sabato, febbraio 11, 2006

Scacchi VI

Un altro se stesso stava superando con circospezione il corpo del moro ucciso poco prima,
osservandolo e muovendosi in totale silenzio, quale immagine priva di suono che esisteva solo negli occhi del crociato.
Lui lo guardò attonito girarsi su se stesso, in cerca di altri nemici, e poi entrare di corsa nella grotta verso lo stesso destino che lo avrebbe portato, di lì a poco, a sedersi ad un inquietante scacchiera.
Un sorriso attraversò il viso del guerriero vedendo il proprio doppio svanire nel buio; aveva visto giusto. Adesso altro non si trattava che aspettare ...

"Non perdere tempo - lo interruppe la voce del suo avversario - tocca a te muovere".
Il viso bianchiccio dello scuro figuro davanti al guerriero aveva assunto linementi duri, accigliando le sopracciglia e stringendo gli occhi pallidi.
Il guerriero sbuffò per l'improvviso risveglio, ma portò di lato una torre, pronto a passare ad un offensiva disperata.
Davanti a lui, la regina d'ebano si era infilata tra le retrovie, macinando pezzi su pezzi e costringendo il re bianco ad un arrocco riparatore.
"La tua fama è meritata - esordì Alessandro - il tuo gioco è troppo alto per me".
Il volto bianco non si rilassò.
"Non biasimarti, ho avuto molto tempo per esercitarmi" rispose.
"lo immagino" scherzò lui.
Un pedone avanzò di un passo.
Il soldato ruppè di nuovo il silenzio: "Il tempo scorre ancora".
"Non ho intenzione di risponderti".
"Non era una domanda, era una affermazione".
Gli occhi spenti dentro il cappuccio nero si alzarono per osservare Alessandro dritto in volto, ma lui non accennò ad abbassare lo sguardo.
"So perché hai scelto di accettare la mia sfida" gli disse.
"E perché mai, se posso chiedere" si interessò l'altro.
"Perché tu non hai fiducia in noi, tu non credi che possiamo capire, e se anche potessimo, non avremmo la forza di cambiare".
"E non è così ?" chiese ancora l'altro, con una nota di sarcasmo questa volta percepibile nella fredda e tetra voce che possedeva.
"Non è così. Forse per molti si, ma questa non è la regola. Forse non ci sono regole per noi, mentre ce ne sono per te. Questo fa sì che tu ci odi tanto."
Un sorriso si fece strada tra le lattiginose labbra dell'essere in nero, ma lui provò a ricacciarlo indietro. Non ci riuscì, ed una risata gli sgorgò dalla gola come farebbe un lago in piena nell'uscire da una diga, producendo una vibrazione sempre più forte in tutta la caverna, fino a farla tremare come scossa dal più potente dei terremoti.
Ghiaccio impenetrabile si formò sulle pareti della caverna, creando dal nulla stallattiti e stallagmiti di fredda acqua solidificata.
La risata crebbe di intensità e nel guerriero tornò la paura, forse aveva osato troppo e la partita era finita. Forse sbeffeggiare il destino non è cosa ammessa nell'altro mondo.
Poi le risa che si erano moltiplicate nell'antro roccioso che li circondava cessarono di colpo, tanto in fretta come erano cresciute. E tutto tornò come prima.
Nella foga di scappare, il guerriero era quasi caduto a terra rovesciando lo scranno sul quale stava. Il nero individuo tornò ad osservarlo, inespressivo.
"torna a sederti, mio erudito fedele. Tocca ancora a te muovere".
Il crociato ritrovò posto davanti alla scacchiera e studiò il campo di gioco.
Mosse indietro l'alfiere andando a mangiare il pedone spostato prima.
"Mossa stupida" commentò l'avversario, mentre il bianco ed il nero si confondevano in un vortice grigiastro, andando a formare una nuova, e forse ultima, visione.

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