giovedì, marzo 18, 2010

L'arte della sicurezza in moto

"Quando accade un incidente mortale, si dice spesso che si è trattato di una fatalità, lasciando così intendere che il fatto che quella persona dovesse morire in quel momento e in quel luogo fosse inevitabile, perché scritto da qualche parte nell’imperscrutabile disegno divino.
Se poi l’incidente di cui si parla riguarda un motociclista, ecco che nei commenti della gente comune traspare anche, più o meno esplicitamente, il fatto che tutto sommato quel tipo se la fosse pure cercata, visto che andava in giro su un mezzo così pericoloso.
Molti la pensano in questo modo. I fatalisti arrivano addirittura a fregarsene delle regole, delle cinture di sicurezza, degli airbag, dell’ABS, delle gomme lisce e sgonfie e di tutte le altre amenità del genere, perché nessuna di esse può avere alcun effetto nell’evitare la decisione divina.

Non è un caso che la parola “incidente” sia così definita dai dizionari:
- “fatto che viene improvvisamente a interrompere il corso, il procedere regolare di
un'azione; comunemente il termine è usato per indicare infortunio, disgrazia, sinistro”
- “avvenimento inatteso che turba il corso di eventi previsti; infortunio, sciagura”

Quindi un evento sostanzialmente imprevedibile, una sorta di fulmine a ciel sereno che piomba sulla normalità, interrompendone il corso.
Ma di solito un incidente è tutt’altro che imprevedibile, perché in realtà esso
non è altro che la conseguenza di una catena di errori commessi da tutte le parti coinvolte, ivi compresa quella che secondo il Codice della strada avrebbe ragione.
Il fato e la sfortuna all’atto pratico non esistono, perché la stragrande maggioranza degli incidenti non dipende da loro. Sfortuna potrebbe essere un ponte che crolla mentre lo si percorre, o un aereo che cade sulla propria testa, o un ictus alla guida: eventi unici, più che
rari. Tutto il resto è solo il frutto d’impreparazione, imprudenza o disattenzione di tutte le parti coinvolte in un incidente.
L’uso della parola “incidente” è dunque fuorviante; da qui in poi eviterò quindi di usarla e adotterò al suo posto il termine “collisione”. E proprio di questo si tratta, di un contatto violento tra un veicolo e un’altra cosa, che può essere un altro veicolo, un oggetto fisso (un ostacolo, la strada) o una persona: non più un fatto accidentale e imprevedibile, ma il risultato
di errori evitabili.
"

Il testo completo è scaricabile gratuitamente qui:
http://www.visionzero.org/blog/arte-della-sicurezza-in-moto/

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