martedì, aprile 01, 2008

Aspettare

Quant'è che non scrivo ?
Un mese ? Di più ?
Mi sembra un anno fa ..

Non scrivevo perché avevo da fare, perché non ne avevo voglia. E non è che non avessi cose da scrivere, anzi quando le cose non le scrivo mi continuano a rimanere in testa, rimbalzano tra un'orecchio e l'altro creando echi che risuonano ancora dopo molto tempo, perdendo il loro senso originale e divenendo solo un grosso ed assordande rumore, inciso nel cervello.
Ora quel rumore si è affievolito, non so perché, ma sento meno urla e riesco anche a pensare un pò, pensare a quello che scrivo, anche se non sembra ..

Non mi va di parlare del quotidiano. Lo vivo già abbastanza e quindi ora lo dimentico.
Non mi va di parlare di cronaca, non mi va di sparlare degli altri .. semplicemente, non mi va.

Ma so che ora su MTV stanno dando un vecchio pezzo dei Nirvana, ed ascoltarli mi da sempre un senso di pace, di grazia. Un natale fragile e breve ma che racchiude il senso di una vita.
Vedere Cobain mi fa un certo effetto.
Pensare la fine che ha fatto ... quando lo guardo negli occhi non riesco a pensare ad altro.
Possibile che una morte violenta possa confinare anche una vita grande come la sua in un unico singolo episodio ?
Se mi suicidassi, per tutti sarei soltanto un suicida. Non sarei nient'altro.
Perfino i miei genitori non potrebbero non pensare sempre e solo alla mia fine quando rievocherebbero i ricordi della mia infanzia.
Forse esagero, mi sento fatalista.
A volte, mentre sono in macchina o in moto, mi vengono in mente scene di funerali.
Penso a me che leggo il mio ellogio funebre, a volte di un'amico, a volte di un parente, a volte di me stesso.
Sono sempre elogi molto belli, mai banali. Cerco di rifiutare qualsiasi banalità.
Questo è tipico della mia generazione, quello di cercare di dinstinguersi, di trovare un piacere particolare nell'originalità.
Non credo sia una cosa comune a tutte le epoche.
Una volta si cercava di seguire le orme dei propri predecessori. C'era un tempo in cui le tradizioni erano qualcosa da seguire e non un sentiero già esplorato dal quale difendersi.
E' difficile sfuggire a questa meccanica.
Se ora qualcuno di voi dicesse di non essere così. quel sottile piacere che proverebbe nel dirlo confermerebbe la voglia di differenziarsi.
La capacità di essere sinceri con sé stessi ... difficile da raggiungere, forse anche impossibile.
Nel mio infinito egocentrismo sono convinto di essere una persona che vale la pena di conoscere, ma se questo disturbo non me lo prendo io chi altro dovrebbe accollarselo ?

Non scrivere qui dentro è stato come prendere una pausa da me stesso, dal mio ruolo, dal mio ego.
E' stato come digiunare, privarsi di qualcosa di vitale per tornare a nutrirsi con rinnovato vigore.
Ma quello che sento adesso è tutto tranne che vigore.
Sono spinto dalla teatralità della mia persona. Mi comporto troppo spesso come se fossi parte di un grande fratello cosmico, protagonista di un serial nato per intrattenere più che per significare alqunché.

Voglio un sacco di cose, voglio possedere.
Voglio avere, avere, avere. Dovrei smetterla, ma non ho il tempo per cercare grandi obiettivi.
Manca il tempo adesso, ma è una cosa temporanea.
Non sono preoccupato del mio tempo generale .. sto vivendo un periodo di attesa, fermo ad una fermata ad aspettare il naturale susseguirsi degli eventi che mi porteranno a ciò che voglio.

Ed io odio aspettare.

3 commenti:

Morello ha detto...

Mi ha colpito quando dici che spesso immagini il funerale tuo,di un amico,di un parente,perchè capita anche a me.Più spesso mi capita di chiedermi cosa accadrebbe se morissi ora,cerco di immaginarmi le faccie tristi al funerale,poi che tipo di funerale,visto che sono ateo.Poi divago e penso se potessi ancora vedere le cose,come un fantasma,e lì scatta la mia curiosità di impicciarmi degli altri senza che lo sappiano.
La cosa che desidererei maggiormente è poter sapere come sarà la vita anche decenni dopo la mia morte.
E ti premetto che io sono contro il suicidio per quanto riguarda la mia persona.Per me attualmente non esiste proprio come opzione e non è mai esistita nemmeno nei periodi più bui della mia vita.Però immaginare la morte,forse significa un cercare di fare un sunto della propria vita,e capire anche meglio noi stessi e le nostre priorità.
Per quanto riguarda l'aspettare,bè secondo me ci sono vari modi di aspettare.Un'aspettare passivo,direi quasi rassegnato,ed un aspettare sereno,che accetta ciò che gli dona la vita,ma che attivamente sa anche cercare ed ottenere ciò che vuole.Fondamentalmente è una differenza di attitudine mentale secondo me.
Spero per te,che questo sia un momento sereno e non rassegnato.
Mi sembra la prima ipotesi e ne sono felice.
Non so che ho scritto,un garbuglio incomprensibile....se è così cancella....

Karoo ha detto...

Mi spiace ma penso di essere più vicino alla prima ipotesi.
Il mio discorso così come il tuo per fortuna non ha nulla a che vedere con il suicidio, che come saprai meglio di me è più vicino ad una malattia mentale che non ad una scelta cosciente di chi lo compie.
C'è stato un periodo, quando ero in terzo liceo, che anche se non mi passava nemmeno nell'anticamera del cervello di suicidarmi, sentivo di poter capire un suicida, e non era una cosa bella ..

Anonimo ha detto...

funerali e tempo hanno un asse che li congiunge, distinguersi da cosa? da noi stessi? aspettare, usare il tempo, distinguersi......dal nostro tempo?, forse vuoi il tuo tempo, meglio rivuoi il tuo tempo!, lo rivuoi aspettandolo.
eppure questo tempo lo vedo immobile, vedo un tempo in attesa, che aspetta, che annulla ogni distinguo, dove tutte le differenze si riconoscono in un tempo omologato, poi....... un'accelerazione, un emozione, un riconoscersi, così come quando si percepisce che ci sei, che ci sei stato.
è un lungo tema che necessita di tempo!..............
glp