. ebbene verso mezzanotte
e mezza una magnitudo 4 ha colpito l'Aquila!

shocking in my town

aggiornamento: forte scossa di terremoto avvertita a Roma verso le 3:30.
È ufficiale: sono meglio dell'ANSA.

mercoledì, aprile 01, 2009

Appstore - 1409


Finalmente l'Appstore, il servizio di distribuzione software per iPhone e iPod Touch si è
decisa ad accettare l'app che ho creato un mese fa e che si chiama iBifbish!!!
E' in vendita sull'appstore a soli 0,79 centesimi di euro, ma visto che altre applicazioni sono
state scaricate anche 100.000 volte, potrei anche diventare ricco !!!
URRA' !!!

In questa pagina (Su Applestore) potrete trovare una descrizione del mio software,
costatomi ore di fatica e notti insonni !! Correte a comprarlo !!!

Fuga

Le dita scorrevano a gran velocità sopra l'umida pietra di quel corridoio sotteraneo dal quale
Jennie stava fuggendo.
La sua cecità non era mai stata un intralcio come in quel momento. Si era sempre ripetuta di poter avere una vita normale, di essere una persona come tutte le altre, ma come prigioniera non poteva ignorare di essere facile preda dei suoi aguzini più di altre ragazze della sua età.
Le dita continuarono a contare gli incavi che intercorrevano tra una roccia e l'altra, disegnando
il tragitto che l'avrebbe portata verso le scale. Ancora cento passi e le sue chance di scappare
sarebbero aumentate notevolmente.
Un rumore sinistro la fece istintivamente voltare indietro. Era buffo come il suo corpo rifiutasse la menomazione, costringendola ad usare gli occhi consapevole che sarebbe stato inutile.
Si voltà di nuovo e si impose di non smettere di camminare.
Una grata si aprì emettendo un sinistro stridio. Altre incavi pieni di muschio ed insetti si susseguirono ancora. Jennie smise di contare i passi, quelli che contava adesso erano i battiti del suo cuore.
Nessuno la richiamava indietro, nessuno correva a dare gli allarmi. La grata poteva essersi aperta per puro caso, uno scherzo beffardo del destino che si divertiva con semplici giochi di vento alle spalle di una povera invalida spaventata.
Il terreno irregolare quanto le pareti si fece colpire dal passo incerto della ragazza, provocandole dolore all'alluce sinistro. Per un attimo incerpiscò su sé stessa, rischiando di cadere.
Jennie portò tutta la sua attenzione al proprio equilibrio. Non doveva sbilanciarsi. Una persona normale si sarebbe rialzata immediatamente, ma le gambe li dolevano ancora per le ferite, e se avesse perso il contatto con le pareti, avrebbe potuto perdere la giusta direzione.
Per non rovinare a terra, decise di fermarsi.
Il silenzio intorno a lei era tornato assoluto. Se la grata si era mossa, ora si trovava immobile dietro di lei.
Il suo orecchio si tese nel cercare segnali della presenza dei suoi carcerieri.
Si diceva che la perdita di un senso rendeva più aquti gli altri, ma lei non lo sapeva. Lei era cieca solo da qualche tempo.
Un fastidioso ronzio interruppe i suoi timori. L'unica a raggiungerla era stata una stupida zanzara, ancora non sazia del sangue che aveva già versato.
Riprese a camminare.
Il muro scorreva senza incertezze adesso. Il malfatto mosaico di rocce e pietra aveva lasciato spazio a pareti ben levigate, scavate nella terra con una certa maestria.
Questo la infastidì oltremodo. Non ricordava un simile cambiamento e dentro di lei nacque il dubbio di aver in qualche modo sbagliato strada.
Com'era possibile ?
Seppur fosse trascorso del tempo, più e più volte era stata trascinata attraverso questi luoghi. Le segrete nel quale era stata rinchiusa avevano sbucciato le sue ginocchia, contuso le sue braccia.
Se avesse potuto vedere, era convinta che molti di questi spazi erano tinteggiati del suo sangue rappreso e delle sue lacrime versate in silenzio.
Possibile che questo luogo la tradisse ancora ? Che l'infierire sulla sua persona soddisfasse
la sua prigione quanto i suoi guardiani ?
Poi la sua mano si scontrò con del legno, ed un oggetto di una certa grandezza cominciò ad ondeggiare alla sua destra. Si trattava di un piccolo quadro incorniciato.
Provo a ricordare cosa raffigurasse, ma niente.
Jessie decise dentro di sé che anche se avesse sbagliato tutto, anche se si stesse dirigendo verso
la sua stessa tomba, per nulla al mondo sarebbe tornata indietro.
Che il suo destino fosse di riveder la luce o di sprofondare ancor più nelle tenebre, esso si sarebbe compiuto quel giorno, per sua scelta.
Proseguì.
Passi incerti mossi l'uno dopo l'altro la fecero giungere ad una curva a sinistra. Il calore delle torce appese alle pareti le rammentava ancora una volta i limiti della sua condizione.
Chiunque avrebbe potuta vederla, osservarla incerpicare ed arrancare verso false speranze di libertà.
Un rumore sottile, tanto silenzioso da far accapponare la pelle le fece immaginare un passo strusciato proprio dietro di lei. Ancora una volta il suo istinto rispose, facendola voltare di scatto.
Il silenzio era tornato, pronto a celare ogni cosa sotto il suo manto di velluto nero.
Se qualcuno la stava pedinando, altro scopo non poteva avere se non di riportarla indietro.
Prendersi il disturbo di seguirla di nascosto ridicolizzava la sua volontà di fuga.
Così comica per i suoi aguzzini doveva essere, tanto vulnerabile da suscitare ilarità.
Dopo sessanta battiti, ancora niente. Jessie proseguì ancora.
La sua mano lasciò la parete e si agitò nel vuoto.
Abbassandosi sulle ginocchia, le dita incontrarono i tanto desiderati scalini. Un sorriso si formò a forza sul volto stremato della ragazza.
Procedendo a tentoni, Jessie iniziò a salire le scale. Alcune lacrime le rigavano le guancie e lei si stupì di trovare nei suoi occhi un'utilità ancora tanto grande.
Passo dopo passo, il calore del sole che doveva penetrare nella tromba le scaldava la pelle in modo differente dalle fiaccole alla quale era abituata.
I suoi capelli biondi parvero riprendere vita a contatto con un'aria più pura, ed una volta arrivata all'esterno, una boccata di freschezza le riempì i polmoni, alimentando un urlo silenzioso che avrebbe potuto scuotere il mondo intero.
Intorno a lei immaginava un grande prato verde, una distesa infita e perfetta di vita e natura, che solo lo sguardo della sua mente portava fino alle montagne innevate, oltre l'orizzonte.
Suoni di uccelli nascosti tra gli alberi arrivò alle sue orecchie abituate ad urla e dolore. Una nuova umidità accarezzava la sua pelle proveniente dalla rugiada sull'erba dopo una pioggia d'estate.
Jessie liberò quel sorriso che ostinato voleva uscire. Poi il tocco pesante di una mano l'afferrò per la spalla.

Minerva

Anima libera, Anima nera
Colei che soffre per una vita intera,
Nel creato che ti hanno donato
Del fato buio che la notte ha portato.

Così iniziava la mia prima poesia.
La scrissi a dieci anni sotto le coperte della
mia cameretta, vegliata dalle ombre dei giocatolli che mostruse si
ingigantivano alla luce della mia bagiure.
L'oscurità, che tanto intimoriva le mie coetanee, era sempre stata la mia
più grande fonte ispiratrice, la mia musa prediletta.
Già dalla più tenera età la cupa atmosfera delle mie poesie era stata la causa del
mio successo e dei miei problemi.
Più i miei componimenti inorgogliosivano i miei genitori ed insegnanti più sentivo
aumentare la distanza che mi separava da loro e dagli altri; ogni rima un passo verso
la notte lontano dal caldo focolare di casa mia.

Ero sempre stata una emarginata, stretta tra compagni di scuola troppo infantili e
docenti adulti troppo banali. La vita mi scorreva davanti come un film già visto.
Niente mi emozionava veramente, né il successo accademico alla quale ormai ero
abituata, né il falso amore della mia famiglia che da esso scaturiva.
Il giorno dei miei diciotto anni, ricordo che tornai in giardino a prendere dall'albero
cavo il mio diario segret e lo bruciai. Il tempo dei sogni infantili era finito,
la vita non era altro che una sequenza di impegni, cerimonie e bigotti sorrisi.

La mia famiglia era ricca.
La nostra casa a Back Bay era una stupenda villa in stile coloniale,
con un giardino di 500 mq ed una moltitudine di giardinieri portoghesi
a curarne ogni singolo cespuglio.
Forse la mia memoria di bambina mi inganna, ma ricordo di aver
visto mio padre la prima volta soltanto compiuti i quattro anni,
quando tornando dal suo viaggio di lavoro trovò una figlia in trepidante attesa
che liquidò in pochi minuti di affetto ed un regalo costoso.
A sei anni ero già fuori di casa.
Il collegio nel quale ero stata mandata a studiare costava una moltitudine
di dollari l'anno appositamente per tenere lontana la prole dalle
coppie troppo focalizzate su sé stesse per prendersene cura.
QUando cominciai a scrivere, le cose in minima parte cambiarono.
Non era conveniente ignorare una bambina prodigio quando si poteva appenderla su uno
stendardo per far sì che tutti l'ammirassero.
I miei genitori attinsero alle loro conoscenze per darmi tutto lo spazio
creativo del quale potevo aver bisogno, vantandosi ai quattro venti
di quanto era bella ed intelligente la loro figlioletta, di quanta
capacità artistica era dotata.
Nemmeno l'ironia che a fargli tanto piacere fosse il frutto della mia
indifferenza verso il mondo mi dava veramente soddisfazione.
Semplicemente mi ero rassegnata tempo prima.

La vita, intanto, andava avanti.
Vinsi qualche premio regionale, finì gli studi obbligatori e passai gli esami di
ammissione per Harvard.
Una volta al college ebbi più tempo per dedicarmi alle mie passioni letterarie.
Ero attratta dai libri meno conosciuti. Passai molto tempo a ricercare
autori mai sentiti, libri perduti. Più era arduo rintracciare un testo, più la mia curiosità aumentava.
Questo piccolo hobby mi consentì di superare i seguenti anni di tedio, composti da
esami, colloqui ed inutili compagni di stanza.

Quando gli esami finali si stavano avvicinando, ero ormai considerata una vera promessa
della letteratura moderna. Mi ero specializzata in letteratura classica, forse
cercando nelle passate filosofie una risposta esistenziale che ovviamente non c'era.
Stavo preparando la mia tesi sul culto della morte etrusco quando sentii quella cosa.
Essa proveniva dalla mia anima, da qualcosa dentro di me che pensavo non esistesse, che
fosse solo una stupida invenzione religiosa.
Qualcosa dentro di me si era risvegliato. Era desto, vivo, e desiderava emergere.
Fu un periodo confuso. Ricordo che mi svegliavo di notte, tesa, e per calmarmi
prendevo quei libri e li studiavo, trovando in essi una sorte di pace, di appagamento.
Anche la gente intorno a me sembrava notare il mio cambiamento.
I miei componimenti si fecero più criptici, di poca popolarità. Spesso era difficile
anche per me riuscire a dare un significato a quelle rime così astratte, al di fuori
di ogni contesto narrativo.

Poi arrivò colui che mi spiegò tutto ...

... Ed ora sono qui.
Sono una maga, sono una Guardiana del Velo, ed ho ritrovato me stessa.
Dopo la visione del mondo di Stige che come un uragano spazzò via tutte le mie
incertezze e convinzioni capovolgendo il mio universo, ora sono una persona nuova.
Ho abbandonato tempo fa la mia famiglia, sono stata maledetta e diseredata dai miei
genitori, ho lasciato l'università un minuto prima di discutere la mia laurea.
Ho dimenticato i lussi del mondo ovattato dove sono cresciuta, il solo riportarli alla
mente mi irrita.
Ho deciso di abbandonare ogni atteggiamento, ogni filtro che poteva esserci tra me ed
il mondo che mi sta intorno è caduto, calpestato dalla folla di emozioni che ogni
giorno getto fuori di me, lontano, sempre con maggior vigore.
Vivo, assaporo, vedo i colori e me ne nutro.
Ho cominciato a suonare, a cantare. Scrivo ancora ma solo per poi stracciare sempre
le mie poesie e buttarle nel cestino.
Come ogni cosa vivente, anche l'arte nasce, cresce e muore.
L'immortalità è frutto di stupide fantasie. Si muore per divenire fantasmi, ma anche
un fantasma può morire.
Tutto ciò che abbiamo è qui ed ora. La compensione dei misteri, lo spirito della magia,
tutto ciò che abbiamo è destinato a finire, ma questo per me ora non è più motivo
di depressione, ma di azione, di voglia di fare.
Qui ed adesso, così vivo la mia vita. Non sono diversa da tante altre persone. Forse
nella folla urlante di una discoteca punk puoi perdermi di vista, possono confondermi e
sembrare una stupida poco di buono, ma io so cosa ci aspetta, l'ho visto.
E questa compresione mi ha cambiata per sempre.

Racconti

Ho messo in ordine i "Capitoli" del racconto "Scacchi". Era da un pò che volevo farlo, perché
mi sembrava stupido non onorare l'unico racconto che abbia concluso, seppur nella sua mediocrità e banalità :)

Non so poi se qualcuno ha notato, ma sono arrivato a 10.000 visite !!!
Normalmente questo numero è un traguardo per qualsiasi sito, ma se si pensa che su 10.000
entrate almeno 6.000 le ho fatte io, e che questo record è da spalmarsi su 5 anni di onorato servizio, dire che il blog langue è dir poco.
Ad ogni modo, come disse Toretto, "Chiedi ad un pilota, ad un qualsiasi pilota vero. Non
importa se vinci di un metro o di un chilometro: L'importante è vincere!"
Mi sono ridotto a citare Fast & Fourius ? Ma perché ho mai fatto citazioni "Alte" io ?
Allora che cosa volete ?