giovedì, aprile 13, 2006

Chi sono ?

Chi sono io ?
Questa domanda atavica, tanto ridicola nella sua semplicità ma tanto filosofica nel suo mistero è l'epicentro del ciclone attorno al quale costruiamo noi stessi fin dal principio.
Da quando veniamo al mondo, anzi per la precisione la scienza ci dice qualche mese dopo, questa domanda pur rimanendo ovviamente inespressa, acquisisce un ruolo di dominazione sul nostro ego sociale, e ci impone una risposta, una qualunque risponsta che soddisfi tale curiosità.
La prima risposta è ovvia, è il nostro nome.
"Chi sono ?" e ci si risponde contenti: "Sono Mario!" oppure "Sono Gianni", e tutti a nanna.
Il nome proprio di persona è indubbiamente un elemento essenziale per riconoscerci tra di noi (forse, perché gli animali non hanno nessun problema a farlo senza), ma dal principio è senza dubbio nato per creare una identità ben definita, una parola che identificasse una persona, che lo soddisfacesse dal punto di vista esistenziale, prima che esplicativo.
Con il tempo comunque il vuoto che abbiamo dentro non può essere più tappato con una semplice parola, altri usano la stessa parola per riconoscersi e non sentendoci più di una persona, si capisce che qualcosa in questa soluzione non quadra.
Inoltre si comprende con facilità come i nomi delle cose cambiano a seconda di quale lingua si parli o di come si decida di chiamarle, di conseguenza una semplice parola non può dare nessuna identità. Una rosa profumerebbe anche se non si chiamasse rosa :P
Allora cosa si fa ? ma si trovano altre soluzioni, che domande.
Ci si identifica per esempio con quello che si fa.
Sono uno studente (E non "faccio lo studente", vi assicuro che non è per risparmiare tempo), sono un impiegato, sono una casalinga etc.
Ci si identifica con un lavoro, con una serie di azioni che si svolgono più di frequente, che hanno un senso per gli altriche ci stanno intorno. Dicendo che siamo degli ingenieri, si vede negli occhi della gente che si è riconosciuti in quanto tali, e ci si sente bene, ci si sente identificati.
Ma le cose non sono affatto così semplici e supeficiali, e si cerca la risposta suprema in tanti altri modi più subdoli e forvianti ..
Nella società occidentale essenzialmente ci sono solo due capi estremi di comportamento per identificare sè stessi nella società, per rispondere a "Chi siamo ?", all'interno dei quali ovviamente stazionano tanti tipi di comportamenti ibridi o intermedi, che si possono facilmente intuire analizzandone comunque le estremizzazioni, per dare una idea del "rage" in esame.
Il primo ed il più diffuso è la "conformizzazione".
Appena possibile la maggior parte dei ragazzi tende a conformizzarsi con i propri compagni, ad assumerne ogni aspetto per identificarsi tramite la somiglianza con loro.
Ci si taglia i capelli in un certo modo, si comprano certi vestiti, si parla con un certo slang.
Si modifica se stessi in modo somatico, per confondersi tra gli altri.
Poi arrivano, con un pò più di impegno e di tempo, i cambiamenti comportamentali: si mostrano solo alcuni sentimenti, alcuni pensieri, alcuni modi di agire.
Tali comportamenti generalizzati assumono una posizione molto più privileggiata rispetto a tutto il resto, i ragazzi (dico loro perché da lì si comincia di solito), sacrificano la propria salute pur di soddisfare il bisogno di identificazione: si inizia a fumare nonostante si sappia il danno che ci si procura, si guida veloce con la macchina per essere spericolati nonostante si sappia bene quanto sia pericoloso per sé e per gli altri, ci si da al vandalismo gratuito, alla sboccataggine ...
Si fa letteramente di tutto per emulare gli altri, per sentirsi "integrato".
Questo come detto sempre per soddisfare il nostro bisogno interiore di sapere chi siamo.
L'altro atteggiamento opposto al primo è ovviamente "L'anticonformismo", ovvero il rifiuto per tutto ciò che la maggior parte della gente tenta di aggregare.
Nonostante questa strada sia al totale opposto della prima, essa porta alla stessa conclusione.
Ci si comincia a guardare attorno e si assumono una serie di caratteri somatici/comportamentali opposti alla massa. Non si guarda più al prossimo pensando "Sono come lui", ma si va per esclusione pensando "NON sono come lui". Come vedete il processo basilare è lo stesso.
Per assurdo più ci si crea tali "maschere" (Il termine maschera è altamente improprio e chiedo venia per averlo usato) per spiegare noi stessi, più ci si allontana dalla verità di noi stessi.
Ma allora perché lo facciamo ? naturalmente perché il nostro scopo inconscio non è quello di rispondere alla domanda "Chi siamo ?" che non ha certo una risposta soddisfacente, ma il nostro obbiettivo è quello di seppellire tale domanda sotto una mole infinita di risposte:
Sono Giulio, sono un avvocato, sono un padre ed un figlio, sono un rispettato, un amico, son oun cattolico etc.
Infine è bene citare anche l'anomalia del comportamento quando ci si trova nel famoso "branco", all'interno del quale apparentemente si tende a perdere ogni tipo di identità per sentirsi tutt'uno con il branco stesso, processo che porta a fare le più grandi stronzate un essere umanosia capace di fare, di solito dettati dagli istinti primari.
Tale anomalia ovviamente non lo è, perché anche la questo processo di spersonalizzazione è solo un metodo per un altro stadio di identificazione, una identificazione di massa, il sentirsi tutt'uno con altri fino a che la domanda principale "Chi sono ?" perde significato e la dimentichiamo di nuovo, non seppellendola sotto false risposte ma lasciandola scemare all'interno di un ego più grande.
La famosa "crisi di mezza età" altro non è che un ripresentarsi insistente della domanda primaria "Chi sono ?", perché non più soddisfatti delle risposte tanto poco pertinenti che ci si è dati.
Tale "crisi" è quindi più che mai un risveglio totale della coscienza, anche se qua è questione di punti di vista ...
Insomma nessuno di noi esce da questo schema comportamentale che fa di noi ciò che siamo almeno per un buon 80% di noi. Adesso che sappiamo qual'è il problema, possiamo tornare a dimenticarcelo, che domani tocca lavorare/studiare/interagire, perché noi siamo impiegati/studenti/familiari :)

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