Se poi l’incidente di cui si parla riguarda un motociclista, ecco che nei commenti della gente comune traspare anche, più o meno esplicitamente, il fatto che tutto sommato quel tipo se la fosse pure cercata, visto che andava in giro su un mezzo così pericoloso.
Molti la pensano in questo modo. I fatalisti arrivano addirittura a fregarsene delle regole, delle cinture di sicurezza, degli airbag, dell’ABS, delle gomme lisce e sgonfie e di tutte le altre amenità del genere, perché nessuna di esse può avere alcun effetto nell’evitare la decisione divina.
Non è un caso che la parola “incidente” sia così definita dai dizionari:
- “fatto che viene improvvisamente a interrompere il corso, il procedere regolare di
un'azione; comunemente il termine è usato per indicare infortunio, disgrazia, sinistro”
- “avvenimento inatteso che turba il corso di eventi previsti; infortunio, sciagura”
- “fatto che viene improvvisamente a interrompere il corso, il procedere regolare di
un'azione; comunemente il termine è usato per indicare infortunio, disgrazia, sinistro”
- “avvenimento inatteso che turba il corso di eventi previsti; infortunio, sciagura”
Quindi un evento sostanzialmente imprevedibile, una sorta di fulmine a ciel sereno che piomba sulla normalità, interrompendone il corso.
Ma di solito un incidente è tutt’altro che imprevedibile, perché in realtà esso non è altro che la conseguenza di una catena di errori commessi da tutte le parti coinvolte, ivi compresa quella che secondo il Codice della strada avrebbe ragione.
Il fato e la sfortuna all’atto pratico non esistono, perché la stragrande maggioranza degli incidenti non dipende da loro. Sfortuna potrebbe essere un ponte che crolla mentre lo si percorre, o un aereo che cade sulla propria testa, o un ictus alla guida: eventi unici, più che
rari. Tutto il resto è solo il frutto d’impreparazione, imprudenza o disattenzione di tutte le parti coinvolte in un incidente.
L’uso della parola “incidente” è dunque fuorviante; da qui in poi eviterò quindi di usarla e adotterò al suo posto il termine “collisione”. E proprio di questo si tratta, di un contatto violento tra un veicolo e un’altra cosa, che può essere un altro veicolo, un oggetto fisso (un ostacolo, la strada) o una persona: non più un fatto accidentale e imprevedibile, ma il risultato
di errori evitabili."
Il testo completo è scaricabile gratuitamente qui:
http://www.visionzero.org/blog/arte-della-sicurezza-in-moto/
Ma di solito un incidente è tutt’altro che imprevedibile, perché in realtà esso non è altro che la conseguenza di una catena di errori commessi da tutte le parti coinvolte, ivi compresa quella che secondo il Codice della strada avrebbe ragione.
Il fato e la sfortuna all’atto pratico non esistono, perché la stragrande maggioranza degli incidenti non dipende da loro. Sfortuna potrebbe essere un ponte che crolla mentre lo si percorre, o un aereo che cade sulla propria testa, o un ictus alla guida: eventi unici, più che
rari. Tutto il resto è solo il frutto d’impreparazione, imprudenza o disattenzione di tutte le parti coinvolte in un incidente.
L’uso della parola “incidente” è dunque fuorviante; da qui in poi eviterò quindi di usarla e adotterò al suo posto il termine “collisione”. E proprio di questo si tratta, di un contatto violento tra un veicolo e un’altra cosa, che può essere un altro veicolo, un oggetto fisso (un ostacolo, la strada) o una persona: non più un fatto accidentale e imprevedibile, ma il risultato
di errori evitabili."
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