venerdì, aprile 10, 2009

La mia piccola Mimi

Mi ricordo quando era piccola come il mio pugno. La madre la allattava
dentro il bagno dove è cresciuta, dove ha aperto quei grandi occhi verdi di quello
smeraldo che solo un felino può avere.
Mimi sempre di corsa. Non si riusciva ad avvicinarsi che correva via, timida
e paurosa, anche dopo otto anni di vita insieme.
Non voleva mai uscire; ci abbiamo provato ma niente. Era una gatta agorafobica ma
tanto la madre usciva per entrambi.
Ricordo quando le trovavo ambedue a fissarsi perfettamente immobili, per poi scattare in
brevi litigi nati per motivi oscuri che noi umani non potremo mai capire.
La Mimi che si era innamorata di Alessia, chissà per qual motivo. Ogni volta che veniva
a trovarmi lei di soppiatto entrava in cameria mia, ad attirare l'attenzione con quel
suo breve miagolio. Ferma ed eretta a sollevar le zampe, prima una e poi l'altra.
Mimi la gatta dalle fusa rumorose.
Domani la seppellirò in giardino, dove riposa principessa ed il cucciolo al quale non
ho potuto nemmeno dare un nome. La piccola Mimi del quale conserverò la cicatrice
che mi fece quando dovetti tagliarli le unghie, la paurosa Mimi, la solitaria che cercava di
intrufolarsi nella mia stanza, seguendo le orme adulte della madre, ma che scoperta
si lanciava nei suoi fugoni.
Può sembrar poco, ma non lo è affatto.

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