domenica, febbraio 05, 2006

Scacchi IV

Il cavallo bruno dei banditi aveva corso a perdifiato per quasi due ore filate, prima di portare il suo stanco ma determinato cavaliere ai piedi di una grande montagna scura, della quale egli non conosceva il nome.
La base della vetta era enorme, tanto da perdersi oltre l'orizzonte ormai scurito dalla sera.
La sua cima, invece, era alta come nessun altra, portandosi sopra le nubi e dando l'illusione di portare fino alle stelle, uniche luci nella notte.
Una volta smontato, il cavaliere prese la propria spada lunga dalla sella e la snudò completamente; poi prese la pezza sporca dalla piccola bisaccia di pelle legata al destriero e cominciò velocemente a strofinarla sulla lama della sua spada, così che una volta scurita non avrebbe brillato al buio, rivelando la sua presenza.
La sua era la spada di un crociato, e non di un assassino; poco adatta ad uccidere in silenzio ma nata per falciare carne nella furia di una battaglia.
Non riusciva a credere fra poco, forse, l'avrebbe dovuta usare sul padre della propria amata, arrivato a far rapire la figlia.
Lui era uno straniero, e conosceva poco e nulla delle usanze di quello strano posto; ma nei due anni passati con Ysmaela, ormai era riuscito a compredere la sua lingua, e a parlarla abbastanza correttamente, per aiutarsi nella vit di tutti i giorni.
Lei aveva tentato più volte di spiegargli dove si trovasse, ma a lui in verità non interessava, purché stesse con lei.
Il loro era un amore che lui non aveva mai immaginato; tanto diverso da quello che i suoi genitori li avevano raccontato, così freddo e pretenzioso; tanto più vero di quello scritto nei racconti, ascoltato nelle leggende, cantato nelle fiabe.
Il loro amore aveva abbattuto ogni muro, quello della diffidenza e dell'odio prima di tutti, quello della cultura e della diversità dopo, ed ora avrebbe vinto anche quello dell'invidia e dell'astio famigliare.
Suo padre aveva tentato più volte di strappargliela via, molte con la forza, altre con le menzogne, ma mai era giunto a chiedere aiuto a dei predoni, a pagarli per arrivare lì dove lui, da solo, non poteva.
Tornando alla realtà, Alessandro scrutò nel buio, riuscendo ad intravedere un sentiero semi-naturale ricavato dalla roccia, che saliva serpeggiando intorno agli spuntoni e le rientranze della montagna, collegando tra loro cave e miniere per lo più abbandonate, dove probabilmente i banditi avevano trovato un rifugio difendibile.
Percorrendolo stando basso, il crociato si imbattè in una sentinella armata di una lunga lancia, simile ad una rudimentale picca. Un grosso masso gli fornì da nascondiglio, fino a ché il bandito non lo oltrepassò con passo svogliato.
La lunga lama da guerra lo colpì tra le scapole, trapassando il cuore e fracassando lo sterno, fino a sbucare fuori dal petto, nuovamente brillante di un rosso lucido.
L'urlo di sorpresa e di dolore della sentinella si soffocò con il suo stesso sangue, e l'unico rumore che si potè udire fu lo stridio delle ossa sulla spada assassina, mentre il guerriero nell'ombra la sfilava.

Un'alfiere cadè di botto per terra, mentre la torre nera prendeva il suo posto.
"Non stai mantenendo la tua promessa cavaliere" esordì il losco individuo mentre con aria di sufficienza si assicurava di aver posto il pezzo esattamente al centro del tassello.
La caverna si chiuse sul crociato, fagocitando i residui della sua breve visione.
"Tutto a suo tempo, mio caro compagno".
"Devo ammettere - rispose quello - che fra tanta gente tu sei uno dei più criptici, cavaliere".
Pronunciò l'ultima parola con un certo sarcasmo, cosa che non sfuggì al suo interlocutore.
Ignorò comunque il tono e si concentrò sulla scacchiera che aveva di fronte.
I pezzi erano confusi, e i bianchi erano in svantaggio posizionale, per non aver seguito nessuna apparente strategia se non quella di mangiare più pezzi possibili all'avversario.
Mosse ancora un pedone in quela direzione, usandolo come esca per poi mangiare il pedone avversario.
Quando questo avvenne, un altro viaggio nel passato portò la mente del guerriero lontano.

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