mercoledì, aprile 05, 2006

GdR

Questo post è un pò riservato ai giocatori di ruolo ...
Io credo di essere la persona che ha giocato più di ruolo in assoluto, non lo dico per vantarmi ma per farvi capire come per me sia praticamente una esigenza; potrei rinunciare a malincuore a tante cose nella vita ma difficilmente potrei mai rinunciare ai GdR, a costo di diventare un master 45enne con un gruppo di 15enni (Ed Edo), sospettato di pedofilia dalle autorità.
Io ho iniziato a giocare all'età di 8 anni. Non ci capivo niente, leggevo il manuale ma mi rompevo e non finivo neanche di leggerlo, mi soffermavo semplicemente sulle meravigliose immagini di Parente e sulla bellissima scheda piena di caselle e numeretti. Il primo GdR al quale ho partecipato è stato Stormbringer, e come ho detto non avevo l'età adatta per capire tutto, però ci siamo messi io e mia sorella, assieme ad un mio vecchio amico (Justin) intorno ad un tavolo in spiaggia, ed abbiamo cominciato ad inventare. La fantasia volava, non si tiravano dadi per le abilità, e le magie si lanciavano recitando una formula inventata al momento. Sembra assurdo che il mio primo approccio al GdR sia stato quello che per molti è l'ultimo stadio di masterizzazione, ovvero il gioco di narrazione.
A quel tempo bastava poco, bastava portarsi dietro il manuale e sedersi ad un tavolo in spiaggia.
Le cose andarono avanti ed io cambiai scuola, conobbi nuova gente e come sempre non mi trovai subito bene in un posto pieno di sconosciuti che già si conoscevano da un anno.
Poi senti un tizio con una capoccia assurda parlare di D&D. Io non avevo mai giocato veramente a D&D ma ovviamente lo conoscevo, ma non sapendo come approcciarmi a lui/loro, decisi di portare un giorno il mio GdR (Druid) a scuola, per mostrarlo con fare distratto agli altri compagni. Da lì è cominciata a tutti gli effetti la mia vita, infatti come alcuni sanno mi risulta addirittura difficile ricordarmi eventi accaduti prima di quell'incontro, nella mia memoria le elementari sono come una macchia sfocata nella mia mente.
Anche a quel tempo le cose non erano troppo difficili, bastava andare a casa di Marco il sabato pomeriggio. Certo era una vera seccatura per mia Madre accompagnarmi ogni volta con la macchina, ma dopo un anno già prendere il bus non era un gravissimo problema.
Poi il cambio casa (di Marco), l'acquisto del mio primo motorino, il liceo etc. hanno facilitato ancora di più le cose. Si giocava sempre, si giocava ad una cifra di giochi. Io avevo anche provato a fare il master ma se mi ricordo bene con scarso successo. Provavo ad emulare Marco ed io non sono fatto pe emulare, dovevo trovare un mio modo ma mi rimaneva difficile, quindi preferivo giocare. In quegli anni ho creato ed interagito con personaggi fantastici, posso chiudere gli occhi e ricordare ogni passo delle loro avventure, della loro vita. Per me il gioco di ruolo non finiva una volta arrivato il sabato sera, ma continuava nella mia testa. I miei personaggi hanno odiato, hanno amato, hanno desiderato come io stesso posso fare con me ... intere esistenze complesse quanto può divenire la mia risiedono nella mia testa, e grazie a quegli anni di gioco io le ho potute far camminare in un mondo di fantasia, popolato dalla fantasia di altri a me vicini.
Ma continuiamo per la strada dei ricordi ancora un pò.
Si arriva al quarto liceo, o forse era il quinto. Gli impegni si moltiplicano di colpo, la scuola si fa più prestante senza contare gli impegni personali. Hobby, ragazze, feste, la voglia di trovare altri tipi di divertimento, qualcosa di più forte emotivamente ci porta ad allontanarci dal gioco.
Non c'è niente di male, non ce ne accorgiamo neppure, ma la cosa dentro di me mi danneggia, mi rende triste e spento. Ci metto molto a capire perché o forse ancora non l'ho capito, ma di sicuro i GdR centrano in qualche maniera.
Si passa il liceo e le cose ovviamente rimangono le stesse, solo salgono di livello e si fanno più pressanti. Non ne parlo come un male, è solo la vita nella nostra società, ma per certo sono un male per i GdR, che cominciano a scomparire, a presentarsi raramente nella nostra mente.
Quando lo fanno, portano più astio ed amarezza che la felicità e spensieratezza della fanciullezza.
Non si parla più del gioco, ma di come fare a giocare, di quando vederci, del perché non ci si presenta, dei ritardi ...
Il GdR non diviene più uno svago ma un impegno, diventa qualcosa che costa mantenere e al fronte di tante altre esigenze non se ne vede più la ragione.
Per quanto mi riguarda in quel tempo (se non ricordo male come spesso faccio, soprattutto se si parla di date) io ricevetti una mail da dei tizi sconosciuti, che avendomi conosciuto tramite alcuni siti sui GdR mi chiedono se sono disposto a fargli da master per D&D.
Io ho sempre amato queste situazioni, così come anche D&D, quindi accetto con felicità.
Le cose ripartono: ci si vede ogni venerdì, si parte subito, senza troppi preamboli e senza troppe complicazioni. Un giocatore non fa altro che passarmi disegni riguardanti i personaggi mentre un altro mi manda mail con su scritto il diario del proprio personaggio, con pensieri ed impressioni sue. Semplicemente fantastico.
Il gioco si mantiene vivo, la mia fantasia vola ed ogni settimana non vedo l'ora che ritorni venerdì. Si gioca in un garage sporco, si muore dal freddo e dall'umidità, mi becco almeno 300 raffreddori e non c'è mai acqua da bere o da mangiare, ma io non ci faccio nemmeno caso, si gioca e si gioca alla grande!
La prima campagna è durata circa un anno, tanto per rendere l'idea.
Le cose si modificano, alcuni smettono di giocare, altri entrano nel gruppo.
Salto un pò di cose per arrivare ad adesso, dove ogni venerdì si gioca con la costanza necessaria, almeno quella che io ritengo necessaria. Non mi lamento, come sempre vorrei qualcosa di più ma non oso chiedere, so che le cose in futuro peggioreranno o miglioreranno, ma so che non sarà mai in modo definitivo ...

Con questa serie di ricordi puramente personali volevo esporre un fatto ovvio a tutti coloro che presteranno un pò di attenzione alla situazione odierna, e che la conoscono bene:
Un tempo per giocare bastava il gioco, la priorità andava al nostro modo di giocare di ruolo e tutto il resto si modellava attorno ad esso. Ormai le cose non possono più essere così. Non dico che siano peggio, semplicemente sono diverse e bisogna prenderne atto. Ora la priorità va al giocare, alla ORGANIZZAZIONE, all'esserci con costanza e fermezza. La volontà di giocare deve essere altissima, superiore a tutto, non fermarsi davanti a nulla. Ma questo ancora non basta, bisogna dimostrarla. Non per essere creduti, sia chiaro, ma perché il mostrare quanto ci si tiene a giocare tiene viva anche la volontà degli altri, l'alimenta fino a che non ci si alimenta a vicenda.
L'organizzazione oramai deve prevalere sul gioco, solo con una perfetta organizzazione ci si potrà concentrare sul gioco e così apprezzarlo, tornando al piacere di giocare.
Se per farlo bisogna escludere giocatori, andrà purtroppo fatto. Se per farlo bisogna modificare il modo di giocare, andrà fatto. Tutto andrà fatto purché si giochi. Sempre che si voglia, sia chiaro.

1 commento:

Karoo ha detto...

ecco! hai rovinato un bel ricordo ;)