mercoledì, aprile 02, 2008

05:15

Durante le ultime ore della notte, mentre Lucia gli dormiva accanto avvolta nella pace dei suoi sogni, Marco si svegliò di colpo, sbarrando gli occhi.
Era la terza notte che gli succedeva. Ogni volta esattamente alle cinque e un quarto del mattino, ed ogni volta rimaneva immobile, incapace di muoversi, paralizzato da quella stessa forza ignota che lo costringeva a destarsi di sorpresa.
La pupilla raggiunse la coda dell'occhio ma il buio non gli permise di vedere la sveglia, per confermare l'ora.
Avrebbe voluto chiuderli, quegli gli occhi; e girarsi da un lato, ma non poteva. Voleva con tutte le sue forze ignorare quell'evento e tornare a dormire, ma era impotente di fronte al suo stesso corpo che inesorabile s'irrigidiva, rifiutava la sua volontà isolando la sua mente.
Si concentrò allora sul respiro.
L'aria entrava ed usciva dai suoi polmoni e lui poteva sentirla penetrare nella sua bocca, scivolare giù per la gola attraverso la laringe e la trachea ed alimentare il suo sangue.
L'unico rumore che udiva era il battito pacifico del suo cuore.
Ogni contrazione lo riempiva di sangue, emettendo un suono cupo. Ad ogni tono breve immaginava le sue valvole chiudersi, il suo sangue cambiare, il cuore purgarsi.
Tum tum, Tum tum.
Lo faceva sentire sporco, pieno di scorie.
Riuscì a muovere un dito, l'anulare sinistro, quello con l'anello.
Era riuscito a contrarlo per un'attimo, ma ora non si muoveva più.
Aveva freddo, di un freddo osseo che il suo pesante vestito non riusciva ad attenuare. Il freddo di un'autunno interiore che da tre notti o forse più l'accompagnava.
Era ora di alzarsi, era passato del tempo. Forse un'ora, forse meno, ma proprio non ci riusciva.
Sentiva ora i suoi muscoli rilassarsi nuovamente. Il suo cuore faceva meno rumore. Dopo poco non l'udì più.
Smise di pensare al suo respiro. Riuscì a chiudere gli occhi. Si rimise a dormire un sonno senza sogni.
Più in alto, una pioggia violenta batteva sopra di lui.
L'acqua si confondeva con le lacrime sul viso di Lucia, mentre poggiava il suo fiore notturno sulla tomba del marito.
La donna guardò l'orologio da polso che lui le aveva regalato anni prima.
le cinque e quarantacinque.
Mezz'ora dopo l'ora del suo incidente.
Lucia si alzò con fatica dal fango alla base della lapide ed accarezzò con dolcezza quel freddo pezzo di marmo nero.
"Buonanotte amore mio" disse. Poi, si allontanò senza fretta.

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