domenica, ottobre 28, 2007

Essere morto

La morte ha il potere di farti guardare la tua vita mostrandoti solo quello che è andato male, ciò che potevi realizzare e non hai fatto, quello che potevi avere, quello che potevi essere.
La fine della nostra vita coincide con la nascita di tutte quelle vite che non ci sono state date, che non abbiamo saputo afferrare. La nostra mente si potrae verso le infinite possibilità non colte, riempendo i nostri ultimi momenti di rimpianti del tutto inutili.
Nonostante questo non riesco comunque a trovare niente di più triste di una occasione non colta e che non potrà più ripetersi.
Ci sono cose che tutti vorremmo fare, come un viaggio intorno al mondo, una escursione subaquea, un volo in deltaplano, un salto con il paracadute. Cose che poi di norma nessuno fa mai, e probabilmente ambite proprio per questo.
La nostra mente è semplice, si muove per schemi infantili. Quando qualcosa di così enorme come la vita di un uomo si porta a conclusione, noi cerchiamo in tutti i modi di ridurla agli aspetti più semplici, così che il buon samaritano diventa un santo, ed il condannato a morte diventa un bastardo.
Non si pensa a cosa si è fatto, ma sempre a cosa si sarebbe voluto fare. Se chi muore era amato, lo si giudica in base alle sue convinzioni e volontà di fare; se chi muore era odiato, lo si giudica in base ai fatti ed alle azioni commesse.
Due pesi e due misure, anche nella morte.
La via di una persona si riduce alla cosa più orrenda che ha commesso, o alla sua aspirazione più nobile. Troppo complesso ricordare la vita di una persona nella sua interezza, ricordarlo per quello che era.
No, tutto muta. Nella nostra memoria quella persona deve prendere un ruolo, deve essere il migliore amico, l'amore della propria vita, il figlio mai avuto.
Non può essere semplicemente lui, non può essere semplicemente lei. Quello che siamo non è quello che facciamo, non è quello che pensiamo, non è come ci vedono gli altri, non è come ci vediamo noi stessi. Quello che siamo non è la somma di questi fattori, non è il risultato di un calcolo, non è una filosofia, non è un pezzo di carne; non è quello che possediamo, non è quello che potremmo ottenere.
Quello che siamo non è il ricordo che lasceremo da morti. Quello che siamo è di più.

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