martedì, ottobre 26, 2010

Diario di un giovane Haker

Mi ha fatto cadere dalla sedia !!!! XD

Caro diario, giorno 1
Oggi ho deciso di installare Linux. Non si può essere un vero hacker se non si usa Linux, e io voglio essere un vero hacker. Soprattutto per far colpo sulle ragazze. Ho chiesto a quelli che conoscevo ed ho scoperto che Giovanni usa Linux; stranamente ha gli occhiali spessi, è sovrappeso, non si lava molto, non si rade e non conosce nessuna ragazza.
Mi aspettavo qualcuno di più figo, con gli occhiali scuri anche al chiuso e il trench di pelle. Probabilmente si traveste per non dare nell'occhio. Una doppia vita! Che cosa emozionante diventare un hacker. Mi ha consigliato la Debian dicendo che è la "distruzione di Linux" per veri duri. Io sono un duro. Uso il computer da quando ero piccolo; sempre Macintosh, ma quando uno sa usare un computer, li sa usare tutti! Pensa: l'hacker di "Indipendence Day" entrava nel sistema operativo di una nave aliena: figata! Chissà perché si chiama "distruzione di Linux". Dovrò chiedere. Che nome da duro!
Caro diario, giorno 2
Giovanni mi ha spiegato oggi che la Debian è una DIS-TRI-BU-ZIO-NE di GNU/Linux. Non distruzione. Dice che è molto importante che si dica GNU/Linux, se si dice solo Linux la Microsoft (che dovrei scrivere Micro$oft o Microsuck, non so perché) prenderà il controllo del pianeta, provocherà l'Apocalisse, spegnerà il sole, farà piangere Gesù Bambino e impedirà che ci siano giochi recenti per GNU/Linux. In questo ordine (di importanza). Giovanni dice che GNU vuoi dire "GNU Non è Unix", però Linux è Unix e Giovanni dice che è da queste contraddizioni apparenti che si capisce chi è un vero hacker. Tutti gli altri sono dei perdenti che si meritano che un Virus spedisca alla nonna pezzi di E-Mail pornografiche scambiate con la morosa. Io non posso essere un perdente perché mia nonna è quadriplegica e non sa usare il computer; oltre tutto, non ho mai avuto la morosa, anche se ho scritto dei racconti un po' spinti su Kaori della pubblicità del Philadelphia. Sto già diventando un vero hacker.
Caro diario, giorno 3
Ho smesso di fare domande a Giovanni, perché il suo travestimento da non-figo puzza davvero tanto e non riesco a concentrarmi trattenendo il fiato. Chissà dove si procura il suo "odore di ascella non lavata da quindici giorni", è DAVVERO realistico. Un altro segreto hacker, immagino. Ho comprato una rivista con i CD della Debian. Da questa notte il mondo sarà mio: devo solo installarla, poi sarò un vero hacker. Nella rivista non ci sono donnine nude: un vero hacker si eccita con le immagini dei computer nudi (smontati), o con il "codice sorgente". Ci ho provato, ma ho ancora molto da imparare.
Caro diario, giorno 4
Non trovo setup.exe nel CD. Sarà rovinato. Domani lo vado a cambiare.
Caro diario, giorno 5
Non c'è il setup.exe! E' tutto molto semplice: si inserisce il CD a computer spento, si seleziona da BIOS di boot-are (un modo di dire inglese che vuoi dire "stivalare", ah! gergo hacker!) da CD, e si installa. Facilissimo. Ci ho messo solo 3 ore a capirlo. Ora devo solo scoprire come invocare il BIOS.
Caro diario, giorno 7
Sono fortunato! Il BIOS nel mio computer si invoca semplicemente premendo i tasti CTRL-ALT-SHIFT-CANC-Q-W-E-R-T-Y-1-2-3-4-5 contemporaneamente nei 4 microsecondi in cui avviene il check della memoria. Pensa che nel computer di uno che conosco è possibile invocarlo solo nelle notti di luna nuova, dopo la mezzanotte, se si rimane all'interno d'un pentagramma tracciato per terra col sangue d'un gallo nero. E' destino che io diventi un hacker.
Caro diario, giorno 8
Sto installando. Ho aspettato 4 ore che comparisse la schermata grafica, ma continuo solo a vedere delle scritte. E non compare la freccetta del mouse. Devo chiedere.
Caro diario, giorno 9
Le scritte andavano lette! Pensa come sono furbi questi hacker, nessuno può usare il LORO GNU/Linux se non sa che le scritte vanno lette. E' un po' come una società segreta.
Caro diario, giorno 10
Ieri mentre installavo mi è stato chiesto di "partizionare l'hard-disk". Ho spinto OK quattro o cinque volte e sono andato avanti. Cosa sono i moduli del kernel? Non so, ne ho scelti alcuni a caso.
Caro diario, giorno 11
In solo una settimana ho fatto partire il sistema. Pare che io abbia cancellato tutto quello che c'era sull'hard disk quando lo ho partizionato, ma non è grave: c'erano solo le mie mail personali degli ultimi 3 anni con tutti gli indirizzi (quando sarò un hacker famoso, si rifaranno vivi tutti) e la copia digitale della dimostrazione dell'ultimo teorema di Fermat che avevo trovato in soffitta della nonna, dopo che è morta (non sono andato al funerale perché stavo installando). Poco male: diventerò un hacker, ed ho la copia cartacea. Non faccio una doccia da quando ho cominciato, ho la barba un po' lunga e sto solo mangiando pizza e hamburger. Però sto bene.
Caro diario, giorno 12
I moduli del kernel non andavano scelti a caso. Pare che io abbia fatto qualcosa che non va riguardo al modulo per la scheda grafica. Il monitor è esploso. Poco male: ne ho un altro. Nell'incendio è bruciata la copia cartacea della dimostrazione dell'ultimo teorema di Fermat. Non importa, non trattava di Linux. Le mie ferite guariranno in un mese, nessuno farà caso alle cicatrici quando sarò un hacker figo. Ho messo su 4 chili: smaltirò poi, ora non ho tempo.
Caro diario, giorno 14
Ho passato due giorni a scegliere quali programmi installare: l'elenco ne comprende 6739, con nomi di solito senza vocali come ed, amb, brlscnb e mvf fncl; di questi, 1356 sono editor di testo! Pare che servano tutti: gli hacker ne sanno una più del diavolo!
Caro diario, giorno 15
XF86Config ne sa MOLTE più del diavolo. O forse serve ad evocare il diavolo stesso, non ho capito bene.
Caro diario, giorno 20
Finalmente il computer funziona. Meno di tre settimane per sistemarlo: un record di velocità. Ho dovuto saltare le docce per risparmiare tempo, ma non ne ho risentito. Certo, non funziona l'audio, la grafica non va a più di 16 colori a 640*480, il masterizzatore non dà segni di vita e il cursore si teletrasporta da un angolo all'altro dello schermo: ma è proprio dalla capacità di affrontare questi piccoli disagi che si vede il vero hacker. Ora mi connetterò a Internet. Mi hanno detto che gli altri hacker sono sempre molto disponibili verso chi vuole imparare. Sono passati i vicini a chiedere dove era il cadavere. "Quale cadavere" ho chiesto io. "C'è odore di cadavere in decomposizione" hanno risposto. Non capisco. Non sento nessun odore: saranno impazziti? In effetti mi lanciavano delle occhiate poco rassicuranti.
Caro diario, giorno 21
Oggi ho provato a connettermi a Internet. Ho un WinModem. Questo è MALE.
Caro diario, giorno 22
Oggi ho provato a connettermi a Internet. Qualche cosa è andato storto, dal nuovo modem vengono rumori strani e un po' irati.
Caro diario, giorno 23
I rumori strani erano la voce di un cambogiano che rispondeva alle telefonate. Pare che il suo numero di telefono sia quello usato di default per la connessione a Internet. Ha detto che, se voglio, mi legge ad alta voce il giornale, così mi sento nell'autostrada dell'informazione. Per ora ho declinato. Si chiama Chea Vichea.
Caro diario, giorno 24
Mi sono connesso! Fino a che non esco dal pentagramma di sangue di gallo nero, tutto funziona a meraviglia! Mi chiedo cosa succederà all'alba. Sento degli strani rumori provenire dalla cantina.
Caro diario, giorno 25
Ho mandato delle mail su Internet chiedendo aiuto per capire meglio. Ho scritto sulla mailing list Kernel Dev, mi sembra il posto migliore per trovare degli esperti.
Caro diario, giorno 26
Chi è RTFM? E quando comincerà ad aiutami?
Caro diario, giorno 31 (o forse 52)
Sono stato multato. Pare che sia vietato bruciare i computer in terrazzo. Ho detto che dopo tutto era Capodanno, ma mi hanno spiegato che Capodanno è stato tre settimane fa: devo aver perso il conto dei giorni. Ora che ho eliminato il computer, sto molto meglio. Dopo la terza doccia ho sentito i miei vicini di casa urlare "era ora che riparassero quel tombino, l'aria era proprio irrespirabile!". Ho comprato un machete per tagliarmi la barba, fino ad ora ho rotto tre rasoi. Domani parto per la Cambogia, ho ritelefonato a Chea Vichea. Mi ha trovato un lavoro come bracciante nelle risaie. Non vedo l'ora di cominciare: ha detto che il computer più vicino è a 5km dal suo villaggio. Basterà?

Marco Liverani

Sandwich

mercoledì, ottobre 20, 2010

La cagnetta della Raffineria


Ecco la bella cucciola che si aggira per la raffineria.
Riuscirò a trovarle un padrone prima di doverla per forza di cose parcheggiare nel mio giardino ?
Chi vivrà, vedrà !

Ricordi lontani


Ieri sono dovuto andare ad un appuntamento di fronte al mio vecchio liceo.
Una volta parcheggiato, mi sono soffermato ad osservare le rosse cornici delle finestre, i corridoi nei quali trascorrevo le ore di buco, il cortile che frequentavo a ricreazione.
Non sono mai stato famoso per la mia memoria. Anzi, la facilità con la quale mi dimentico le cose è divenuta proverbiale tra la mia compagnia, ma devo dire che ogni reminiscenza risalente ai tempi della scuola mi giungeva lontana, quasi impalpabile alla mia mente.
Ricordavo degli eventi, delle situazioni ed anche dei pensieri, ma nessun odore, suono, emozione.
Era come osservare i ricordi di un altra persona attraverso uno schermo.
La vita di un parente, o di un amico che ricordi con affetto, ma non la propria.
Sentivo così poco contatto con il me stesso di quel tempo. Eppure è passato così poco da quando mi preoccupavo della prossima interrogazione, o del compito in classe.
Solo pochi anni sono bastati a sbiadire una intera vita precedente.
Penso con il sorriso ai miei problemi del tempo, ma senza deriderli. Ogni quotidianità ha i suoi scogli e le sue preoccupazioni, forse oggettivamente inferiori a quelli di altri, ma non per questo di poco valore.
E' curioso come senta più presenti i primi e gli ultimi giorni che ho passato in quell'edificio, lasciando nel mezzo una serie di episodi indefiniti, in ordine sparso e confusionario.
Tante volte mi vien da pensare a cosa potrei dire al me stesso di ieri, per poter rendere più sereno il mio presente. E' un pensiero divertente ma a volte frustrante.
Credo che quasi nessun insegnamento veramente importante possa essere tramandato senza l'esperienza.
Tutto quello che si può fare è prepararsi, abituarsi per tempo, ma nulla ci mette in condizione di comprendere l'ignoto prima di confrontarsi con esso.
A questo proposito, ho trovato maggiormente utile l'accettazione rispetto alla comprensione.
Accettare che non siamo in grado di comprendere è il primo gradino per la conoscenza.
Fin da adolescente osservai che il mondo nel quale mi muovevo, il mare nel quale nuotavo, era del tutto differente da quello degli adulti, da quello dettato da differenti culture e condizioni sociali.
Solo ora che ho "Passato" alcuni di questi "Cambi di stato", però, mi rendo conto di quanto effettivamente lontani sono gli universi che ci contraddistinguono.
Mi chiedo se un giorno avrò la capacità di superare questo gap per comunicare con coloro ai quali tengo.

venerdì, ottobre 15, 2010

Armi silenziose per guerre tranquille

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Schiavi di sé stessi

E' con un certo rammarico che noto un aumentare di fervore ideologico nelle persone intorno a me.

La curiosità verso stili di vita differenti, nuovi modi di vedere il mondo e sé stessi, sembra sempre una attività positiva, l'inizio di un percorso di auto determinismo.
Ma, per definizione, si cerca ciò che non si possiede. Per questo motivo chi parte in cerca di sé stesso deve prima accettare il fatto di non conoscersi, di non sapere.

Il primo passo di ogni percorso formativo è la scoperta dell'umiltà.

Senza di essa non potremmo mai spogliarci del nostro vecchio io. Come moderni San francesco dobbiamo abbandonare le nostre convinzioni per abbracciare l'ignoto, l'incertezza che tanto ci ha fatto tremare in passato.
Tanto da erigere a difesa imponenti mura composte da falsi giudizi, sicure opinioni, scientifiche certezze.

Per questo motivo provo sospetto verso chi abbandona tali convinzioni per abbracciarne subito altre.
Non è naturale.
Chi lascia un porto necessita di navigare per trovarne una altro. Trovarsi subito a terra significa essersi spostati poco e niente.

Il fatto è che, e forse non si direbbe, io apprezzo molto quell'incertezza.
E' mia abitudine cercare lo scontro ideologico. Sono un convinto oggettivista e credo che la realtà sia una ed una sola. Non accetto una forza casuale nell'universo e non disdegno di mandare a quel paese chi la pensa diversamente da me.
Ma questo mio essere un colloquiale despota non mi ha mai impedito di ascoltare gli altri. La mia famigerata nomea di barbaro della dialettica è figlia di questa mia volontà di cercare lo scontro di intelletto, di sbattere contro le altre navi disperse in mare, perché solo con tali incidenti la mia rotta è costretta a cambiare, a modificarsi per cercare il faro che prima non scorgevo.

Ogni volta che ho abbracciato una idea, l'ho fatta mia. Non ho mai parlato per bocca di altri. Non ho mai cercato le opinioni lì dove sapevo di trovarle a mio favore.
Senza contrasto non c'è litigio, ma senza litigio non c'è evoluzione, accrescimento, apprendimento.

Eppure vedo quanto è facile per molti di noi unirsi a gruppi di gente scelta. Comunità omogenee pronte ad avallare ogni forma di idea condivisa ed a demonizzare i diversi, coloro che dissentono o anche solo non seguono quello che, per forza di cose, presto si trasforma nel "Verbo".

Ancora più facile è mettere in discussione solo alcuni dettagli di sé stessi e convincersi di essere diversi. Di appartenere a pieno titolo ad un gruppo costituito.
E' facile e rassicurante, perché seguire la strada tracciata da altri è sempre confortevole.
Pensare di essere un altra persona dona un senso di comunione con il prossimo, porta a sentirsi puliti, diversi, perdonati di tutti i passati peccati, convinti che non potranno più ripetersi.
Che sciocca convinzione.
E' questa paura che ci porta a voler conoscere il perché di ogni cosa. Il motivo per il quale DOBBIAMO conoscere le ragioni dietro un delitto, per essere sicuri che a noi non possa capitare.
Per questo proviamo un senso di sollievo a sapere che la vittima era diversa da noi, che le motivazioni ci sono estranee.
Se una cosa può accadere a chiunque, può accadere anche a noi, e questo ci fa paura.

E' un istinto atavico.
Nell'antichità, era questione di sopravvivenza.
Conoscere il motivo per il quale la terra è smossa, significa non incontrare un animale predatore.
E quando una di queste ragioni sfocia nell'irrazionale, noi ci inventiamo una legge cosmica, una religione, un qualsiasi insieme di regole che ci metta ideologicamente al riparo dalla catastrofe improvvisa.

E' questo che ci fa sentire in pace quando ci convinciamo di essere parte della soluzione, anziché del problema. Ma questo è impossibile, perché parte del problema lo saremmo sempre, in ogni situazione.
Non si può accettare di essere colpevoli solo perché si è nati, perché altrimenti non si avrebbe il controllo sulla propria esistenza ...

Alla fine è questo che siamo. La nostra intera cultura multi millenaria è il risultato di un enorme, sconfinato complesso di impotenza.
Uscire da questo cerchio è visto come disonorevole, arrendevole, privo di dignità. Eppure così saggio.

Se vivessimo per sempre, tali dubbi ed incertezze sarebbero ben poca cosa .. ma il problema è che siamo limitati al tempo, e questo tempo lo perdiamo ad inseguire certezze su una realtà che non potremo mai afferrare.

Io credo nella realtà oggettiva, così come credo che nessuno possa mai raggiungerla.

Alcuni credono di averla raggiunta. E' questo lo trovo una tragica perdita di tempo.


mercoledì, ottobre 13, 2010

Un secondo


Un giorno un uomo chiese a Dio:

"Dio, cos'è per te un milione di anni ?"

E Dio rispose:

"Un secondo ..."

Allora l'uomo continuò:

"E cos'è per te un milione i dollari ?"

E Dio ancora:

"Un penny ..."

Allora l'uomo chiese:

"Dio, mi presteresti un penny ?"

E Dio, sorridendo:

"Certo. Tra un secondo ..."