lunedì, novembre 08, 2010

Delurabbia

Quello che provo al momento è un senso di delusione misto a rabbia. Rabbia di non poter cambiare ciò che mi sta intorno senza distruggere quello che sono ora.
L'idea che, una volta operato lo sfacelo, se le cose non miglioreranno, o anzi peggioreranno, a quel punto sarà anche colpa mia.
Non mi sento sotto pressione, non ho responsabilità per quanto succede. Questa è la naturale destinazione di un treno partito molto tempo fa. Un treno con pendolari che devono scendere su binari differenti.
Che ne so, sarà questa carrellata di tutta la serie di Rocky che stanno dando da due mesi a questa parte, ma mi sento proprio come un pugile suonato.
Un atleta che non ha niente da dimostrare a nessuno, non più, e che se si rialza lo fa solo per sé stesso, e non per lo spettacolo, o per l'onore, o per quegli alti ideali.
Come un moderno e borghese barbone che stanco si accascia su una panchina, sfogliando i giornali lasciati per terra, mi siedo su una scomoda sedia di legno, digitando parole a caso su internet.
La rabbia si sopporta. Raggiunge un apice e poi scema. Ma la delusione no, quella permane, si insinua nelle ossa come un freddo siberiano, che non ti lascia più nemmeno dopo anni.
La delusione è l'intuitiva percezione di aver perso la fiducia, ti fa sentire solo, incompreso ma non confuso.
Anzi, di norma schiarisce le idee.
Alla delusione segue la comprensione e poi l'accettazione. L'accettazione che il mondo è diverso da come lo vedevi.
Più a lungo si trascina questo limbo di idee, più si soffre.
Quello che è difficile mandare giù, è che non si vuole soffrire. Ogni attimo di tristezza è un ulteriore riprova della propria stupidità pregressa.
La potrei chiamare delurabbia, soprassedendo ad un mio scarso vocabolario emotivo.
La delurabbia è una viscida lumaca, di un colore smorto, indefinito, che striscia sulla tua gamba con lentezza, portandosi via molto del tuo entusiasmo.
la delurabbia fa schifo, è un inutile bagaglio dimenticato nell'angolo della stanza che non si ha voglia di disfare.
Ma passerà anche questa, e riderò di queste parole.
Così procede.

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