venerdì, giugno 23, 2006

Inferno viola

Nonostante l'eccentrico e cupo abbigliamento con il quale si era presentato al pub, Julius non attirò particolare attenzione dalla strana clientela del locale.
Uomini e donne stretti tra pelle scura e cuoio grezzo non concedettero al nuovo venuto più di qualche sguardo di sensuale interesse.
Inutile negare infatti l'ambigua apparenza che Julius emanava in quegli indumenti a lui così inusuali. Degli anfibi neri lo facevano apparire più alto di almeno cinque centimetri, mentre il lungo soprabito di pelle quasi valorizzava il suo corpo asciutto e prestante sul petto e sulle spalle. Un cappello a coppola ed un girocollo sottile donavano il tocco sadomaso quasi necessario per poter partecipare alle serate mondane dell'"inferno viola", il locale pù notoriamente frequentato della costa.
Jiulius mosse il suo sguardo tra un ospite e l'altro, nel tentativo di farsi una idea del perimetro.
La clientela era di tutte le età. Giovani amanti appena diciottenni danzavano sinuosi accanto a donne di mezza età indossanti stretti corsetti di plastica e ferro, riportanti grandi scollature o provocanti aperture laterali. Ragazze dal corpo seminudo si strusciavano le une sulle altre sopra ai soppalchi rialzati della sala. Uomini che si baciavano tra loro scambiandosi sguardi sacrileghi. Camerieri calvi nudi se non per un farfallino legato al loro collo muscoloso versavano vino bianco sul seno e le gambe dei loro coperti, mostrando tatuaggi e pearcing dall'aspetto peccaminoso.
Ogni mossa studiata per celebrare il proprio corpo. Ogni sguardo e parola pronunciata come fosse un sospiro d'amore proibito.
Jiulius si fece strada verso il bancone del bar, ed ordinò un "sangue di samuel".
Il barista gli fece pagare un cocktale dall'ovvio colore rosso acceso in un bicchiere triangolare, contornato sul bordo da uno spesso strato di sale.
Mentre assaporava quel gusto confuso come il luogo nel quale lo servivano, Jiulius si spostò ancora ad osservare il locale, questa volta seduto vicino ad un tavolo illuminato da una candela viola.
Sapeva che doveva solo aspettare, e l'attesa non fu lunga.
Una ragazza con i capelli a caschetto, di un improbabile colore rosa artificiale, si sedette alla sedia di fronte come se quello fosse stato il suo posto designato.
Si distese e guardò l'uomo di fronte a lei fisso negli occhi, per poi squadrarlo per intero, senza nascondere l'aspetto giudicatore del suo sguardo contornato di pesante fard.
Jiulius fece lo stesso con lei, osservandone il volto giovane ed il corpo magro e sensuale.
Dimostrava poco più che vent'anni, per nulla nascosti o camuffati. La sua carnagione era pallida, ed il suo vestito ne risaltava i contrasti con il nero della plastica e della pelle, attraversi il rosa della capigliatura e della maglietta strappata che indossava sotto il corpetto.
La ragazza poggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi in avanti con studiata lentezza, per poi unire le mani coperte da lunghi nastri neri formando uno scranno per il suo mento rotondo.
"Cerchi ciò che cerco io ?"
La domanda non sorprese Jiulius che tuttavia non poté non coglierne il significato occulto.
Le stava chiedendo una informazione traendone in tal modo due. Non solo avrebbe voluto sapere cosa stava cercando, ma anche se sapesse cosa andava cercando lei.
Non rispose, e si limitò ad osservarla ancora, come se per lui il rituale non fosse ancora concluso e si riservasse di finirlo prima di rispondere.
Lei attese, studiandone il comportamento con sguardo affamato.
Jiulius sorrise contorcendo la bocca all'angolo destro.
"Io cerco la vita, come la cerchi tu. E' il modo di ottenerla che ci separa".
La ragazza sembrò soddisfatta della risposta, perché si concesse un sorriso di pura felicità, sicuramente sincero se non si fosse schiuso tra le labbra di quell'essere dall'apparenza perversa.
"La vita ... ma la vita non esiste, non lo sai straniero ? la vita è la menzognia di Dio e del paradiso tutto. Non troverai più vita qui che in un deserto di sale".
Gli occhi della interlocutrice tradivano le proprie parole, trasformandole più in provocazione che in verità.
Jiulius decise comunque di giocare senza riserve, conscio del rischio che correva; sapeva di non poter trattenere nulla e che giocare il tutto per tutto era la via più sicura di agire nella sua situazione.
"Se quello che dici è vero, allora io sono nel posto sbagliato, ed è meglio che me ne vada .."
Si alzò dalla sedie e si avvio verso l'uscita, ma prima di toccare la maniglia, la mano leggera della ragazza si posò sul suo avambraccio.
"Non essere così impulsivo - disse leccandosi le labbra con una calda ed umida lingua carnosa - sono sicura che qualcosa di tuo gusto possa nascondersi anche tra le ombre di questo locale"
Ancora l'ambiguo sorriso, ancora il tranello mascherato da invito.
Jiulius questa volta ricambiò il sorriso quanto la sua cupa figura concedeva.
"Allora mostrami".
La ragazza lo portò al centro della sala da ballo, ed al ritmo di una melodica musica elettronica cominciò a dimenarsi in modo seducente, strusciando il proprio seno sul muscoloso petto del compagno, abbassandosi e rialzandosi poggiando le mani sulle ginocchia ed assaporando l'odore della sua eccitazione.
Ogni tanto, nella musica, i loro sguardi rischiavano di incontrarsi ancora, mentre i capelli di lei si agitavano nell'aria lasciando rosee scie nella luce stroboscopica della discoteca.
Poi la musica si spezzò e si fuse in un componimento di pianoforte, e la coppia si ritrovò stretta in un abbraccio ai fianchi.
Gli sguardi si incrociarono nuovamente, e sancirono un legame contorto che arrivò fino alla mente di Jiulius. Lui si perse nello sguardo oscuro di lei, e le parole che pronunciò gli suonarono come sussurrate da lontano, intontito da un alcol miscelato a seduzione.
"Vieni in bagno .." ordinò la ragazza, in un sospiro di sesso.
Lo prese per la maglietta, piegandola sul petto come per trascinare la sua preda, e si fece seguire attraverso la sala da ballo, attraverso i tavolini delle coppie fino alla piccola scaletta scavata nella roccia, dietro alla porta del bagno delle donne.
Quando entrò, con forza insospettabile sbatté l'uomo con le spalle alla porta e gli saltò adosso, riempendoli la bocca con la propria lingua, toccando le sue coscie ed i suoi fianchi con violenza primordiale.
Jiulius era come in preda ad un delirio. Niente nella sua mente era tanto remoto come la consapevolezza di ciò che faceva. Era in totale balia dei sensi e nessuna missione o fede avrebbe mai potuto strapparlo a quell'orgia di sensazioni nella quale si sentiva volteggiare e confondere.
Le avance della ragazza si fecero violente. Le sue unghie riuscirono a rompere la stoffa nera della maglietta e graffiarono la carne facendo uscire dele gocce di sangue. Il suo peso e la sua foga fecero perdere l'equilibrio a Jiulius, che si lasciò cadere di lato, poggiandosi sull'angolo tra due pareti. Intanto cominciò anche lui a toccare il piccolo ma perfetto seno della sua amante; i suoi fianchi snelli, le sue gambe lisce e lunghe. Vertiginose.
Il fuoco sembrò avvampargli dentro e, dimentico del tutto di dove si trovasse, cominciò ad agevolare le movenze della sua partner, spogliandosi e lasciando cadere il soprabito e la maglietta per terra.
Rimasto a petto nudo, la ragazza si avvicinò alle ferite provocate e cominciò a passarci sopra la lingua, in una maniera estatica e perversa come solo la sua figura poteva fare.
Jiulius cominciò a godere, sprofondato in una sorta di orgasmo continuo. Poi il piacere divenne troppo acuto, la sua mente vacillò ed il razioicinio rimastoli cominciò a sgretolarsi nella morsa della carne e del sesso.
Forse urlò, forse più volte.
Vide un gruppo di ragazze entrare nei bagni, ma bastò il fulmineo voltarsi della sua compagna a farle uscire di corsa.
Poi tornò ad occuparsi del suo amante, facendolo volteggiare in un turbine di piacere che spense del tutto il suo cervello in una overdose di chimica corporale.
Tutto divenne un tifone di colori, dove il rosa imperava suglia altri toni accessi che lo abitavano. Perse la sua capacità di appartenenza, non seppe più chi era e dov'era. Niente aveva più importanza alcuna.
Poi si svegliò.
Era adagiato su di un cumulo di spazzatura, un misto di buste di plastica e di sporcizia gettata per il vicolo. Tutto il suo corpo era dolorante e, già dal primo tentativo, si accorse di non avere forza per alzarsi o per parlare.
Si sentiva svuotato in tutti i sensi.
Alzò lo sguardo non senza fatica per cercare qualche indicazione famigliare, ed i suoi occhi incontrarono i neon della insegna sopra la porta posteriore del locale "L'Inferno viola". Capì di essere stato cacciato fuori in malo modo dal disco-pub, ma non sapeva ricordare con chiarezza il perché fosse accaduto o perché si trovasse mezzo nudo al freddo di novembre.
Poi piano piano la memoria tornò, ricomponendo un puzzle incompleto che lasciava comunque molti punti oscuri.
Ma a Jiulius fu sufficiente per sorridere fra sé e sé.
Gli aveva trovati, dopo mesi di ricerca sapeva dove si radunavano. Sapeva dove sarebbe potuto diventare un armento fedele, uno schiavo servile e seducente per quei giovani mostri.
Prima o poi sarebbe passato di là anche un anziano, anche qualcuno di importante; e lui sarebbe stato pronto.
Trovando la forza nella sua volontà, Jiulius si alzò tenendosi ai cassonetti prima ed alle pareti poi, cercando zoppicante la via di uscita per il vicolo fumoso dove si trovava.
A pochi metri di distanza, sopra uno dei tetti di lamiera dei cantieri vicini al locale, due figure osservavano il lento avanzare dell'uomo.
Un nero dal fisico corpulento ed un abito di elegante disegno italiano rimaneva in piedi a braccia conserte a contemplare la scena, mentre la giovane ragazza dai capelli rosa se ne stava rannicchiata vicino alle sue gambe, poggiando il proprio peso sulle punte dei piedi e tenendo le braccia tra le ginocchia in un equilibro di gatto.
"Sapevo fosse un infiltrato della crociata, il nostro informatore ha detto il vero". Disse l'uomo con tono calmo e profondo.
"Sbagli Alfhus - rispose la donna con voce divertita - ora non è più una spia della crociata, ora è uno di noi .."
La luna, unica testimone in quella notte coperta dalle nubi, illuminò ancora per qualche ora l'oscura città degli angeli, prima di lasciare il posto all'ultimo giorno che Jiulius avrebbe mai avuto l'opportunità di vedere ... prima di passare dall'altra parte.

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