venerdì, marzo 16, 2007

Black Dahlia

La storia di Elizabeth Short.

ATTENZIONE!!!! POST CONTENENTE FOTO ESPLICITE, SCONSIGLIATO ALLE PERSONE IMPRESSIONABILI.

Elizabeth (detta Beth o Betty dagli amici) Short nacque ad Hyde Park, Massachussets, da Phoebe e Cleo Short il 29 luglio 1924. Nel 1929 Cleo Short, il padre, scomparve misteriosamente e si pensò subito a un suicidio perché la sua macchina vuota fu trovata accanto a un ponte. Invece poco tempo dopo arrivò una sua lettera alla moglie: Cleo si scusava per aver lasciato la famiglia. Beth e le sue sorelle crebbero con la madre durante gli anni della depressione. L’unica fonte di divertimento della famiglia Short era il cinema. Tanto che la giovane Beth cominciò a sognare di diventare una star del grande schermo. Ben presto la vita della piccola cittadina di provincia cominciò ad andarle stretta, per cui decise di andare in California a vivere col padre.
Ma le cose non andarono esattamente come aveva previsto. Beth non andava d’accordo con Cleo, tanto che lui le chiese di andarsene: questo fu l’inizio di una catena di eventi che avrebbero portato a uno dei misteri più duraturi nella storia della giustizia criminale.

La scoperta.

15 gennaio 1947. Betty Bersinger, 25 anni, casalinga e madre di famiglia, uscì dalla sua casa di Norton Avenue, nella zona di Los Angeles chiamata Leimert Park. Era in compagnia della sua bambina.
All’angolo della Norton con la 39esima, in un campo abbandonato, la signora Bersinger scorse quello che le sembrò un manichino rotto. Uno sguardo più attento le permise di capire che in realtà si trattava del corpo mutilato di una ragazza. La donna si precipitò alla ricerca di un telefono; nel frattempo era passato da quel punto anche un vigile del fuoco, che dette a sua volta l’allarme.



Sul posto giunsero gli agenti del LAPD Frank Perkins e Will Fitzgerald, che stilarono il seguente rapporto: “la donna nuda è stata sdraiata con le braccia sopra la testa e le gambe divaricate come se il corpo fosse stato disposto apposta per scioccare. Entrambi i seni erano feriti da tagli di
coltello e un altro profondo taglio andava dall’ombelico della vittima alla zona pubica. Gli angoli della bocca erano stati tagliati fino alle orecchie. Il corpo era stato tagliato in due subito sotto la vita.”javascript:void(0)
Pubblica Il tenente Freestone dello stesso dipartimento dichiarò: “E’ l’esempio più brutale di un crimine sessuale che abbia mai visto”.
Sia il corpo che la scena del crimine erano caratterizzati da un’anomala assenza di sangue. Gli investigatori trovarono diverse fibre sul corpo: potevano provenire da una spazzola usata per pulirlo o dal tappetino di una macchina. Furono reperite una busta di carta con piccole macchie di sangue diluito con acqua, tracce di pneumatici al limite del marciapiede vicino al corpo e l’impronta del tacco di una scarpa di foggia maschile.

L’autopsia.

L’esame necroscopico rivelò che la causa della morte era da attribuire a emorragia cerebrale e shock causati da gravi traumi cranici e alle lacerazioni del viso. Il referto: “Il corpo è di una femmina tra i 15 e i 20 anni, altezza 1,67, peso 52 kg. Ci sono lacerazioni multiple sulla fronte a livello centrale e sulla parte destra, e sulla sommità del capo a livello della linea mediana. Vi sono piccole abrasioni multiple, di forma lineare sul lato destro del viso e sulla fronte. Ci sono due piccole lacerazioni, ciascuna di circa 6 millimetri, su ogni lato del naso vicino al ponte. C’è una profonda lacerazione sul viso lunga 7,5 cm che si estende lateralmente dall’ angolo destro della bocca. C’è una profonda lacerazione di 6,35 cm che si estende lateralmente dall’angolo sinistro della bocca; da entrambi i lati i tessuti circostanti sono ecchimotici e di colore viola bluastro. Ci sono cinque lacerazioni lineari sulla parte destra del labbro superiore che si estendono nei tessuti molli per tre millimetri circa. I denti sono in uno stato di deterioramento avanzato. I due incisivi superiori sono mobili, così come uno degli incisivi inferiori; i rimanenti presentano tutti carie.
All’esame del cuoio capelluto previo rovesciamento si nota un’ecchimosi nell’area frontale superiore destra. Sul cranio ci sono aree localizzate di emorragie subaracnoidee sul lato destro e piccole aree emorragiche nel corpo calloso. Non sono visibili fratture del cranio. C’è un solco su entrambi i lati e nella parte anteriore del collo, di colore marrone chiaro. C’è un’abrasione irregolare a livello della linea mediana anteriore del collo. Ci sono due solchi a livello della parte posteriore del collo, di colore marrone chiaro. Il solco inferiore presenta abrasioni cutanee alle estremità.
Faringe e laringe sono intatte. Non ci sono segni di traumi a livello di osso ioide, tiroide, cartilagini e anelli tracheali. C’è una piccola area di ecchimosi nei tessuti molli della parte destra del collo a livello degli anelli tracheali superiori. Non è presente ostruzione nel passaggio laringotracheale.
C’è una lacerazione irregolare con perdita di tessuto superficiale a livello della cute del seno destro. Questa abrasione è di forma quadrangolare e misura circa 7 cm trasversalmente e 6,3 cm longitudinalmente. Alcune lacerazioni superficiali della cute si estendono da questa abrasione verso la linea mediana. C’è un’apertura ellittica della cute a circa 3 cm a sinistra del capezzolo sinistro, la quale misura circa due cm trasversalmente e circa 6 mm longitudinalmente nella parte centrale. I margini di queste ferite non presentano particolari discolorazioni. Ci sono svraiati graffi superficiali a livello della parete anteriore del seno sinistro. C’è una cicatrice di vecchia data sulla parte posteriore e inferiore del torace che misura circa 8 cm e si estende diagonalmente verso destra. È attraversata da altre tre cicatrici trasversali che appaiono essere dovute a una sutura. Ci sono quattro piccole lacerazioni superficiali sulla cute a livello della parte inferiore del torace, sulla sinistra rispetto alla linea mediana; non vi è discolorazione dei margini. Ci sono lacerazioni lineari superficiali sulla cute della parte superiore esterna del braccio sinistro. Le unghie delle mani sono molto corte. Le superfici palmari di entrambe le mani presentano una leggera ruvidità ma non ci sono calli.
Gli organi toracici sono in posizione normale. Il polmone sinistro è di colore rosa e ben areato. Il polmone destro presenta delle aderenze solide a livello pleurico; è di colore rosa e ben areato. C’è un ispessimento calcificato della nona costa sulla parte destra della linea medioscapolare. Il cuore non presenta alterazioni macroscopiche.
Il tronco è stato completamente staccato mediante un’incisione attraverso l’addome che ha tagliato l’intestino a livello del duodeno, i tessuti molli ed è passata attraverso il disco intervertebrale tra la seconda e la terza vertebra lombare. C’è una piccola ecchimosi lungo il tratto dell’incisione. C’è una lacerazione di circa 11 cm che si estende longitudinalmente dall’ombelico alla regione soprapubica. Su entrambi i margini di questa lacerazione ci sono lacerazioni superficiali multiple a livello dell’area soprapubica che si estendono attraverso la cute e i tessuti molli. Non c’è presenza di ecchimosi.
C’è una formazione quadrangolare di lacerazioni superficiali sulla cute dell’anca destra. Gli organi addominali sono interamente esposti. Ci sono lacerazioni sull’intestino e su entrambi i reni. L’utero è piccolo e senza segni di gravidanza. Tube, ovaie e fondi ciechi sono intatti. Le grandi labbra sono intatte. C’è un’abrasione che si estende attraverso la metà inferiore delle piccole labbra e i margini presentano una discolorazione bluastra. In profondità nella vagina c’è un brandello mobile di pelle a cui aderiscono del grasso e dei tessuti sottocutanei. Su questo brandello vi sono alcune lacerazioni incrociate. Sono stati presi dei tamponi per la ricerca di spermatozoi.
L’apertura anale è marcatamente dilatata e ha un diametro di circa 3 cm. La mucosa è di colore brunastro lungo la circonferenza dell’apertura. Ci sono abrasioni multiple e una piccola ecchimosi al margine. Le lacerazioni della mucosa si estendono superiormente per circa 1,30 cm. A circa 2 cm e mezzo all’interno del canale anale c’è un ciuffo di peli marroni non attaccati alla parete. Sembrano corrispondere ai peli pubici. Sono stati presi dei tamponi per la ricerca di spermatozoi.
C’è un’apertura irregolare nella cute della superficie anteriore della coscia sinistra con perdita di tessuto. L’apertura misura alla base circa 9 cm trasversalmente e circa 10 cm longitudinalmente dalla base al margine superiore. La lacerazione si estende al tessuto molle sottocutaneo e al muscolo. Non c’è presenza di ecchimosi. C’è un solco nella cute a livello della superficie anteriore della coscia destra, circa 13 cm sopra il ginocchio. C’è un solco diagonale nella cute del terzo superiore della gamba destra, di colore marrone chiaro. Da questo punto si estendono 3 solchi di colore marrone chiaro. C’è un solco circolare attorno alla parte inferiore della gamba sinistra e anche un solco diagonale proprio al disotto di questo. La cute della superficie plantare dei piedi è macchiata di marrone.
Lo stomaco contiene un materiale granulare bruno verdastro, soprattutto feci e altre particelle che non possono essere identificate. Tutti i tamponi per gli spermatozoi erano negativi.”

Frederick Newbarr, MD
Medico Legale Capo

I diversi riferimenti all’assenza di ecchimosi (ovvero lividi causati dalla coagulazione del sangue nei tessuti lesionati), sono particolarmente significativi in quanto tali lividi si formano solo quando vengono lesionati dei tessuti viventi. Nel cadavere non si hanno significative emorragie né formazione di ecchimosi.
I medici stimarono che la morte era avvenuta entro le 24 ore precedenti alla scoperta del cadavere, e la stabilirono intorno alle 10 di mattina del 14 gennaio. Prima della morte era stata legata e torturata.

Vittimologia.

La vittima fu identificata tramite le impronte digitali come la 22enne Elizabeth Short, un’ex dipendente delle cucine della locale caserma. Beth si era trasferita dal Massachussets in California all’età di 19 anni col sogno di diventare una star del cinema. Ma lavorare a Holliwood non era il suo unico sogno: voleva anche diventare la moglie di un ufficiale dell’esercito. A questo scopo era andata a lavorare all’ufficio postale della base militare Cooke, che fu peraltro l’unico lavoro che ebbe durante tutto il suo soggiorno in California. Dopo aver lasciato il lavoro cominciò a vivere come una vagabonda, spostandosi di casa in casa quando arrivava il momento di pagare l’affitto o quando chi la ospitava la mandava via.
Sono passati più di 50 anni, e le teorie su questo caso si affastellano. Molti sostengono che Beth avesse una dubbia condotta morale. Nonostante questa diffusa opinione gli investigatori che lavoravano sul caso dichiararono: “Non sembrava avere particolari obiettivi o princîpi; non ebbe mai un lavoro fisso per tutto il tempo che risedette a Los Angeles. Viveva alla mano, giorno per giorno, aveva un basso quoziente intellettivo ed era una sorta di barbona un po’ squilibrata, ma non era una prostituta. Ci sono stati uomini di tutti i tipi nella sua vita, ma ne abbiamo trovati solo tre che abbiano avuto rapporti sessuali con lei. Era una “civetta” e piaceva molto. Per i 9 mesi precedenti la sua morte aveva vissuto in diverse pensioni private con svariati coinquilini. Era rimasta in un hotel di Long Beach per alcune settimane durante i mesi estivi e poi era tornata a Hollywood dove inizialmente aveva condiviso una camera in una residenza privata. Aveva condiviso altre camere anche in vari hotel di Hollywood per brevi periodi. Dal 13 novembre al 15 dicembre era vissuta in un bilocale con altre otto donne, che venivano tutte da fuori e speravano di fare carriera nel mondo del cinema, ma intanto si arrangiavano con semplici lavoretti. L’affitto era di un dollaro al giorno, ma Beth non poteva permettersi nemmeno quello e al momento di pagare se la filò dalla porta di servizio. Le sue coinquiline dissero al Los Angeles Times che Beth “Aveva un ragazzo diverso ogni sera” ed era senza lavoro. Non aveva veri e propri amici, preferiva la compagnia di estranei, che però non andava mai oltre la semplice conoscenza.

Testimonianze.

Inez Feeling era la manager dell’ufficio postale della base militare. Descrisse Beth come “una delle ragazze più adorabili che abbia mai conosciuto e una delle più timide. Quando era al lavoro, alla cassa, non si incontrava mai con gli uomini e non aveva mai dato appuntamento a nessuno. Era un’impiegata modello, non fumava e solo occasionalmente bevevo qualcosa di alcolico”. Beth lasciò il lavoro all’inizio del 1943.
Arthur James Jr incontrò Beth in un cocktail bar nell’agosto del 1944; era un pittore e Beth posò come modella per lui. La loro amicizia finì nel novembre dello stesso anno quando James fu arrestato a Tucson, Arizona, per violazione dell’Atto Mann (una legge contro lo sfruttamento della prostituzione, ndt). Questo è il primo e l’unico caso di un qualche legame di Beth con un protettore. Alcune dichiarazioni di testimoni dell’epoca sembrano indicare un coinvolgimento della ragazza nel mondo della prostituzione, tuttavia niente prova che fosse una prostituta.
Anne Toth, 24 anni, una delle coinquiline di Beth. La incontrò per la prima volta nel luglio o nell’agosto del 1946, quando Elizabeth iniziò a dividere la stanza con lei. Visse in quella casa per alcuni mesi, poi se ne andò ma tornò dopo tre settimane.
John Doe (ricordo che è il nome che negli Stati Uniti viene usato per i cadaveri non identificati e le persone anonime, ndt), un soldato che incontrò Beth tra il 20 e il 21 settembre 1946. affermò che “Elizabeth era quel tipo di ragazza che è sempre molto amichevole e che parla con tutti”. Mentre era a cena con lei notò che altri soldati parlavano sottovoce ammiccando verso la ragazza, ma non seppe riferire cosa dicessero. Quella notte i due ebbero un rapporto sessuale.
Marjorie Grahm era un’amica di Beth del Massachussets, ed era andata a farle visita nell’ottobre del 1946. Dichiarò: “Elizabeth mi disse che il suo fidanzato era un tenente dell’Aviazione e che al momento si trovava in ospedale, e lei era preoccupata che non uscisse in tempo per il loro matrimonio, programmato per il 1° novembre”.
Norma Lee Myer era una ragazzina sbandata di 15 anni fuggita di casa, che aveva già trascorso un anno alla Scuola per Ragazze El Retiro, quando incontrò Beth. Le due condivisero la stanza numero 501 del Chancellor Hotel, insieme a Marjorie Grahm. La ragazza dichiarò alla polizia che aveva conosciuto Beth per caso, e che la Grahm era arrivata dal Massachussets e che Elizabeth l’aveva convinta a dividere una camera con lei e la Myer. Le tre donne convissero per un breve periodo, ma dopo un litigio con Norma Myer Beth e Marjorie se ne andarono da quella stanza e ne presero un’altra nello stesso hotel.
Joseph Gordon Fickling, forse il ragazzo o l’amante di Beth Short. Fu interrogato dalla polizia quando tra le cose di Beth trovarono delle sue lettere.
Cinque giovani non identificati, tre uomini e due donne. Queste persone riconobbero la vittima come Beth Short. L’avevano vista a Holliwood nel dicembre 1946 ma erano già stati con lei in un nightclub il precedente autunno. Questi conoscenti la descrissero come una persona di classe e riferirono che Beth aveva detto loro di avere in programma il matrimonio con George, un pilota dell’esercito originario del Texas.
Vera e Dorothy French. Beth visse con la famiglia French per un breve periodo prima del suo omicidio. Vera descrisse la ragazza come timida e misteriosa. Era stata portata a casa sua una sera dalla figlia Dorothy, mossa a compassione da quella ragazza senza fissa dimora. Durante la sua permanenza a casa delle French, Beth parlò più volte di un ex fidanzato da cui si stava nascondendo per paura, ma non disse il perché. L’ultima volta che Vera e Dorothy la videro fu l’8 gennaio 1947, quando se ne andò con un uomo di nome Red.
Red fu identificato come Robert “Red” Manly. Era un commesso viaggiatore di 25 anni e fu l’ultima persona a vedere Beth viva. Riferì di aver incontrato la ragazza mentre era in viaggio per lavoro verso San Diego e ammise di aver avuto un rapporto sessuale con lei (cosa che in seguito smentì), in quanto sua moglie aveva appena avuto un bambino e voleva verificare di essere ancora innamorato di lei (sic!). Aveva visto Beth sulla strada, una donna bellissima che vagava senza meta, e le aveva chiesto se voleva un passaggio. Lei all’inizio lo aveva ignorato ma dopo le sue rassicurazioni si era decisa a salire in macchina. Dopo aver passato la notte in un motel, Manly accompagnò la ragazza al Biltmore hotel. Il Biltmore, dove Beth sosteneva di avere un appuntamento con sua sorella, era un hotel lussuoso, frequentato da persone facoltose: esattamente l’ambiente a cui Beth aspirava. Manly la lasciò lì e tornò a casa. Erano le 18.30 del 9 gennaio 1947: una settimana dopo il cadavere della ragazza veniva trovato mutilato. Cosa successe in quella settimana rimane un mistero.

Da queste testimonianze si evince che Beth Short aveva un intenso desiderio di attenzione. Amava l’appariscenza, visto che si vestiva sempre in modo molto elegante ed era sempre desiderosa di far baldoria.

Il killer.

Da vari fatti successivi all’omicidio è apparso che l’assassino di Beth Short era del genere organizzato. Leggeva sui giornali gli sviluppi del caso, e si divertiva a sfidare la polizia e i media. Probabilmente aveva un alto quoziente intellettivo e comunque si sentiva superiore a tutti, mass media e polizia compresi.
James Richardson, editore del Los Angeles Examiner, ricevette una chiamata da un uomo che sosteneva di essere l’assassino della Black Dhalia, e aggiunse che gli avrebbe mandato delle cose appartenenti alla vittima.
Sabato 25 gennaio 1947 il LA Examiner pubblicò la notizia che qualcuno aveva inviato per posta al giornale il contenuto della borsa della vittima. La data di spedizione era del giorno prima. Gli oggetti erano i documenti di Elizabeth Short, un’agenda (contenente i nomi di 75 uomini), un certificato di nascita e la tessera della previdenza sociale, il tutto accompagnato da una nota fatta con lettere di giornale ritagliate e incollate che diceva : “Queste sono lecose della Dahlia, seguirà una lettera”.
Lunedì 27 gennaio l’Examiner ricevette una seconda missiva dall’assassino, una cartolina scritta a mano che diceva “Eccola. Mi consegnerò mercoledì 29 gennaio alle 10. Mi sono divertito alla polizia. Il vendicatore della Black Dahlia”.
Mercoledì 29 gennaio i media e la polizia ricevettero ulteriori comunicazioni dal killer, che annunciava nuovamente la sua imminente consegna. Naturalmente ciò non avvenne. Un’altra missiva diceva: “Ho cambiato idea. Non mi darete un trattamento equo. L’omicidio della Dahlia era giustificato”.
In tutto furono recapitate 13 missive, poi l’assassino si stancò di questo gioco e le lettere non arrivarono più.
Uno dei siti che ho consultato riporta una cervellotica teoria sullo studio grafologico delle suddette lettere, che è troppo lunga e complicata per trattarla qui. Se sapete l'inglese e vi va di approfondire la trovate qui
I 75 uomini i cui nomi erano contenuti nell’agenda vennero interrogati e rilasciarono deposizioni sorprendentemente simili tra loro: avevano incontrato la Short per strada o in un bar, le avevano offerto da bere o la cena ma poi non l’avevano più vista dopo che lei aveva dichiarato di non essere interessata a una relazione fisica.

Analisi.

La scena del crimine è decisamente esplicativa. Quasi sicuramente l’assassino era un maschio bianco tra i 35 e i 40 anni, e questo omicidio non era il primo che aveva commesso. Sia il corpo della vittima che la scena del crimine mostravano molti elementi riferibili a una firma (signature):

1. il corpo era stato lasciato in una posizione che degradasse ulteriormente la vittima e scioccasse chi lo trovava.
2. il corpo era stato posizionato in modo studiato, non gettato lì. Il killer aveva messo in pratica una sua fantasia.
3. i seni mostravano segni di accanimento tipici di un sadico sessuale. Probabilmente il killer si eccitava infliggendo sofferenza alle vittime.
4. il fatto che la vittima fosse tagliata in due suggeriva la lunga pratica omicidiaria del killer. Probabilmente, pur non avendo conoscenze mediche, era mosso da sadismo misto a curiosità.
5. l’assassino era un maniaco del controllo. Il corpo era stato percosso più volte dopo la morte: probabilmente il killer era stato preso da rabbia a causa della rapidità del decesso della vittima.
6. la scena del crimine era ordinata e pulita e probabilmente l’apparenza esteriore del killer era quella: una persona ordinata e metodica. Anche la sua casa sicuramente rifletteva queste caratteristiche. La vittima stessa era stata accuratamente lavata.
7. gli indizi lasciati erano quanto bastava per beffarsi della polizia. Il killer si sentiva superiore a loro.

Probabilmente l’assassino aveva una casa di sua proprietà, con un garage o una cantina: zone dove avrebbe potuto portare la vittima e ridurla in quel modo senza che nessuno lo disturbasse. Per lui l’apparenza era molto importante. Forse era sposato con figli ed era un “colletto bianco”, con un lavoro di alto livello. Amava esercitare il potere sulle altre persone, e non era il tipo da fare un lavoro in cui potesse sporcarsi.

I principali sospettati.

Robert “Red” Manley.
Fu l’ultima persona conosciuta ad aver visto la Short viva. All’inizio era nella lista dei sospettati, ma ne fu tolto dopo aver superato la prova del poligrafo (macchina della verità ). Tormentato da una lunga storia di disagio mentale, nel 1954 fu messo dalla moglie in un istituto psichiatrico dopo averle detto che sentiva delle voci. Nello stesso anno dei medici gli somministrarono del pentothal sodico (conosciuto anche come “siero della verità”) in un altro tentativo di fargli dire la verità sul caso Black Dahlia. Fu assolto una seconda volta. Morì nel 1986, 39 anni dopo aver lasciato Beth all’hotel Biltmore. L’autopsia rivelò che la sua morte fu dovuta a una caduta accidentale.

Mark Hansen.
Questo nome era inciso sull’agenda che era stata spedita all’Examiner; non si capisce come questa era venuta in possesso della Short. Hansen, un 55enne di origine danese, era il manager del Fiorentine Gardens, un nightclub di Holliwood specializzato in parodie. Molte delle ragazze che lavoravano per Hansen vivevano nel suo appartamento, che era sopra il club. Beth era stata sua ospite per diversi mesi nel 1946 e si vociferava che Hansen avesse tentato inutilmente di portarla a letto.

George Knowlton. Negli anni ’90 Janice Knowlton pubblicò un libro dal titolo “Daddy Was the Black Dahlia Killer”, in cui descrisse il padre come un uomo brutale, che l’aveva molestata durante l’infanzia. Janice rivela alcune memorie recuperate, tra cui quella di “zia Beth”, che sarebbe stata brutalmente uccisa da George. Il libro però non fornisce elementi diversi da quelli già noti, e non ci sono prove che la scrittrice dica la verità.

George Hodel.
Un altro figlio che accusa il proprio padre con un libro: “The Black Dahlia Avenger: a Genius for Murder”. Anche in questo caso si parla di un uomo violento e incestuoso (era stato accusato di aver violentato la figlia), e in un suo album fotografico il figlio aveva trovato delle foto in cui aveva riconosciuto Elizabeth. La famiglia Short però aveva respinto la sua tesi.

Jack Anderson Wilson.
Ancora un libro, “Severed: the True Story of the Black Dahlia Murder” scritto da John Gilmore, punta il ditto contro un vagabondo alcolizzato. Gilmore aveva intervistato Wilson negli anni ’80, e questo gli aveva rivelato dei dettagli sull’omicidio che solo il killer avrebbe potuto conoscere, tra cui un presunto difetto vaginale che avrebbe impedito alla Short di avere rapporti sessuali (pare fosse effettivamente vero). Prima del suo arresto, però, Wilson era morto in un incendio. Gilmore si è sempre rifiutato di rivelare la fonte delle sue informazioni, di fatto invalidandole.

Walter Alonzo Bayley.
Nel 1997 un giornalista del Los Angeles Times di nome Larry Harnisch suggerì il nome di un altro sospettato: il dottor Walter Alonzo Bayley, la cui casa era a solo un isolato di distanza da dove fu trovato il corpo della Short. La figlia del medico era amica della sorella di Elizabeth, Virginia. Harnisch sostiene che Bayley era affetto da una malattia mentale degenerativa che lo aveva portato a compiere un tale efferato omicidio. Effettivamente la polizia aveva pensato a un medico, ma Bayley aveva 67 anni al tempo dell’omicidio e nessuna storia di violenza alle spalle. Non fu mai provato che aveva incontrato la Short.

Nessuno di questi sospettati è stato mai ufficialmente accusato. C’è da dire che molte delle prove più importanti (tra cui 13 lettere inviate dal supposto killer a stampa e polizia) sono sparite. Il caso resta irrisolto.


FONTI:

http://www.signatureprofilingassociates.com
http://www.crimelibrary.com
http://blackdahliasolution.org/
http://www.bethshort.com/

traduzione e adattamento by Munk
Tratto dal sito www.crimine.net