mercoledì, ottobre 20, 2010

Ricordi lontani


Ieri sono dovuto andare ad un appuntamento di fronte al mio vecchio liceo.
Una volta parcheggiato, mi sono soffermato ad osservare le rosse cornici delle finestre, i corridoi nei quali trascorrevo le ore di buco, il cortile che frequentavo a ricreazione.
Non sono mai stato famoso per la mia memoria. Anzi, la facilità con la quale mi dimentico le cose è divenuta proverbiale tra la mia compagnia, ma devo dire che ogni reminiscenza risalente ai tempi della scuola mi giungeva lontana, quasi impalpabile alla mia mente.
Ricordavo degli eventi, delle situazioni ed anche dei pensieri, ma nessun odore, suono, emozione.
Era come osservare i ricordi di un altra persona attraverso uno schermo.
La vita di un parente, o di un amico che ricordi con affetto, ma non la propria.
Sentivo così poco contatto con il me stesso di quel tempo. Eppure è passato così poco da quando mi preoccupavo della prossima interrogazione, o del compito in classe.
Solo pochi anni sono bastati a sbiadire una intera vita precedente.
Penso con il sorriso ai miei problemi del tempo, ma senza deriderli. Ogni quotidianità ha i suoi scogli e le sue preoccupazioni, forse oggettivamente inferiori a quelli di altri, ma non per questo di poco valore.
E' curioso come senta più presenti i primi e gli ultimi giorni che ho passato in quell'edificio, lasciando nel mezzo una serie di episodi indefiniti, in ordine sparso e confusionario.
Tante volte mi vien da pensare a cosa potrei dire al me stesso di ieri, per poter rendere più sereno il mio presente. E' un pensiero divertente ma a volte frustrante.
Credo che quasi nessun insegnamento veramente importante possa essere tramandato senza l'esperienza.
Tutto quello che si può fare è prepararsi, abituarsi per tempo, ma nulla ci mette in condizione di comprendere l'ignoto prima di confrontarsi con esso.
A questo proposito, ho trovato maggiormente utile l'accettazione rispetto alla comprensione.
Accettare che non siamo in grado di comprendere è il primo gradino per la conoscenza.
Fin da adolescente osservai che il mondo nel quale mi muovevo, il mare nel quale nuotavo, era del tutto differente da quello degli adulti, da quello dettato da differenti culture e condizioni sociali.
Solo ora che ho "Passato" alcuni di questi "Cambi di stato", però, mi rendo conto di quanto effettivamente lontani sono gli universi che ci contraddistinguono.
Mi chiedo se un giorno avrò la capacità di superare questo gap per comunicare con coloro ai quali tengo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

è UN PIACERE VOLERTI BENE.
BACI
PAP