martedì, aprile 06, 2010

Disfattismo

Ed alla fine eccoci di nuovo qui. Hanno distrutto il mio posto di lavoro, o meglio, la mia voglia di lavorare.
Quando mi sveglio la mattina e mi reco in ufficio, cerco sempre un motivo felice per farlo.
Se non felice, simpatico. Se non simpatico, passabile.
Andare a lavoro soltanto per rimanerci il tempo necessario affinché sul mio conto venga depositato lo stipendio non è roba per me. Mi fa sentire uno schiavo più di quanto non so già di essere.
Se non schiavo, sfruttato. Se non sfruttato, inutile.
Anche questa volta, neppure troppo lentamente, hanno minato le fondamenta dell'impiego, rendendolo asservito oltre la decenza. Oltre quanto sia disposto ad accettare.
E quindi eccomi qua, che passo la giornata aspettando che suoni la campanella, come quando a scuola aspettavo la fine di una qualche materia noiosa che non sopportavo.
Questo non si chiama lavorare, si chiama passare il tempo.
Accade quando non ti importa più che il lavoro sia fatto bene, perché non importa più a nessuno.
Accade quando scopri che la tua professionalità o il tuo impegno valgono quanto una telefonata alla quale non hai risposto.
così accade che pensi "Chi se ne frega" e cominci a vegetare.
In compenso, cominci anche a pensare "al dopo" ed a cosa fare una volta fuori di qui. Perché fuori di qui di sicuro ci vai, quindi conviene essere preparati.
Una idea la ho, ma per ora la tengo per me ...

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