



Brian e Aronne entrarono nell’ascensore dalle imbottiture rosse dell’hotel Josephin, sperando che qualcuno premesse il tasto del piano desiderato.
Negli ostelli o in quegli alberghetti ad ore a Sud di Boston è relativamente facile arrivare alle scale senza essere costretti ad attraversare delle porte, ma il Josephin era un posto di lusso, uno di quelli da ottocento dollari a notte, e lì le scale erano sempre chiuse e raramente utilizzate.
Brian non si era ancora abituato alla cosiddetta “Dipendenza architettonica”. Attendere in piedi accanto alla pulsantiera senza premere nulla lo faceva sentire ridicolo. Aronne, dal canto suo, era perfettamente a suo agio nel suo completo italiano rosso a strisce nere, tanto da apparire parte dell’ambiente.
Brian osservò il collega. I suoi abiti non dovevano essere particolarmente costosi, ma la sua pelle nera, la testa rasata ed il suo fisico alto ed asciutto, in forma per un’uomo di mezza età, facevano risaltare ogni piega di quel tessuto luccicante. Il suo aspetto avrebbe potuto essere quello di un manager o di uno stilista, ma bastava la presenza di Brian e del suo spolverino marrone a riequilibrare i toni del duo.
Finalmente entrò una cameriera orientale che premette il tasto giusto e l’ascensore cominciò lentamente a salire.
Mentre i tasti si illuminavano uno ad uno segnalando il trascorrere dei piani, il nervosismo dentro Brian cresceva.
Non era la sua prima azione, non era certo un pivello, tuttavia la tensione è qualcosa al quale non ti abitui mai veramente. Ti attanaglia ai fianchi, ti porta a muovere convulsamente le dita, le gambe;
a volte spinge a dire cose futili, e Brian si trovò presto a sottolineare ciò che era ovvio:
“Il bastardo dovrebbe stare alla 333. Non riesce a lasciarsi alle spalle quel fottuto numero” disse con fare distratto.
“Ognuno ha le sue fissazioni – ribatté con calma Aronne, - Sicuramente il numero
“Sai che non mi interessano queste filosofie. Questo bastardo ha già fatto quattro vittime e questa volta stai pur certo che non me lo lascio scappare”.
Le porte si aprirono e la cameriera fece due passi indietro costringendo Brian ad appiattirsi in un’angolo per non essere toccato.
Una volta uscita, i due colleghi si diressero con decisione a destra, prestando attenzione con lo sguardo ai numeri delle stanze in veloce crescita. Arrivati davanti alla 333, entrambi tirarono fuori dalla fondina le pistole, controllando i proiettili al loro interno.
“Io sono a posto. Appena entriamo ci dividiamo, il primo che lo avvista spara”.
“Tranquillo, come fatto” Rispose Brian e con uno sguardo deciso attraversò la porta di ingresso.
Aronne si mosse verso il bagno e la stanza da letto, Brian si diresse rapidamente verso la sala principale, l’arma ben salda in pugno.
In piedi a guardare dalla finestra la strada sul quale si affacciava la stanza c’era il legittimo inquilino dell’Hotel, un’uomo alto e magro, appena vestito, con una tazza di caffè caldo in mano.
Brian puntò su di lui la pistola, per poi scorrerla su tutto l’ambiente, cercando l’anomalia, la faccia bianca e traslucida del suo nemico.
Il suono assordante dell’arma di Aronne riempì l’aria. Brian si girò di scatto nella direzione dello sparo ed un’ombra luminosa attraversò l’uscio della sala, dirigendosi verso il piccolo e stretto corridoio interno attraversando la porta d’ingresso.. Brian si gettò nell’inseguimento.
Il “perduto” correva in maniera sbilenca ma veloce. La sua postura era decisamente animalesca: Le braccia ciondolanti davanti al busto ricurvo, le gambe storte che arrancavano nella speranza di correre più veloce, la testa che non la smetteva di girarsi a cercare una via d’uscita, nonostante un solo sguardo bastava chiaramente a mostrarne l’assenza.
Brian si fermò a puntare la pistola e sparò. Il colpo ferì l’essere alla gamba destra facendo ruzzolare la sua forma umanoide sul pavimento.
Rallentando, Brian lo raggiunse continuando a mirare alla sua testa.
L’essere era di sesso maschile. La sua mascella era esageratamente ingrandita per via dei denti aguzzi, troppo lunghi per rientrare nella bocca. I suoi occhi sgranati roteavano all’impazzata dando al mostro un’espressione impaurita e confusa.
Aronne giunse proprio quando Brian premette il grilletto. Il proiettile fantasma penetrò nel cranio della creatura. Tutta il corridoio si riempì delle urla stridule di dolore del mostro, che contorcendosi convulsamente sembrava quasi combattere contro il dolore della ferità mortale.
“Odio quando fanno così” Commentò Brian.
“Ce ne vuole un’altra” Concluse Aronne. Brian mirò nuovamente alla testa e premette il grilletto. Un secondo colpo attraversò l’occhio sinistro del fantasma, andando a depositarsi nel cervello, ancora ben visibile nel corpo traslucido dell’essere.
Le grida cessarono di colpo.
“E’ assurdo quanto siano attaccati a questo mondo. Nemmeno le pallottole sembrano servire più”.
“Non pensarci. Sono solo rari casi isolati, di solito una è più che sufficiente”. Aronne rinfoderò la sua arma seguito da Brian, poi entrambi cominciarono a dirigersi verso l’ascensore.
Una voce alle loro spalle lì fece girare entrambi di scatto. Il cadavere stava parlando.
“Un Turish !!”. Aronne si lanciò verso il corpo disteso sul terreno con velocità felina, scivolando sul pavimento con le ginocchia per raggiungerlo già chinato su suo volto, per sentire meglio.
“Sta parlando, sta parlando!” Disse eccitato, più a sé stesso che al proprio collega.
“Ancora con questa storia, dicono cose senza senso, sono soltanto dei residui”. Brian venne zittito con un forte “ssshh” del suo compagno.
La creatura balbettava, sussurrava …
La volontà di concepire delle parole di senso compiuto si scontrava con la morfologia della sua mascella sproporzionata. Nell’agonia, l’ultimo messaggio del mostro faticava ad uscire a causa della sua stessa natura.
“Notte ..” Pronunciò.
“Notte! Ha detto ‘Notte’!” Ripeté Aronne.
“Arriverà di notte. Giungerà nel cuore delle anime, le strapperà dal loro petto …”.
“Sembra una filastrocca” Osservò Brian. Il suo interesse per la cosa era decisamente scarso, ma l’orecchio era comunque teso ad ascoltare le parole profetiche del moribondo.
“Arthut! Arthut! Arthut! ARTHUT !!!!!”
Il fantasma si dissolse d’improvviso, disperdendo la sua essenza nell’aria. Al suo posto, il pavimento lucido dell’Hotel sembrava non aver mai ospitato una simile mostruosità.
Aronne si rialzò con lentezza, lo sguardo corrucciato ad indagare su ciò che aveva sentito.
“Contento ora ?” Chiese Brian sardonico.
“Sembrava un Turish di cattivo presaggio. Un contatto nefasto”.
“Perché ti ostini a credere in queste cose ? Tutte le volte che uno di quei cosi ha parlato è stato sempre e solo per dire scempiaggini”.
“Il Turish non è una scempiaggine. Quando un’anima muore per la seconda volta entra in contatto con il divino. Lui entra nel suo mondo dove il tempo non esiste ed il passato, il presente ed il futuro si fondono. Le sue parole divengono profezia”.
Brian rinunciò a ribattere un argomento che aveva già affrontato molte volte. Il suo collega era di diversa opinione e di norma simili discorsi finivano con una paternale da parte del nero.
“Come vuoi” Si limitò a dire.
Alla fine, entrambi tornarono all’ascensore, aspettando che qualche cameriera ritornasse al pian terreno, mentre dalla stanza 333 usciva l’uomo con il caffè in mano a prendere il giornale poggiato davanti alla porta.
Continua (Forse) ...
Il cucciolo in casa dei due ragazzi |
UN ANNO DOPO - La nostalgia per Christian era troppo grande e nel 1972, un anno dopo la separazione, Rendall e Bourke partirono per il Kenya per rivedere il loro ex cucciolo: l'ambientalista Adamson fece notare ai due australiani che Christian non era più il piccolo animale di una volta, ma era diventato un feroce e selvatico leone che aveva passato l'ultimo anno completamente libero. Tuttavia Rendall e Bourke non si fecero intimorire dalle parole dell'ambientalista e, una volta entrati nella riserva naturale, si misero alla ricerca di Christian. Come mostra chiaramente il filmato i due australiani non si erano sbagliati: appena li vide il leone, proprio come faceva quando era un cucciolo, mostrò tutta la sua felicità e cominciò a giocare con i due ex padroni.
Francesco Tortora
Navigando come sempre in cerca di tutta un'altra cosa, mi sono imbattuto in questo testo molto semplice e stringato che dice le cose esattamente come le direi io, quindi la butto in mezzo e mi risparmio di battere i tasti :P
"Quindi?
Scandalizzati? Deve esistere la libertà di espressione e di parola? Okey, quindi andate pure nel Vaticano con una maglietta che rappresenta il Papa in “attività sessuali”.
Vediamo fino a quanto la libertà di espressione deve esistere anche quando c’è l’offesa.
Voi non vedete l’offesa? Quindi? Perchè voi non vedete l’offesa questa non deve esistere neanche per gli altri?
Ecco, con queste domande e spiegazioni metto qui il mio pensiero che vuole condividere con voi cosa è realmente successo:
YouTube è stato censurato perchè non voleva rimuovere un Video che he si prendeva gioco del sovrano della Thailandia con immagini femminili e da pagliaccio. Inoltre, pare che con i piedi cammini sulla faccia del Re.
L’offesa in se è grave. La testa è la parte più importante della persona, mentre i piedi sono la parte più “cattiva”. Mettere i piedi in faccia è un’offesa. Se poi è fatta al Re…
Il ministro delle comunicazioni afferma: “Abbiamo spiegato loro quanto la popolazione thailandese si senta offesa da (quelle) immagini, ma loro ci hanno risposto che sul sito ci sono video e immagini del presidente americano Bush molto più ridicole e che non le hanno eliminate“, aveva spiegato il ministro.
“Non credo che a loro interessi (sapere) come ci sentiamo. La Thailandia per loro è soltanto un mercato di modeste dimensioni”, ha detto Sitthichai, che ieri ha ordinato l’oscuramento del sito di YouTube in Thailandia fino a quando Google che ne è il proprietario, non avesse eliminato il filmato.
Fonte: Lastampa
Grassetti miei
Il Monarca della Thailandia non è paragonabile a Bush in nessun modo (ma dai! …forse hanno bisogno di un esperto in multiculturalismo). E non è paragonabile neanche al Papa in Italia.
La venerazione che i Thailandesi hanno per il proprio Re supera di gran lunga qualsiasi paragone con qualsiasi essere umano vivente attualmente.
I Thai venerano il Re come se fosse una divinità. I suoi 60 anni di Monarchia rappresentano il Re più longevolo al mondo.
In tutte le case Thai c’è un’immagine del Re. Basta accendere la TV Thai per vedere loghi, pubblicità, persone con il braccialetto, spazi dedicati al Re. E’ Ovunque.
Venerdì e Lunedì tutti indossano la maglietta del Re.
Il Re è così amato e rispettato nella Thailandia che quando ci fu la rivoluzione degli Universitari contro la polizia corrotta, l’unico modo per fermare i ragazzi fu mettere una Gigantografia del Re davanti alla centrale a Bangkok.
Sul Re non si scherza. E chi va in Thailandia lo sa. Ultimamente uno svizzero si è beccato 10 anni per aver distrutto con il pennello un’immagine grande del Re.
Quindi….equivale davvero ad andare nel Vaticano con una maglietta che rappresenta il Papa in “attività sessuali”.
La censura
E’ inutile che ci scandalizziamo, la censura esiste in tutti i paesi e si applica in modo diverso.
E’ inutile. In Thailandia hanno un modo di fare che ci dovrebbe insegnare qualcosa: Le Leggi si Rispettano, non come in Italia.
E ognuno ha le sue leggi.
Ognuno ha la sua cultura.
A casa mia, in Italia, entro con le scarpe.
A casa mia, in Thailandia, entro scalzo.
In Italia, se si spaccia la Droga, è capace che stai in galera pochi mesi o niente. In Thailandia, se spacci la droga, minimo 20 anni fino alla pena di morte (usata davvero poco). Non esiste che sconti meno di 20 anni.
Sono leggi e prima di andare in un paese le devi conoscere.La cultura va rispettata.
Detto questo, quelle immagini offendono un Regno Intero, ogni singolo cittadino (non una parte politica o religiosa).
Perchè mai dovremmo offendere l’amore di Regno Intero?
L’espressione del proprio pensiero finisce quando cessa il rispetto ed inizia l’offesa. E dovremmo imparare a rispettare chi è diverso da noi.
In Italia sta passando una legge: Negare Shoah Reato!
In molti paesi europei e civili ci sono reati d’opinione (Francia, Austria, Germania)."