martedì, dicembre 18, 2007

EverSnow - Capitolo 1

Un pesante fiocco di neve colpì Luis sulla testa, costringendolo a sgrullarsi i capelli.
Passo dopo passo, aveva percorso intere miglia nella neve che copriva tutta la città, deciso ad affrontare il proprio destino.
Ovunque guardasse, un freddo bianco copriva tutto il visibile.
Intere costruzioni tramutate in grandi montagne innevate, antichi macchinari dalle forme più strane diventate sculture di ghiaccio, tanto aliene da essere oramai raccapriccianti.
Il freddo penetrava facilmente attraverso la ingombrante giacca di pelliccia di Luis, che strinse ancora più a sé la torcia di calore, l'unico strumento capace di tenere un uomo in vita nelle traversate esterne.
Guardando il cielo, azzurro e limpido nella sua glacialità, non si vedeva un'uccello, una qualunque animale alato. Non si sentiva un suono che non fosse quello del vento, il continuo ululare che risuonava tra i palazzi, nei vicoli, nelle orecchie. Un continuo urlo di paura e sofferenza.
In parte, Luis era lieto di essere solo.
Durante la lunga notte, sulla terra erano apparse creature pericolose. Grandi predatori che resistevano in qualche modo al freddo e che venivano dipinte sempre più assassine e crudeli nei racconti delle grotte.
Luis non temeva di incontrarle, ma anche se ne avesse avuto la sfortuna, confidava nella velocità delle sue gambe. Più volte la sua capacità di trattenere le energie per rilasciarle in un'unico momento gli era tornata utile; e più un nemico era grande, più facile era nascondersi alla sua vista.
Ciò che Luis temeva di più era altro. Era la natura divina che aveva costretto la sua gente a nascondersi nel sottosuolo; era il "soffio di Dio", che sarebbe sopraggiunto entro qualche ora.
Questo pensiero gli fece guardare l'orologio, preoccupato. Presto sarebbe dovuto ritornare sui suoi passi.
Si girò, contemplando la strada che fino a quel momento aveva percorso.
Il vento gli graffiava il viso, microscopiche fibre di vetro che la sabbia aveva formato volteggiando nell'aria, divenivano taglienti come rasoi, torturando la carne esposta.
Attraverso le spesse lenti dei suoi occhiali, Luis calcolò i tempi del tragitto. Ogni minuto sarebbe stato importante, e lui non aveva ancora trovato la prova che Jacob aveva richiesto.
Per un breve momento, il pensiero di tornare a casa a mani vuote attravesò la mente di Luis, ma lui lo scacciò con la stessa forza che riservava alle interperie.
Si costrinse a muoversi, ma non appena i suoi scarponi affondarono nuovamente nella neve, individuò quello che stava cercando.
Dietro ad una di quelle grosse forme di ghiaccio e metallo ordinate in fila indiana per centinaia di metri, una timida e piccola piantina dalle foglie roncinate faceva capolino dal terreno, incurante della morte che gli regnava intorno.
Si spinse fino ad essa e, con una cura quasi reverenziale, la esaminò.
Dalla neve fuoriuscivano quattro piccioli bipennati, dalla quale nascevano numerose piccole foglie. Il suo colore verde sembrava pulsare della vita che quell'essere rappresentava. Mai Luis aveva visto una pianta tanto da vicino, e nessuna di quelle osservate in precedenza aveva una forma tanto inusuale.
Pensò che non fosse commestibile, e che, tutto sommato, la decurtazione di una semplice foglia non avrebbe danneggiato il vegetale.
Staccò una di quelle più piccole e cominciò ad armeggiare con la zip della tasca per riporvi il reperto con attenzione.
Mentre gli spessi guanti impacciavano i suoi movimenti, un rumore roco lo fece voltare verso sinistra, allertando i sensi.

Lungo un sentiero formato dalle sculture in fila, un grande animale dal pelo bianco ruggiva al cielo, distante solo qualche decina di metri.
Le fauci aperte di quel mostro mettevano a nudo le sue zanne e la sua mole superava di gran lunga quella di qualunque uomo si fosse mai visto.
Per qualche momento, Luis rimase fermo sulle sue ginocchia.
Il suo sguardo corse in tutte le direzioni, in cerca di una via di fuga, di un nascondiglio sicuro.
Davanti a lui, a pochi passi nella neve, un vicolo sembrava abbastanza stretto da offrire un certo rifugio.
Guardò nuovamente l'animale. Questo non sembrava averlo visto. Luis ricordò di aver letto che molte bestie erano attrate dal movimento, ma non sapeva se questa era una di quelle.
La belva emise uno sbuffo, poggiò le zampe anteriori sul terreno ed annusò l'aria.
Decise che era il momento di agire.
Con tutta la forza che aveva nelle gambe si alzò dal terra e cominciò a correre verso il vicolo.
Udì il ruggito della bestia coprire il rumore del vento e penetrare attraverso il cappuccio ed il passamontagna, intimandolo a fermarsi.
Luis continuò a correre, ogni passo che si staccava dalla neve richiedeva uno sforzo sovraumano, sembrava come se mille mani cercassero di trattenerlo, di rallentarlo.
Si girò, e vide che il grosso animale lo stava inseguendo. I suoi movimenti avevano il potere di farlo apparire leggero ed agile nonostante la sua stazza. Il freddo ed il ghiaccio dovevano essere il suo ambiente naturale.
Luis raggiunse il vicolo e scoprì che il suo interno era leggermente più asciutto, questo gli consentì di prendere velocità.
La bocca gli si era seccata ed il respiro cominciò a mancargli. Era difficile riprendere fiato attraverso la stoffa che copriva la sua bocca.
Un piede incontrò uno strato scivoloso e egli cadde per terra goffamente, sbattendo il fondoschiena. Alzando lo sguardo vide il mostro corrergli incontro, gridando la propria sfida.
Cercando di alzarsi, Luis vide che all'altezza del terreno, incassata nella costruzione sulla sinistra, vi era una feritoia abbastanza grande da entravi.
Superando l'impaccio che il suo equipaggiamento portava, cominciò a rotolarsi su sé stesso, riuscendo ad entrare nella feritoia appena in tempo, prima che la zampa artigliata del predatore colpì l'asfalto dove prima vi era la sua testa.
Il corpo di Luis ruppe delle travi di legno marcio e cadde sul pavimento di una stanza di pietra.
L'urto era stato violento e la spalla cominciò a fargli male. Nonostante questo, cercò di mettersi in piedi ed allontanandosi dall'apertura dalla quale era entrato, vide la bestia ringhiando di rabbia all'esterno.
Un lungo arto coperto di pelo bianco colpì l'aria attraverso la fenestrella, smuovendo la polvere e lasciando entrare il nevischio.
Luis si guardò intorno e prese un grosso pezzo di legno, con il quale colpì a distanza la zampa del mostro. Questo bastò a farlo ritirare, e, dopo altri due tentativi respinti a dovere, l'animale sembrò desistere e cominciò ad allontanarsi.
Luis si appoggiò ad una parete e si lasciò scivolare fino a terra, stringendo la spalla dolorante.
Il pericolo sembrava passato, ma ci sarebbe voluto del tempo prima di poter uscire senza il pericolo di nuovi brutti incontri.
Luis tirò fuori l'orologio, guardandolo ancora una volta, preoccupato.

>> Continua ... (Mi sa di no)

1 commento:

Karoo ha detto...

E invece mi sa che non continua :P