domenica, dicembre 23, 2007

James Syrus

Quando sono nato, i miei genitori devono aver pensato di aver dato alla luce uno spettro, o un qualche spirito altrettanto nefasto.
Qualunque sia stata la loro reazione al mio aspetto, comunque, non deve essere stata nulla in confronto a quella dei loro compaesani, che non si sono fatti scrupoli a scacciarli dal villaggio, rei di portare un destino nefasto su tutti loro.
Non conosco i dettagli, ma deve essere stato nel bosco che mia madre e mio padre incontrarono il magus.
Si chiamava Julian ed era un Merinita. Lui riconobbe in me il sangue delle fate, e una energia latente che avrebbe potuto rendermi, un giorno, un magus come lui.
Non credo sia stato difficile ottenere la mia custodia. Non posso biasimare la mia famiglia per avermi abbandonato, probabilmente credevano che con l'ordine di Ermes la mia vita sarebbe stata migliore della loro.
Da quando ho ricordi, Julian è stato al mio fianco. Era il mio mentore, il mio custode, mio padre.
Nell'alleanza nella quale sono cresciuto, mi potevo sentire accettato.
Ai magus non importava nulla del mio aspetto, e i Merinita lo trovavano quasi un pregio, segno della mia discendenza fatata.
L'essere un apprendista Magus, poi, mi dava importanza sul volgo. Essi mi guardavano con amicizia e rispetto.
In quel periodo, ero certo che il destino sognato per me dai miei genitori si fosse avverato, e che davanti a me si stendeva soltanto un sentiero lastricato di gioia e successo.
Le cose cambiarono quando nell'alleanza giunse una carovana di nuovi ospiti, e conobbi Michelle.
Lei era stupenda; lunghi capelli biondi le incorniciavano un viso d'angelo. Il suo corpo era il simbolo stesso della giovinezza e della grazia.
Grazie alla sua intelligenza, i suoi incarichi avevano spesso a che fare con quelli dei magi. Ella aveva la delicatezza necessaria per riordinare i laboratori e l'intelligenza che occorreva per interagire con noi.
Tutto in lei mi attraeva, il suo buon cuore prima di ogni altra cosa.
Dopo solo pochi giorni, il nostro rapporto divenne sempre più intimo, fino a quando lo consumammo insieme, in un caldo giorno d'estate.
I magus non sono inclini agli innamoramenti. Difficilmente emozioni tanto umane riescono a penetrare nei loro pensieri. Fu per questso forse, che né mio padre né i suoi compagni erano stati in grado di prepararmi ai pericoli che un tale affetto comporta.
Ben presto l'intera mia anima fu travolta dalle emozioni e la mia mente perse la lucidità che fino a quel momento l'aveva contraddistinta.
La bellezza di Michelle non era indifferente a nessuno. Molto spesso dovevo ricordare ai suoi compaesani chi era il suo uomo. Troppo spesso per farlo ho dovuto ricorrere a minacce, nemmeno tanto velate.
Poco a poco, il tarlo della gelosia si instaurò dentro di me.
Allontanai da lei chiunque avvertivo come un rivale, per quanto assurdo fosse.
Macchinai alle sue spalle per sentirmi più sicuro, usando l'autorità del mio status, le mie capacità e perfino il denaro dell'alleanza.
Per me fu tremendo quando scoprì la mia amata insieme al mio maestro, in atteggiamenti per me intollerabili.
Solo ora, a dieci anni da quegli eventi, mi rendo conto che tutto ciò che io vedevo era frutto della mia fantasia, che nulla che c'era tra Michelle ed il mio maestro poteva essere frainteso in maniera tanto controrta.
Ma ormai non ero più in me stesso.
Quella fatidica notte, Michelle mi disse che non poteva più stare con me, che il mio atteggiamento era assurdo e che avremmo fatto meglio a separarci per un pò.
Il cuore mi si spezzò di colpo, lasciando una crepa nella quale l'odio si insinuò con la velocità di un serpente che attanaglia la preda.
Andai da Julian, gli dissi quello che pensavo, ma lui non comprese. Un magus è troppo lontano dalle emozioni che provavo in quel momento, il suo dono era forse la cosa alla quale un tempo anelavo, ma in quel momento lo trovai come una debolezza, un ostacolo verso la felicità.
Julian divenne tutto ciò che non volevo essere, divenne l'icona del mondo senza amore in cui Michelle mi aveva gettato.
Lo uccisi, e così uccisi il mio futuro.
Quando tornai in me, capì quello che avevo fatto, appresi quanto ero stato cieco in tutto quel tempo.
Ci fu una sorta di funerale. Qualche cosa che aveva a che fare con il mondo delle fate.
Molti magus mi esternarono la loro compassione, i profani mi tennero a distanza.
Presto sentii il bisogno di andare via, di lasciarmi alle spalle il mio delitto, il mi fato precluso ... e Michelle.
Per anni vagai da solo, lavorando per dei nobili, per delle gilde e per delle alleanze.
Il peccato che mi aveva reso fuggiasco divenne la mia vita. Divenni un assassino, un demone bianco che vaga nella notte, che finge di innamorarsi di ballerine e cantastorie, che uccide uo passato ogni volta che affonda la daga nella schiena delle sue vittime.

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